Dall’Università di Berna uno strumento per rintracciare forme di vita nello spazio - QdS

Dall’Università di Berna uno strumento per rintracciare forme di vita nello spazio

redazione

Dall’Università di Berna uno strumento per rintracciare forme di vita nello spazio

venerdì 21 Agosto 2020

L’università di Berna ha sviluppato uno strumento di altissima precisione in grado di rilevare le più piccole tracce di vita sulla superficie di altri corpi celesti del Sistema solare con un dispendio esiguo. Si chiama Origin – come il bestseller di Dan Brown – e interessa anche l’agenzia spaziale statunitense Nasa. “Il vantaggio di questo rispetto ai precedenti rilevatori di vita nello spazio è duplice: da un lato, la sensibilità di misura del dispositivo di Berna supera di molte volte quella dei prodotti concorrenti. D’altra parte, analizza i campioni sul posto, senza che vengano falsificati tramite la preparazione o il trasporto. Degli impulsi laser sono diretti verso la superficie da esaminare, che rilascia così piccole quantità di materiale; e in una seconda fase Origin ne analizza la composizione chimica” ha spiegato Niels Ligterink, del centro dell’ateneo della città federale per la ricerca della vita (Center for space and habitability, Csh)”.

Lo strumento è stato sviluppato da Andreas Riedo nei laboratori di ricerca spaziale e di planetologia dell’Istituto di fisica dell’università di Berna. La ricerca della vita extraterrestre si concentra sugli aminoacidi: il rilevamento contemporaneo di alcuni aminoacidi specifici su superfici di altri pianeti lascia arguire la possibilità di vita, precisa il coautore. Come è avvenuto su Europa, il quarto satellite naturale di Giove, dove sotto la sua crosta ghiacciata è ritenuta possibile la presenza di forme di vita. Origin è uno strumento così nuovo che è dotato di una sensibilità enormemente superiore a quella dei precedenti sistemi di misura spaziali. “Per esempio, la Nasa ci ha invitato a testare il nostro strumento nell’Artico, che è un ambiente di prova ideale in vista di una missione su Europa che sarà lanciata nel 2025”, aggiunge Riedo.

Diversi consorzi spaziali internazionali hanno già manifestato interesse a provare lo spettrometro di massa bernese per le loro future missioni, aggiungono gli autori. Al centro quali oggetti di studio ci sono la lune ghiacciate Europa ed Encelado (Saturno): si ritiene ospitino la vita negli oceani liquidi che dovrebbero trovarsi sotto uno spesso strato di ghiaccio.

Dalle scoperte effettuate con le missioni Cassini e Galileo, questi due satelliti hanno focalizzato la ricerca di vita extraterrestre da parte dei ricercatori. In base alle conoscenze attuali, gli oceani in questione hanno tutti i requisiti necessari non solo per la nascita della vita, ma anche per creare un ambiente in cui la vita può esistere a lungo termine. I rilevatori utilizzati nelle missioni su Marte dagli anni ‘70 in poi sono però di scarso aiuto in questo senso, poiché i concetti sviluppati specificamente per il Pianta Rosso non possono essere facilmente applicati ad altri oggetti del nostro sistema solare, in quanto sono molto diversi, sottolineano gli scienziati bernesi.

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