Dalla Corte dei Conti altra tegola sul governo, la Regione siciliana non sa quanto ha in cassa - QdS

Dalla Corte dei Conti altra tegola sul governo, la Regione siciliana non sa quanto ha in cassa

Patrizia Penna

Dalla Corte dei Conti altra tegola sul governo, la Regione siciliana non sa quanto ha in cassa

venerdì 06 Dicembre 2019

La Corte dei Conti: “Palazzo d’Orléans non produca altro disavanzo, conti in rosso”. I giudici contabili, nella pre-adunanza pubblica alla parifica del rendiconto generale 2018 (attesa il 13/12), lamentano inoltre il buio totale su bilanci partecipate e contenzioso

Per la Procura della Corte dei conti la Regione non avrebbe la piena contezza della propria cassa.

È un fatto di inaudita gravità quello emerso ieri nella pre-adunanza pubblica alla parifica del rendiconto del 2018 della Regione alla quale per la Regione ha partecipato il ragioniere generale Giovanni Bologna.

A fine dell’anno scorso, secondo il rendiconto all’esame dei giudici per la parifica, nelle casse regionali ci sarebbero stati 314 milioni, ma i magistrati, che segnalano comunque una riduzione dell’ammontare di ben il 70% rispetto all’anno precedente, prefigurano uno scenario ben più drastico: la cassa sarebbe in negativo se si considerano i vecchi debiti di tesoreria non ancora pagati.

La parifica ufficiale del rendiconto generale del 2018 è attesa per il 13 dicembre ma se questi sono i presupposti, gli scenari per l’immediato futuro sono tutt’altro che scontati.

La Corte ha sottolineato che il risultato di cassa, al netto dei pignoramenti, è risultato pari a 124 milioni di euro. In realtà, secondo i magistrati, la cassa avrebbe chiuso in rosso poiché vanno computati anche i vecchi debiti di tesoreria non pagati pari a 234 milioni di euro. Il saldo, dunque, sarebbe negativo: – 110 milioni di euro.

Il saldo di cassa vincolata a valere sui fondi regionali sarebbe negativo per oltre sei miliardi di euro e questo sulla base di quanto ricostruito dalla Corte dei conti, che non è riuscita ad avere dalla Regione le informazioni che aveva richiesto.

I magistrati hanno sottolineato che “a più riprese questa sezione ha tentato di ottenere riscontro da parte amministrazione sulla quantificazione dei fondi regionali, non ottenendo alcuna risposta”. “Abbiamo dovuto operare una ricostruzione con i dati ufficiali in nostro possesso e si è pervenuti a una quantificazione di un saldo in cassa da fondi regionali negativo pari a sei miliardi e cinque milioni – hanno evidenziato i magistrati contabili – A fronte di questo corrisponde un saldo di cassa dei fondi vincolati da ricostituire abbastanza consistente”.

La Procura della Corte dei conti ha ribadito poi le sue perplessità sui fondi vincolati iscritti nel rendiconto per il 2018 dalla Regione: i magistrati contabili nella pre-adunanza alla parifica del rendiconto contestano i numeri che riguardano il fondo per i crediti di indubbia esigibilità, il fondo per le società partecipate e quello per il contenzioso. I magistrati contabili accusano inoltre la Regione di non avere prodotto i bilanci di nessuna delle società partecipate e di non avere contezza del contenzioso poiché non esiste non banca dati.

A proposito di fondi vincolati, quantificati in tre miliardi di euro, il rischio paventato è che il governo Musumeci non possa utilizzarli in presenza del disavanzo sui conti pubblici e che dunque, in base alla norma vigente, si possa appesantire ulteriormente la situazione finanziaria in vista della prossima manovra di bilancio.

Parecchio disavanzo da recuperare, la Regione non ne produca ancora
Il “monito” di Maria Rachele Aronica, procuratore della Corte dei Conti.
Ad oggi il governo guidato da Musumeci non ha acceso altri mutui
“C’è da recuperare parecchio disavanzo, una buona parte secondo me già va recuperata sul bilancio di quest’anno. Spero che la Regione non produca ulteriori disavanzi”.

Con queste parole, il procuratore della Corte dei conti, Maria Rachele Aronica, ha concluso il suo intervento nella pre-adunanza pubblica della Corte dei conti sul rendiconto della Regione per il 2018 la cui parifica è prevista il 13 dicembre.

Parole che suonano quasi come un monito per il futuro e che sono destinati a condizionare pesantemente le scelte che il governo regionale guidato da Musumeci opererà nell’immediato.

Su governo e Parlamento, infatti, incombe la sessione di bilancio e, visti i presupposti, per la finanziaria 2020 i margini di manovra appaiono limitatissimi.

Sulla “speranza” nutrita dal procuratore Aronica che la Regione non produca ulteriori disavanzi, c’è da riconoscere all’esecutivo guidato da Nello Musumeci il merito di non aver acceso ad oggi altri mutui. Il fatto di non aver creato altri debiti è già di per sé una buona notizia.

La Regione, inoltre, ha onorato una parte, seppure ridottissima, del suo debito, pagando rate dei mutui per 116,4 milioni, portando così sotto i cinque miliardi il debito (mutui) direttamente a carico della Regione.

Le buone notizie, però, si fermano qui. La strada per il risanamento è lunga e tutta in salita.

La promessa di Bologna: “Faremo chiarezza”
Il Ragioniere generale risponde alla Corte dei Conti

Regione, i soldi sono finiti.
Il Ragioniere generale, Giovanni Bologna, era stato chiaro: “Via libera – aveva detto a settembre durante la polemica che infuriava attorno al Collegato-bis senza copertura finanziaria – solo a norme che non prevedono impegni di spesa”. L’annuncio “ufficiale” del blocco della spesa è arrivato poco dopo nel corso di una conferenza stampa convocata appositamente per comunicare che “non ci sono i soldi per nuove leggi di spesa”.
Chiudere i rubinetti, però, non è stato sufficiente a mettere al sicuro i conti della Regione, su cui gravano le conseguenze di una gestione dissennata perpetrata per decenni.

Sui rilievi della magistratura contabile, il ragioniere generale, Giovanni Bologna, ha impegnato l’Amministrazione regionale a fare chiarezza. “Questo aspetto rimarrà come ultima grande questione da affrontare, oltre a quelle che ci auguriamo di avere risolto o in corso di soluzione – ha replicato Bologna – Sulla cassa al di là del dato normativo e della obbligatorietà o meno della tenuta della cassa vincolata, sono convinto che una amministrazione debba avere sotto controllo tutte le voci che la riguardano per evitare che poi la mancata conoscenza esatta dei vincoli di cassa possa comportare una richiesta di restituzione di somme. è un punto che certamente sarà all’attenzione della ragioneria e di tutta la Regione. Speriamo di avere i primi effetti positivi in termini almeno di conoscenza nel 2019”.

Debito “monstre” da 15 miliardi
La consistenza del debito al 31 dicembre 2016 – scriveva il governo Musumeci al momento del suo insediamento a dicembre 2017 – come risulta dal Rendiconto 2016, era pari a 8.035 milioni di euro, corrispondente al 53,7% del totale delle passività”.
“Tale indebitamento – veniva scritto – è formato per 5.468 milioni da mutui e finanziamenti, e per la rimanente parte da anticipazioni di liquidità, prestiti che lo Stato ha concesso alla Regione”.
Ma il “rosso” della Regione ha proporzioni molto più ampie perché se, come scrive il governo, gli otto miliardi rappresentano solo il 53,7% delle passività, l’indebitamento complessivo oscillerebbe intorno ai 15 miliardi di euro.
Una cifra enorme destinata a gravare sugli incolpevoli cittadini siciliani.

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