Dati Covid falsi Sicilia, anche i ricoveri venivano "aggiustati" - QdS

Dati Covid falsi Sicilia, anche i ricoveri venivano “aggiustati”

Luigi Ansaloni

Dati Covid falsi Sicilia, anche i ricoveri venivano “aggiustati”

martedì 30 Marzo 2021

Anche questi dati, secondo gli investigatori, erano quantomeno “aggiustati”, o per usare un termine utilizzato spesso dagli inquirenti in riferimento all’operazione odierna, “elastici”

E alla fine nemmeno i dati dei ricoveri erano sempre veri, nella Sicilia alle prese con l’epidemia di coronavirus.

Anche questi, secondo gli investigatori, quantomeno “aggiustati”, o per usare un termine utilizzato spesso dagli inquirenti in riferimento all’operazione odierna, “elastici”.

“Vediamo, semmai stringiamo na picca, vediamo, va”, diceva l’ormai ex assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza (indagato) alla dirigente Letizia Di Liberti (ai domiciliari) il 27 dicembre nel 2020, nel corso di una conversazione telefonica.

Si legge nelle intercettazioni: “L’assessore era stato informato dalla collaboratrice, attraverso una serie di telefonate, che i ricoveri odierni erano complessivamente + 40, per cui “non sa, cosa fare, in quanto i dimessi erano solamente 13”. Razza, avendo concordato che i dati erano troppi, prima di chiudere la conversazione telefonica le dice testualmente “vediamo … semmai, stringiamo na picca … vediamo … va …”.

Le intercettazioni della procura di Trapani, racchiuse nelle 248 pagine firmate dal giudice alle indagini preliminari Caterina Brignone e che hanno sconvolto la sanità siciliana, mettono nero su bianco una situazione al di là della linea percepita dai cittadini.

I dati sui ricoveri, poi, sono particolarmente gravi e delicati. Da inizio emergenza, infatti, è stato più volte sottolineato che il vero problema del Covid era quello di mandare in tilt i reparti d’ospedali.

Dunque, cercare di “aggiustare” anche quel dato (che, ricordiamolo, è uno dei 21 che decideva l’Rt della Regione e di conseguenza il colore), è grave almeno quanto quello sui tamponi e persino sulle vittime. 

Il 3 gennaio 2021, si legge sempre dalle carte dell’inchiesta, “la Di Liberti comunica a Razza che la piattaforma GECOS non è aggiornata ma che può, comunque, inserire il dato di 184 da GECOS (ndr. ricoveri in terapia intensiva) che è alto per i ricoveri. L’assessore, avendo appreso il dato, le risponde che, in particolare su Palermo, il valore è molto alto ma, tuttavia, la stessa Dirigente Generale gli conferma di aver chiamato l’Ospedale Civico e di averli verificati uno per uno e che, peraltro, stavano terminando i posti letto liberi”.

“Nel corso della conversazione la Di Liberti gli riferiva che, seppur i dati odierni, riferiti ai nuovi ricoveri erano 56, ha ritenuto opportuno tener conto del dato più basso tra la piattaforma GECOS e quanto comunicato arrivando al dato di 47 nuovi ricoveri (dato ritenuto più favorevole) in quanto i dati reali erano molto più alti per cui si è limitata a fare in modo che, almeno i ricoveri, risultassero 47 anziché 56. L’assessore Razza pur apprendendo un dato difforme dei ricoveri non fa alcun commento sulla loro alterazione“, conclude poi il passaggio dell’inchiesta.

Gli inquirenti chiamano tutto questo “l’adeguamento” dei dati numerici alla curva del contagio.

“In particolar modo emerge da alcune conversazioni – si legge -. che il rapporto percentuale derivante dai nuovi soggetti contagiati con il numero di tamponi eseguiti, viene artificiosamente modificato in modo da mantenere il valore, tra tamponi effettuati e numero di soggetti positivi, al di sotto della soglia percentuale che nel tempo è variata dal 15% al 10%”.

Secondo il gip, dunque, “si presume che tale manipolazione dei dati venga effettuata per incidere sull’indice RT tenuto conto anche degli altri dati regionali, tra i quali il numero di decessi, i ricoveri ospedalieri ordinari ed in Terapia Intensiva”.

Il giudizio degli investigatori è durissimo: “Una “gestione preordinata dei dati, che emerge in modo esplicito in diverse conversazioni captate,” finalizzata al “contenimento matematico” dei contagi da Covid-19 nella popolazione siciliana, verosimilmente è rivolta ad evitare e/o ritardare il passaggio della Regione Sicilia in “zona rossa”, con le derivanti ripercussioni sia di immagine mediatica che di conseguenze economiche per gli operatori commerciali. S

eppur quest’ultimo aspetto “non viene mai esplicitamente dichiarato nelle conversazioni intercettate”.

In conclusione “L’analisi dei dati pandemici comunicati al Ministero della Salute, con quelli estrapolati dalle conversazioni telefoniche intercettate, di seguito riportate, ha fatto rilevare una evidente “difformità”, a tal punto da far presumere che sia stato indotto in errore sia il Ministero sia l’Istituto Superiore di Sanità nell’adozione delle adeguate misure di contenimento, della diffusione del virus Sars CoV-2, da adottare nel territorio siciliano”.

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