Sanità

Covid, rallentano vaccini, in Italia stop alle prime dosi

La buona notizia è che il colosso farmaceutico americano Pfizer ha annunciato che la situazione tornerà normale in febbraio, ma per il momento, in Italia, le somministrazioni della prima dose sono state sospese in diverse strutture e le campagne vaccinali sono ferme in alcuni ospedali e Rsa, dove al momento non è possibile garantire iniezioni per il richiamo.

Il Piano vaccini in Italia ha insomma subito un freno dopo la riduzione nella distribuzione del farmaco Pfizer-Biontech, che, nell’ultimo lotto destinato al nostro Paese, è stato ridimensionato nel numero di circa il trenta per cento.

Il colosso statunitense, come detto, ha garantito il recupero del gap entro il quindici febbraio e ha annunciato già dalla prossima settimana un graduale ritorno alla normalità.

A quanto pare i ritardi sono stati dovuti alla differenza – riscontrata dall’Agenzia europea per i medicinali – nei lotti del vaccino utilizzati negli studi clinici e nei lotti per la commercializzazione: in fase di produzione e nelle primissime partite di prova la quantità di mRna integro alla base del vaccino era ridotta e la molecola si era degradata.

Per ora il Governo ha attivato l’Avvocatura dello Stato, per valutare le responsabilità della casa farmaceutica e le azioni da intraprendere. Ma gli appelli lanciati alla Commissione Europea affinché vengano rispettati gli impegni presi, potrebbero essere messi in discussione dal fatto che tutti gli accordi sulle consegne delle dosi di vaccino vengono prese tra l’azienda farmaceutica e ciascuno Stato membro.

A limitare il problema delle carenze potrebbe essere una nuova disposizione sul riequilibrio nella distribuzione per le Regioni più svantaggiate dagli ammanchi, decisi unilateralmente dalla casa farmaceutica.

Nuovi provvedimenti emergono anche nella nuova bozza sul piano pandemico, che per i vaccini prevede “criteri trasparenti, motivati e ragionevoli” affinché siano rispettati “principi etici e costituzionali di uguaglianza ed equità”.

Nel documento cambia – e si alleggerisce – il passaggio relativo alla cura dei pazienti in caso di scarsità di risorse, secondo cui il medico, “agendo in scienza e coscienza, valuta caso per caso”. Viene inoltre esteso l’uso di mascherine e distanziamento a qualsiasi influenza pandemica.

La macchina delle consegne intanto ha ultimato un nuovo step.

L’ultimo stock di Pfizer, privo del 29% delle quantità previste dal contratto, è stato assegnato definitivamente in queste ore. E salvo ulteriori dietrofront, il nuovo carico di altre 465.660 dosi comincerà ad arrivare da lunedì prossimo – dunque all’incirca quanto previsto – ma solo nel prossimo mese arriveranno le quantità di fiale ancora mancanti dalla lista delle bolle di accompagnamento.

Nei prossimi giorni è atteso anche un nuovo lotto di Moderna, con 66mila dosi. Il tutto in attesa che il 29 gennaio l’Ema si esprima sull’autorizzazione in commercio di AstraZeneca, per il quale sono già pronte milioni di dosi da destinare all’Italia.

Ma l’inceppamento della macchina è un rischio concreto.