Dl Semplificazione, Corte dei Conti, per anticorruzione è vulnus - QdS

Dl Semplificazione, Corte dei Conti, per anticorruzione è vulnus

redazione

Dl Semplificazione, Corte dei Conti, per anticorruzione è vulnus

mercoledì 29 Luglio 2020

Il presidente Angelo Buscema audito dalle commissioni Affari Costituzionali e Lavori Pubblici in Senato. “Non giova alla chiarezza del quadro normativo, piuttosto, lo complica”

ROMA – La Corte dei Conti apprezza le finalità della normativa in materia di contratti contenuta nel Dl Semplificazioni a fronte delle “particolari difficoltà del momento storico nel quale questa è maturata”.
Ma questa presenta alcune “criticità” a cominciare dal rischio di una complicazione del quadro normativo, di conseguenze negative sulla concorrenza e di un vulnus nella lotta alla corruzione. A evidenziarlo è il presidente della Corte dei Conti, Angelo Buscema, ascoltato dalle commissioni Affari Costituzionali e Lavori Pubblici del Senato.

“In primo luogo, deve evidenziarsi come la natura temporanea di talune norme non giovi alla maggior chiarezza del quadro normativo che, al contrario, ne esce ancor più complicato venendosi necessariamente ad innestare, all’interno di una regolamentazione tra le più complesse del nostro ordinamento, complicate questioni di diritto intertemporale. Allo stesso modo, non si possono ignorare le possibili conseguenze negative sulla concorrenza che potrebbero derivare da una simile attenuazione delle regole sulle procedure di gara che, oltre a risultare non coerente con la normativa dell’Unione europea in materia, potrebbe recare un grave vulnus alla lotta alla corruzione”, sottolinea Buscema.

Inoltre, “si evidenzia come l’introduzione di nuove previsioni di responsabilità erariale (artt. 4 e 6) riferite a condotte sia omissive (art. 4) che commissive (art. 6) mal si concili – dice Buscema – con le disposizioni del medesimo decreto tendenti all’eliminazione temporanea della medesima responsabilità per fatti commessi con colpa grave (ma non anche per condotte omissive anch’esse gravemente colpose). Tale contrasto normativo, peraltro, rende evidente come l’introduzione di nuove disposizioni si appalesa monca in assenza della contestuale introduzione di una sanzione che non solo rende la norma perfetta sul piano sistemico ma, al contempo, assicura sia l’effetto deterrente sulle condotte devianti sia l’effetto conformativo sul comportamento dei dirigenti seri e capaci”.

L’ottimismo delle Province: “Pronti ad aprire i cantieri”

“Le norme di semplificazione degli appalti pubblici insieme alle risorse del Recovery Fund devono essere per il Paese l’occasione per rilanciare gli investimenti a partire dai territori. Le Province si candidano ad essere protagoniste del rilancio con un Piano delle Opere pubbliche di modernizzazione e messa in sicurezza dei 130 mila chilometri di rete viaria provinciale e dei 7.400 edifici delle scuole secondarie superiori che deve essere finanziato con parte del Recovery Fund”. Lo ha detto il responsabile infrastrutture dell’Upi, Vittorio Poma, presidente della Provincia di Pavia, intervenendo in audizione al Senato sul decreto Semplificazioni.

Sulla norma, ha aggiunto, “come Upi esprimiamo un parere positivo, chiedendo però al Senato di introdurre alcune modifiche che riteniamo essenziali. A partire dalla durata delle norme di deroga e semplificazione, che viene definita per soli 12 mesi: un orizzonte troppo ristretto, soprattutto alla luce delle nuove risorse garantite dal Recovery fund, per cui serve arrivare almeno al 31 dicembre 2022. Occorre poi intervenire – ha sottolineato ancora l’esponente delle Province – sulla mancata qualificazione e valorizzazione delle Stazioni Uniche appaltanti provinciali e metropolitane e rafforzare le strutture e del personale delle Province e delle Città metropolitane per consolidare questi enti nel ruolo di istituzioni della progettazione, programmazione e realizzazione degli investimenti, anche a supporto delle altre istituzioni nazionali e locali”.

Secondo Poma “c’è poi la necessità di estendere anche alle piccole opere, quelle sotto soglia, la possibilità di accedere al fondo per le maggiori spese causate dall’emergenza Covid, considerato che le norme per la sicurezza dei cantieri hanno portato all’aumento della spesa per ogni opera, che possiamo indicativamente individuare in un range tra il 20% e il 30% in più. Queste spese devono essere coperte, o riducono il totale già scarso a disposizione degli enti per gli investimenti”.
“Nonostante i bilanci fragili e la carenza di personale – ha concluso il rappresentante Upil le Province stanno continuando a consolidarsi nel loro ruolo di istituzione per gli investimenti locali”.

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