Crisi di Governo, le giravolte di Matteo Salvini e la Sicilia - QdS

Crisi di Governo, le giravolte di Matteo Salvini e la Sicilia

Pietro Crisafulli

Crisi di Governo, le giravolte di Matteo Salvini e la Sicilia

martedì 09 Febbraio 2021

L'intuizione del sindaco di Lampedusa sulle politiche migratorie. Il "bispensiero" orwelliano e un personaggio che, passato dal comunismo alla Lega, dal sovranismo all'europeismo, potrebbe diventare… femminista

“A noi va bene che l’immigrazione in Italia sia trattata come è trattata in Francia e in Germania, con le stesse regole. Bisogna coinvolgere l’Europa in quello che non è un problema solo italiano”.

Faceva bene il sindaco di Lampedusa Totò Martello a chiedersi se, putacaso, dopo la svolta europeista, Matteo Salvini avrebbe potuto cambiare idea anche sulla politica dei migranti.

Ma che la cosa si sia puntualmente verificata non deve stupire. Lo aveva già sottoliteato Marco Aime in un suo libro del 2012, “Verdi tribù del Nord. La Lega vista da un antropologo”, spiegando che “La Lega ha fatto propria la pratica di dire un giorno una cosa e smentirla il giorno dopo”.

Per capire perché questa incoerenza non venga colpita dall’elettorato basta ricordare il “1984” di George Orwell e la sua definizione di quel “bispensiero” su cui si reggeva il potere del “Grande Fratello”, consentendo l’adesione costante dei seguaci di fronte a linee politiche mutevoli: “Sapere e non sapere; credere fermamente di dire verità sacrosante mentre si pronunciavano le menzogne più artefatte; ritenere contemporaneamente valide due opinioni che si annullano a vicenda; sapendole contraddittorie fra di loro e tuttavia credendo in entrambe, fare uso della logica contro la logica”.

E Matteo Salvini, a ripercorrere la sua vicenda politica, è stato ed è l’incarnazione del bispensiero: da comunista a ultracattolico, è passato dal frequentare centro sociali come il Leoncavallo a compiere blitz nei campi rom, dal propugnare la legalizzazione della cannabis a osteggiarla, dal “Padania is not Italy” al “Prima gli italiani.

E dopo aver gridato per anni “Forza Etna” è diventato il più convinto sostenitore dell’unificante progetto del Ponte sullo Stretto.

L’ultima, camaleontica, mutazione, è di questi giorni: con l’incarico a Mario Draghi, Salvini è diventato, da sovranista che era, un europeista convinto. E lo strenuo difensore dell’italico suol dall’invasione dei migranti – che gli è costata due autorizzazioni a procedere da parte del Senato – come se nulla fosse ha dichiarato di accettare le regole di un’autorità, l’Europa, che, da Ministro dell’Interno, aveva sempre snobbato, se non osteggiato.

No, nn è nuovo, ai voltafaccia, Salvini.
A Pontida, nel 2016, urlava “Mai più schiavi di Berlusconi”, dal quale si sarebbe fatto mettere in riga all’indomani delle elezioni del 2018.

Per poi correre tra le braccia di Giuseppe Conte.

E adesso Matteo ha una nuova fiamma: Mario Draghi.

Sono in molti in quella Sicilia che ancora, comprensibilmente, diffida della Lega – nonostante Alberto Samonà, rappresentante di quel partito nella Giunta Musumeci non si stia affatto comportando male -, a chiedersi quali altre sorprese abbia in serbo Salvini per la nostra Isola.

Di certo, in questi giorni, le ironie sul suo conto si sprecano: la senatrice sudtirolese Julia Unterberger, ha chiesto l’appoggio del futuro ministro Salvini nel chiedere a Draghi di mettere “la politica di genere al centro dell’agenda”.

“Visto che nell’arco di poche ore è diventato da sovranista un convinto europeista, forse ‘sto giro diventa pure femminista…”.

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