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Da inizio anno spezzate 94 vite di donne, in Italia un femminicidio ogni tre giorni

redazione

Da inizio anno spezzate 94 vite di donne, in Italia un femminicidio ogni tre giorni

giovedì 21 Novembre 2019

Rapporto Eures 2019: nel 2018 oltre 140 vittime, il 40% degli omicidi. Mai così tanti in percentuale. Al Nord la più alta presenza di vittime. Nella maggior parte dei casi il delitto avviene in famiglia

ROMA – Nel 2018 i femminicidi in Italia sono stati 142, uno in più dell’anno precedente: in termini relativi l’anno scorso le vittime femminili hanno raggiunto il valore più alto mai censito in Italia, attestandosi sul 40,3% degli omicidi, a fronte del 35,6% dell’anno precedente. Dal 2000 a oggi le donne uccise in Italia sono state 3.230, di cui 2.355 in ambito familiare e 1.564 per mano del proprio coniuge/partner o ex partner. È quanto emerge dal rapporto Eures 2019 “Femminicidio e violenza di genere”. Nei primi dieci mesi del 2019 sono stati già 94 in Italia i femminicidi, quasi uno ogni tre giorni: 80 sono stati commessi in ambito familiare/affettivo e 60 all’interno di una relazione di coppia.

Il contesto familiare, spiega il dossier, si conferma nel 2018 come il terreno in cui avviene la maggor parte dei femminicidi commessi (+6,3%, da 112 a 119) – dove si consuma l’85,1% degli eventi con vittime femminili – ma anche le vittime femminili della criminalità comune (17 nel 2018 rispetto alle 15 dell’anno precedente); diminuiscono invece gli omicidi maturati negli ambiti “di prossimità” (da 13 nel 2017 a 6 nel 2018 le donne uccise da conoscenti, in ambito lavorativo o di vicinato).

Anche nel 2018 la percentuale più alta dei femminicidi familiari è commessa all’interno della coppia, con 78 vittime pari al 65,6% del totale (+16,4% rispetto alle 67 del 2017): in 59 casi (pari al 75,6%) si è trattato di coppie “unite” (46 tra coniugi o conviventi), mentre 19 vittime (il 24,4% di quelle familiari) sono state uccise da un ex partner.

Il Nord conferma anche nel 2018 la più alta presenza di donne uccise (66, pari al 45% del totale italiano, di cui 56 in famiglia), mentre il 35,2% dei femminicidi si registra al Sud (50 casi, di cui 42 in famiglia) e il 18,3% nelle regioni del Centro (26 casi, di cui 21 in famiglia). A livello regionale, è la Lombardia a registrare anche l’anno scorso il più alto numero di donne uccise (20), seguita dalla Campania (19), dal Piemonte e dal Lazio (rispettivamente 13 e 12). Tra le province si segnala il dato di Caserta, con 9 vittime femminili, affiancata da Roma (9), cui segue la provincia di Monza Brianza (7 vittime nel 2018 contro le 2 del 2017); 4 le vittime a Milano, a fronte delle 10 del 2016 e delle 7 del 2017.

Anche il reato di stalking presenta una crescita costante negli ultimi anni, raggiungendo nel 2018 le 14.871 denunce, con una crescita del 4,4% tra il 2017 e il 2018 e del 19,5% rispetto al 2014. Secondo gli ultimi dati disponibili, le vittime femminili di stalking rappresentano il 76,2% del totale (83% in Trentino Alto Adige), in crescita rispetto al 73,9% del 2017, mentre le vittime straniere si attestano sull’11,6%. Nel 2018 nel Sud si conta quasi il 44,7% delle denunce registrate in Italia, così come l’indice di rischio più alto (32 denunce ogni 100.000 abitanti).

Tra i reati ascrivibili alla violenza di genere sono i maltrattamenti in famiglia a registrare il maggiore incremento nel 2018, attestandosi a 17.453 delitti denunciati, il valore più alto dell’ultimo quinquennio. Anche per questo reato la componente femminile delle vittime risulta elevata, rappresentando nel 2018 l’81,6% del totale (in crescita rispetto all’80% del 2017).

Alta risulta inoltre la percentuale delle vittime femminili straniere, attestandosi nel 2018 sul 23,2% (come nel 2017), presentando tale componente “indici di rischio” indicativamente tre volte superiori a quelli delle donne italiane.

“Molto significativa” la presenza di vittime minori (1.965 in valori assoluti, pari a circa 6 al giorno nel 2018), che rappresentano l’11,1% delle vittime totali, con una crescita del 14% sull’anno precedente.

Il principale movente dei femmincidi familiari si conferma quello della gelosia e del possesso (impropriamente definito “passionale”), riscontrato nel 32,8% dei casi; seguono, con ampi scarti, le liti e i dissapori (16%) e il disagio della vittima (15,1%), cui occorre affiancare il 13,4% dei delitti “spiegati” dal disagio mentale dell’autore.

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