Denise Pipitone, ipotesi shock coinvolgimento famiglia Pulizzi, i testimoni - QdS

Denise Pipitone, ipotesi shock coinvolgimento famiglia Pulizzi, i testimoni

Ivana Zimbone

Denise Pipitone, ipotesi shock coinvolgimento famiglia Pulizzi, i testimoni

giovedì 27 Maggio 2021

Ancora novità nelle indagini sulla scomparsa di Denise Pipitone. La posizione di Anna Corona, attualmente indagata, si complica. Così come quella di Giuseppe Della Chiave e della famiglia Pulizzi.

La “Denise” ecuadoregna, che le ultime segnalazioni avevano fatto passare per Denise Pipitone, in realtà si chiama Maria Grazia, vive in Brasile e ha 29 anni. Ma sembra aggravarsi il quadro indiziario a carico di Anna Corona, attualmente inadagata per la scomparsa della piccola Denise, avvenuto a Mazara Del Vallo il 1° settembre del 2004. E si profila l’ipotesi shock di un coinvolgimento di una seconda famiglia, quella di Pietro Pulizzi, padre naturale della bambina.

Si chiude dunque la pista dell’Ecuador, ma se ne aprono altre più inquietanti. Questa sera, durante la trasmissione televisiva Chi l’ha visto?, sono stati resi noti ulteriori sviluppi dell’inchiesta. Il racconto del presunto testimone oculare sembra aver trovato dei riscontri. Si tenta di chiarire il possibile ruolo di Jessica Pulizzi che, assolta fino in Cassazione per insufficienza di prove, non potrà più essere processata per sequestro di persona. E anche quello di Giuseppe Della Chiave, fidanzato di un’amica di Anna Corona. Da altre fonti emerge persino il nome di un collaboratore di giustizia che potrebbe sapere più di quello che ha raccontato e che sarebbe parente di Pietro Pulizzi e di Della Chiave.

ANNA CORONA, IL SUO ALIBI VACILLA

Anna Corona ha sempre dichiarato di avere un alibi di ferro. Nell’ora del rapimento di Denise Pipitone si sarebbe trovata nell’hotel in cui lavorava. A testimoniarlo le sua firma nel foglio delle presenze, che la ritrarrebbe sul luogo di lavoro fino alle ore 15.30.

Ma nessuno l’avrebbe vista in struttura dopo le ore 12, a conclusione del pranzo. Tranne la sua collega Francesca, che però ha ritrattato più volte le sue dichiarazioni. Inizialmente non aveva infatti riferito né la presunta visita in struttura delle figlie della Corona, Alice e Jessica, né di aver inserito di suo pugno – al posto della collega – l’orario di uscita sul foglio delle presenze.

Quest’elemento a carico di Anna Corona va ad aggiungersi agli altri già sospetti: le intercettazioni nel commissariato di polizia; il suo rapporto confidenziale con i militari e l’amicizia indiretta con il commissario capo; le intercettazioni telefoniche; le intercettazioni ambientali degli “strani” dialoghi con la figlia; il trattamento di “favore” riservato dalle forze dell’ordine alla famiglia Corona, che ha visto proteggere in alcuni casi il fratello della signora, Claudio Corona.

LA CONFERMA DEI LUOGHI INDICATI DA BATTISTA DELLA CHIAVE

Giuseppe Della Chiave, allora fidanzato di Loredana Genna – amica di Anna Corona -, potrebbe aver avuto un ruolo cruciale nel rapimento di Denise Pipitone.
Ad averlo raccontato, 9 anni dopo la scomparsa della bambina, lo zio sordomuto, Battista Della Chiave. L’uomo è ormai deceduto, ma la sua testimonianza è stata cristallizzata dalle immagini video registrate dai militari e dall’avvocato di Piera Maggio, mamma di Denise.

Grazie alle ultime traduzioni del racconto di questo presunto testimone oculare, si è potuto riscontrare l’esattezza degli elementi spazio-temporali: secondo l’anziano, nel famoso magazzino di via Rieti sarebbe arrivata Denise spaventata, spossata, affamata, in lacrime. Il nipote Giuseppe avrebbe effettuato delle telefonate dall’utenza del magazzino – che trovano riscontro anche nei tabulati telefonici, che individuano un contatto con l’utenza della madre di Anna Corona, Antonietta Lo Cicero – per poi consegnare la piccola a un ragazzo di 25 anni con i capelli ricci e la carnagione scura.

Quest’ultimo, a bordo di uno scooter, si sarebbe diretto verso il mare assieme alla bambina. Oltrepassato un cavalcavia dotato di arco, nei cui pressi si trovano un faro e una grata, l’avrebbe nascosta dentro una barca a remi che si sarebbe poi allontanata velocemente. Il motorino, invece, sarebbe stato gettato in acqua.
Gli ultimi accertamenti confermano l’esistenza di questi luoghi e ora si vedrà se la Procura intenderà procedere con le ricerche di questo famigerato scooter.

GIUSEPPE DELLA CHIAVE, LE SUE DICHIARAZIONI VENGONO DISCONFERMATE DAI COLLEGHI

Giuseppe Della Chiave, dal suo canto, si è sempre dichiarato totalmente estraneo ai fatti. Al pari dei suoi familiari, ha detto che lo zio avrebbe avuto un deficit cognitivo tale da non riuscire a comprendere e a comunicare in maniera attendibile. Conclusioni non condivise nemmeno dalla Cassazione che ha dovuto assolvere Jessica Pulizzi per insufficienza di prove.

Ma l’uomo si è spinto ancora oltre. Ha detto di aver conosciuto Anna Corona soltanto attraverso la tv, dopo la scomparsa di Denise.
Tali dichiarazioni sono state disconfermate dai dipendenti del ristorante di cui era proprietario, Il Veliero, che hanno invece informato gli inquirenti dell’assidua frequentazione con la signora Corona e le sue figlie, clienti abituali del ristorante.

Da ulteriori fonti si apprende che Giuseppe Della Chiave e Anna Corona siano stati addirittura colleghi di lavoro, nel 2003, sempre in un’attività del settore della ristorazione. E che siano stati persino vicini di casa, nello stesso pianerottolo di un medesimo palazzo, per un periodo. Senza considerare che l’uomo fosse, all’epoca dei fatti, fidanzato e convivente della signora Loredana Genna, amica della Corona.

Dove si trovava Della Chiave il 1° settembre del 2004? Stando alle sue dichiarazioni, al ristorante Il Veliero, a lavoro. Ma come mai, essendo mercoledì e coincidendo con il giorno di risposo settimanale?

IL POSSIBILE COINVOLGIMENTO DELLA FAMIGLIA PULIZZI

L’ex pm Angioni ha fatto capire – durante la trasmissione Storie Italiane – che nella vicenda potrebbero essere coinvolte ben due famiglie: quella di Anna Corona e quella di Pietro Pulizzi, padre naturale di Denise Pipitone. Soffermandosi sulla cimice messa a Giuseppe D’Assaro, cognato di Pulizzi (ex marito della sorella). L’uomo, un collaboratore di giustizia, venne incaricato di andare in famiglia e fare delle domande precise.

Nel corso del colloquio con la moglie, stranamente, la cimice non fu attivata, come se avesse voluto nascondere qualcosa. In un primo momento accusò l’ex moglie e la figlia, dopo parlò la morte di Denise e successivamente ritrattò quanto detto. Per tali ragioni è stato considerato un teste inattendibile. Ma anche lui nominò, tra i vari passaggi, il ristorante Il Veliero, dicendo che proprio lì sarebbe stata portata la bambina dopo il rapimento.

IL “PEPPE” DELLE INTERCETTAZIONI

Un nuovo dettaglio emerso ha dell’incredibile: lo zio di Giuseppe D’Assaro è addirittura lo zio di Giuseppe Della Chiave. A questo punto, l’ipotesi che Anna Corona – ex moglie di Pietro Pulizzi – e Giuseppe Della Chiave non si conoscessero appare ancora più improbabile. Ed è possibile che l’intercettazione sullo scooter di Jessica Pulizzi, in cui si sente la ragazza parlare del rapimento con altre persone, chiamando in causa un certo “Peppe“, si riferisca a uno dei due. “Vai vai a prendere Denise”, si sente il 24 novembre del 2004. E poi: “Ma Peppe che ti ha detto, dove la devo portare?”, “Fuori”.

L’AGGHIACCIANTE CONCLUSIONE DI FABRIZIO, EX FIDANZATO DI JESSICA

L’11 dicembre del 2004, alle ore 11.31, Jessica venne intercettata – sempre a bordo di uno scooter – assieme all’ex fidanzato Fabrizio.

Fabrizio: “Ora v’ammazzo a tutti… Anchi di errore ci l’ammazzasti a chidda?”
Jessica: “Giù aspetta che c’è una macchina”
Fabrizio: “Dove?”
[…]
Fabrizio: “Dai Jè, lasciami il collo”
Jessica: “Prima scavalca tu, fammi vedere come scavalchi”
Fabrizio: “Non ci vuole niente… ti prendi qua e io invece te… qua e ti faccio (attaccare) qua magari…”
Jessica: “Mi fai tenere qua? Convincimi”

La ragazza si è inverosimilmente giustificata, in sede processuale, dicendo di riferirsi a una gallina che avrebbe schiacciato assieme al ragazzo proprio quel giorno, scavalcando il muretto di una campagna in cui i due si sarebbero recati per appartarsi (di proprietà di un amico di Fabrizio). Peccato che la conversazione risalga a un momento antecedente il loro arrivo.

Fabrizio, inizialmente, ha raccontato agli inquirenti di ricordare bene i fatti e che sul luogo dell’intercettazione non avrebbe notato nessuna gallina. Che avrebbe chiesto alla ragazza cosa fosse davvero successo a Denise, traendo delle tragiche e nette conclusioni dal suo atteggiamento evasivo (“Così come ho sofferto io…adesso soffrono gli altri”, gli avrebbe risposto). Inoltre ha spiegato di aver ricevuto pressanti richieste da Jessica Pulizzi in un periodo precedente la scomparsa della bambina.

L’ODIO DI JESSICA PULIZZI: “CERCAVA UN COMPLICE”

La giovane, allora minorenne, lo avrebbe invitato a dimostrare il suo amore aiutandola a mettere in atto una vendetta nei confronti di Piera Maggio, alla quale avrebbe voluto addirittura bruciare l’auto perché ritenuta responsabile del fallimento dell’unione tra i suoi genitori. Eventualmente, avrebbe potuto aiutarla attraverso terzi. L’ex fidanzato della sorellastra di Denise, disse che questa aveva diverse amicizie nella comunità tunisini e slavi (a confermarlo anche il successivo reato di favoreggiamento di Jessica, quando tentò di proteggere un amico tunisino che aveva accoltellato un ragazzo durante una rissa).

L’odio nutrito nei confronti di Piera Maggio trova ulteriore riscontro nelle minacce precedentemente denunciate e negli atti vandalici subiti da quest’ultima e dai suoi familiari.

Anche Fabrizio, però, ha ritrattato le sue dichiarazioni in sede processuale trincerandosi dietro a troppi “Non ricordo”. Nell’interrogatorio davanti ai magistrati, si è improvvisamente ricordato della presenza delle galline e del pennuto ucciso, senza riuscire a spiegare di cosa stesse parlando in quella conversazione. Ma ha ammesso di non essere riuscito a consumare nessun rapporto sessuale quel giorno, per paura, e di non aver mai più voluto frequentare Jessica.

LA LETTERA ANONIMA AL VAGLIO DEGLI INQUIRENTI

Nelle scorse settimane una lettera anonima è giunta alla Procura di Marsala, che sta nuovamente indagando sul caso, e al legale di Piera Maggio, l’avvocato Giacomo Frazzitta.

L’autore ha detto di non essere riuscito a parlare per 17 anni, anche lui per paura. Ma ha raccontato di essere stato testimone oculare degli istanti del rapimento di Denise. Ha detto che la piccola piangeva molto, che chiamava la mamma e che si trovava a bordo di un’auto con tre persone.

Tutti gli altri dettagli non ancora sono stati resi noti pubblicamente, essendo attualmente al vaglio degli inquirenti. Ma è necessario che l’anonimo si faccia vivo perché tutto questo possa avere un seguito. Qualora decidesse di farsi finalmente avanti, a lui sarebbe assicurata adeguata tutela.

LA TESTIMONIANZA DEL CARROZZIERE: “UNA DONNA ALLE ORE 12.15 SI SCONTRÒ CONTRO UN MARCIAPIEDE”

Se tale ipotesi fosse confermata, è possibile che si sia trattato di un secondo passaggio. Perché un carrozziere ha raccontato – a Storie Italiane – di aver notato un’auto blu metallizzato a tre porte scontrarsi contro un marciapiede, per poi riprendere la marcia a velocità, il 1° settembre del 2004 alle ore 12.15 circa. Alla guida, una donna bionda con sfumatura rossa.

Tutto ciò sarebbe avvenuto in via Mongiolisi, all’incrocio con via della Pace. E pare che l’intenzione dell’auto fosse quella di svoltare per via Salemi.
All’epoca dei fatti il proprietario di una Ford Fiesta si riconobbe nella descrizione e si disse estraneo al rapimento di Denise. Ma il carrozziere è sicuro che si trattasse di una donna. E, coincidenza suggestiva, proprio in quel periodo la signora Anna Corona avrebbe avuto lo stesso colore di capelli. Si tratta dell’ennesimo depistaggio?

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