Crisi, SuperMario vede il centrodestra, ora diviso - QdS

Crisi, SuperMario vede il centrodestra, ora diviso

redazione web

Crisi, SuperMario vede il centrodestra, ora diviso

venerdì 05 Febbraio 2021

L'effetto Draghi non ha influenzato soltanto le borse o lo spread, ma ha pesantemente impattato anche sulle forze politiche, in particolare quelle conservatrici, con effetti destabilizzanti. Torna Berlusconi e arriva Grillo

Il cosidetto “effetto Draghi” non ha riguardato soltanto le borse o uno spread sceso a meno di cento, ma ha pesantemente impattato anche sugli equilibri politici del Paese, segno che la mossa di Sergio Mattarella è stata azzeccatissima.

Il premier incaricato, dopo il mandato di formare un nuovo governo, ha iniziato ieri il giro di consultazioni con le forze di maggioranza e opposizione per sondare il terreno e capire il margine entro il quale il nuovo esecutivo, dovesse partire, potrà muoversi.

Se finora sono state ascoltate le forze minori – tutte schierate con l’ex presidente Bce -, oggi si entra nel vivo con gli incontri con i big: Matteo Renzi per Italia viva, Nicola Zingaretti per il Pd, Giorgia Meloni di FdI e soprattutto Forza Italia, con il redivivo Silvio Berlusconi.

L’ex Cavaliere, in Provenza dal settembre scorso, è tornato oggi in Italia con l’intenzione di riprendersi una scena troppo a lungo lasciata a “interpreti” di minor spessore, come Matteo Salvini e Giorgia Meloni.

E a proposito di rappresentanti del mondo dello spettacolo anche Beppe Grillo è arrivato a Roma.
Deve aver cambiato idea da quando aveva detto “mai con Draghi” e, dopo che persino l’ex premier Giuseppe Conte ha aperto al sostegno a un governo guidato dall’ex numero uno della Bce, verrà a perorare questa causa, a condizione che quello di Draghi sia un esecutivo politico, con il M5S che ne indossa qualche maglia.

Centrodestra spaccato, delegazioni divise

Ma, riguardo al calendario delle consultazioni nella giornata di oggi, gli occhi sono puntati sulle divisioni del centrodestra, che non riesce a trovare una linea comune.

Il redivivo Berlusconi è stato chiaro: “Un’antica stima mi lega a Mario Draghi, che fu il nostro governo a nominare Governatore della Banca d’Italia e a indicare, superando le resistenze di alcuni partner europei, alla guida della Bce”.

Arrabbiatissima, Giorgia Meloni ha ribadito: “Ho sempre detto che non avrei votato un governo tecnico e che non sarei mai andata al governo col Pd, perché oggi di questo stiamo parlando. Non metto in discussione la serietà di Draghi, ma la serietà di quelli che stanno andando con lui al governo”.

Ma la posizione più scomoda è quella di Matteo Salvini, che l’ha buttata sul patetico: “Noi a differenza di altri, siamo liberi, non abbiamo a differenza di altri già scelto il sì o il no, prima di andare a parlare con Draghi, e a differenza di altri, dove ci sono correnti, correntine, fuoriusciti e ripensanti, noi ci confrontiamo sulle idee, poi quando si sceglie, la Lega si muove come un sol uomo”.

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