L'ha detto Alberto Zangrillo, ospite di Un Giorno da Pecora a Rai Radio 1. Si schiera anche contro la proposta di Andrea Crisanti sulla geolocalizzazione dei pazienti attraverso un chip.
Le mascherine all’esterno? “Per me non hanno alcun
senso. Negli ultimi giorni ho scosso la testa quando mi è capitato di
incontrare persone che in mezzo al bosco, su di un sentiero lungo un fiume,
avvicinandosi a me mettevano la mascherina, terrorizzate, perché arrivava
‘l’untore’.
Questo è un modo di vivere che non ci porta la
consapevolezza dell’obiettività e dell’informazione corretta. Senza la quale
saremmo tutti un popolo di beoti che crede a chi la spara più grossa”. Lo
dice a Rai Radio1, ospite di Un Giorno da Pecora, il professor Alberto
Zangrillo.
“Dobbiamo tornare gradualmente alla normalità,
altrimenti siamo in una situazione in cui qualcuno, che si sente autorizzato
dalla sua presunta autorevolezza di medico, può proporre che noi attraverso un
chip si venga sorvegliati e registrati. Questo non è un modo di vivere”.
E’ Andrea Crisanti ad aver proposto questa sorta di geolocalizzazione.
“Chiunque l’abbia proposta per me questa è qualcosa di
assolutamente indegno e indecoroso per un paese civile”. Visti gli attriti
dei scorsi mesi, se dovesse fare un gesto di pace andrebbe a cena più col
professor Crisanti o con Massimo Galli? “Queste cose le riservo agli amici
che non ho potuto frequentare – ha detto Zangrillo a Un Giorno da Pecora – e
sicuramente non a persone che mi è capitato di incrociare ma che non avrei mai
conosciuto nella mia vita per altri motivi”.