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Coronavirus, migranti in quarantena sulle navi, i dubbi del Garante

ROMA – “La realizzazione delle misure di quarantena in luoghi straordinari ed eccezionali non può comportare una situazione di ‘limbo’: le persone migranti sono sotto la giurisdizione dello Stato italiano ai fini delle misure sanitarie loro imposte, ma al contempo non hanno la possibilità, e per un periodo di tempo non indifferente, di esercitare i diritti che il nostro Paese riconosce e tutela”.

È quanto ha evidenziato il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale riferendosi alla situazione della quarantena dei migranti.

“Tale speciale procedura – ha aggiunto il Garante – ha trovato la sua prima, e per il momento unica, applicazione nei confronti dei migranti soccorsi dalle imbarcazioni ‘Alan Kurdi’ e ‘Aita Mari’, trasferiti, rispettivamente il 17 e il 19 aprile a bordo della nave ‘Raffaele Rubattino’ della Compagnia italiana Tirrenia che rimarrà ancorata a un miglio al largo dal porto di Palermo per tutta la durata del periodo di quarantena. Ma l’esperienza della nave ‘Rubattino’ non sembrerebbe destinata a rimanere un caso isolato giacché il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti il 19 aprile ha avviato una procedura per il servizio di noleggio di unità navali da adibire all’assistenza e alla sorveglianza sanitaria dei migranti soccorsi in mare o giunti sul territorio nazionale a seguito di sbarchi autonomi. E comunque i migranti, non possono chiedere asilo, non sono di fatto, e quanto meno temporaneamente, tutelati in quanto vittime di tratta o minori stranieri non accompagnati. Né possono tempestivamente accedere alle procedure per il ricongiungimento familiare ai sensi del Regolamento Dublino, procedure peraltro che hanno una loro intrinseca scadenza. E quindi ovviamente, a queste tutele si aggiunge la garanzia fondamentale di ogni persona privata della libertà di ricevere informazioni chiare ed esaustive sulle ragioni alla base della misura restrittiva. A tale proposito, la titubanza delle Autorità nel fornire informazioni certe relativamente alla destinazione delle persone a bordo della nave non appare rassicurante. Sotto tale profilo l’imposizione di un periodo di quarantena nei confronti di persone per le quali non è al momento possibile indicare una soluzione di accoglienza appare contraddittoria e critica”.

Nei giorni scorsi si è svolta una riunione in videoconferenza con i Garanti delle Regioni, Province, Città metropolitane e Comuni per avere un confronto con il Garante nazionale sulle situazioni di privazione della libertà, con particolare attenzione all’ambito dei migranti nei Centri di permanenza per i rimpatri (Cpr), negli hotspot e nei luoghi di quarantena e alle strutture di tipo sanitario, come le Residenze per le misure di sicurezza (Rems) e le Residenze sanitarie assistenziali (Rsa).

Riguardo ai migranti, la situazione delle presenze nei Cpr rimane grosso modo stabile, con un totale di 240 persone trattenute. I Centri sono generalmente molto al di sotto della capienza effettiva, con solo due eccezioni: i Cpr di Macomer e Gradisca di Isonzo, che sono quasi al completo. Per quanto riguarda gli hotspot si confermano i numeri dei giorni precedenti: 116 persone a Lampedusa, 50 a Pozzallo e 57 a Messina.

Hotspot e altre strutture del territorio siciliano in questo periodo di emergenza sanitaria sono divenuti luoghi temporanei di quarantena per i cittadini stranieri sbarcati sulle coste italiane. Con circolare del 18 marzo 2020 il Capo Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione ha stabilito, infatti, che tutte le persone migranti in ingresso sul territorio italiano siano sottoposte alle misure di sorveglianza sanitaria e di isolamento fiduciario, in linea con quanto previsto in generale dal decreto del ministro delle Infrastrutture e dei trasporti e del ministro della Salute il 17 marzo scorso nei confronti di tutte le persone in entrata in Italia.