Covid, le "Mascherine tricolori" siciliane e i migranti - QdS

Covid, le “Mascherine tricolori” siciliane e i migranti

redazione web

Covid, le “Mascherine tricolori” siciliane e i migranti

domenica 21 Marzo 2021

In Sicilia il movimento dell'ultradestra sostiene che senza i "clandestini" l'Isola sarebbe zona bianca. Ieri nuovi scontri a Torino tra negazionisti e Polizia. Le bombe carta di ottobre a Catania

“Senza, la Sicilia sarebbe in zona bianca. Stiamo parlando del numero di contagiati presenti tra i clandestini che quotidianamente sbarcano lungo le coste siciliane e nelle isole minori e che pesano sui numeri che determinano il colore, e dunque divieti e restrizioni, del territorio regionale”.

Lo afferma, in un comunicato inviato ai giornali dedicato a “un volantino in diffusione in questi giorni nelle principali città dell’Isola”, il movimento dell’ultradestra che si definisce “le Mascherine tricolori”.

Nuovi scontri con i negazionisti

Mentre riprendono in Italia le manifestazioni violente di no vax e no mask – ieri a Torino, presenti esponenti dell’estrema destra e anarchici, un poliziotto è rimasto ferito negli sconti e quaranta persone sono state denunciate – e altre sono state annunciate per i prossimi giorni, c’è chi cerca di far salire il livello di odio puntando sul razzismo e creando un capro espiatorio da utilizzare a fini politici.

Nel volantino, infatti, si da ai migranti la colpa della “diffusione del virus, per la quale tanti settori economici sono in ginocchio, senza contare le pesanti e inaccettabili limitazioni delle libertà personali”.

Tutta colpa degli “invasori”, insomma, come ha sostenuto in passato anche il capo della Lega Matteo Salvini, per il quale ieri la Procura della Repubblica di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio per la vicenda Open Arms.

Dati lontani da quelli ufficiali

Diffondendo dati che non corrispondono affatto a quelli ufficiali – si afferma tra l’altro che, uno su cinque dei migranti in quarantena sarebbe positivo e che il dato sarebbe “taciuto dai media” – le “Mascherine tricolori Sicilia” giungono alla singolare conclusione che l’Isola “è arancione a causa della presenza dell’alto numero di positivi nei centri d’accoglienza e nelle navi quarantena”.

“Questo perché – continua il comunicato – per il business dell’accoglienza non esistono eventi pandemici e i confini restano aperti, mentre ai siciliani è impedito di muoversi e lavorare”.

Le bombe carta di Catania

Il meccanismo è il medesimo con cui, alla fine di ottobre del 2020, elementi di estrema destra si infiltrarono nelle manifestazioni pacifiche organizzatee dai ristoratori contro il coprifuoco deciso dal Governatore Musumeci, che si svolsero a Palermo e a Catania.

Nella città etnea, dove ai ristoratori si unì una folla formata da esponenti dell’ultradestra, negazionisti, cantanti neomelodici, ultras calcistici, sconosciuti vestiti di nero fecero scoppiare due bombe carta vicino la Prefettura.

La presa di distanza dei ristoratori

In entrambi i casi gli esercenti presero immediatamente le distanze dai facinorosi, a Palermo ritirandosi in un angolo della piazza Indipendenza mentre i neofascisti fronteggiavano le Forze dell’Ordine in assetto antisommossa insultando loro e giornalisti e operatori “servi del potere” e reiterando quanto affermato a Napoli a proposito della “dittatura sanitaria” e parlando di “rivoluzione”.

Ci fu anche l’aggressione verbale a una troupe della Rai: “terroristi, criminali, sono mesi che ci terrorizzate con il Covid” e altri insulti.

Il “terrorismo dei media”

Lo stesso messaggio sul “terrorismo dei media”, aveva riferito la giornalista Raffaella Cosentino, era stato “urlato poco prima al megafono da Massimo Ursino di Forza Nuova”.

Quest’ultimo qualche giorno prima aveva firmato – insieme al segretario nazionale di Forza Nuova, Roberto Fiore, al vice segretario Giuseppe Provenzale e al catanese Giuseppe Bonanno Conti -, un appello al presidente Musumeci in cui, plaudendo a quanto avvenuto a Napoli, si parlava di “pesanti restrizioni che, non risolvendo positivamente l’emergenza sanitaria, mettono in ginocchio troppe attività produttive”.

I disordini dell’ottobre scorso

Proprio a Napoli era stata accesa, alla fine di ottobre del 2020, la miccia della protesta, dopo la “chiamata alle armi” del segretario di Forza Nuova Roberto Fiore e un comunicato in cui si parlava di “dittatura sanitaria” da spezzare con la “rivoluzione”.

Nella città partenopea ai disordini avevano preso parte centinaia di persone – un mix di malavitosi dello spaccio in connubio con galassia antagonista e ultrà del calcio – che avevano vandalizzato la città, con atti di guerriglia urbana e assalti alle Forze dell’Ordine definiti “criminali” dal Questore.

Azioni violente e feriti

Numerose azioni violente erano state poi compiute anche a Roma, con una decina tra arrestati e denunciati da parte della Procura per le azioni di guerriglia urbana, che provocarono sette feriti tra i poliziotti, verificatisi nella piazza del Popolo, dove c’erano pregiudicati di Forza Nuova.

La regia di elementi dell’estrema destra ci sarebbe stata, secondo gli investigatori, anche per i disordini di Torino, per il tam tam social nel quale si esortava a fare come a Napoli dando appuntamento a chi si oppone al “coprifuoco” e alla “dittatura”.

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