Denise Pipitone, videointervista a pm Angioni, "Identificata donna dell'auto" - QdS

Denise Pipitone, videointervista a pm Angioni, “Identificata donna dell’auto”

Ivana Zimbone

Denise Pipitone, videointervista a pm Angioni, “Identificata donna dell’auto”

giovedì 23 Dicembre 2021

Oggi la prima udienza del processo all'ex pm Maria Angioni: "Identificata la donna che correva con un minore in auto, adesso testimoni saranno riascoltati"

L’inchiesta bis sulla scomparsa di Denise Pipitone, sparita nel nulla da Mazara del Vallo il primo settembre del 2004, è stata archiviata. Così come le posizioni degli indagati Anna Corona e Giuseppe Della Chiave. Oggi la prima udienza, invece, del processo all’ex pm Maria Angioni, accusata di false dichiarazioni a pubblico ministero. In una videointervista a QdS.it racconta cosa è accaduto oggi in aula e perché questo processo può essere fondamentale per rivelare le sorti della piccola Pipitone.

I motivi del processo

Il pm Maria Angioni si occupò dell’inchiesta sulla scomparsa di Denise Pipitone già nel 2004. E nonostante sia stata trasferita d’ufficio pochi mesi dopo, la sete di verità su cosa sia effettivamente accaduto alla bambina non l’ha mai abbandonata.
Così da circa un anno ha cominciato a “vuotare il sacco” pubblicamente, raccontando tutte le stranezze constatate durante le indagini, i presunti “favori” di cui godeva la famiglia Corona presso le forze dell’ordine, l’incapacità o la mancata voglia di alcuni inquirenti di far luce sulla vicenda, le testimonianze raccolte.

Alcune sue dichiarazioni le sono costate persino un processo di cui oggi si è celebrata la prima udienza. Nonostante la richiesta del pubblico ministero di vietare l’ingresso delle troupes televisive, il giudice ha consentito l’ingresso delle telecamere in aula perché il processo è ritenuto di interesse sociale. L’udienza è stata rinviata al prossimo 10 gennaio.

Pm Angioni: “Occasione per risentire tutti i testimoni, cosa che non sarebbe potuta avvenire altrimenti”

Per la dottoressa Angioni le accuse che le sono state rivolte non sussistono e questo tenterà di dimostrare in aula. Il suo obiettivo, però, va ben oltre la sua “salvezza”. Reputa infatti che questo possa consentire, finalmente, di riascoltare le versioni di tutte le persone informate sui fatti e di compararle tra loro.

Jessica Pulizzi, allora prima indagata, è stata assolta in terzo grado di giudizio e pertanto non potrà più essere processata. L’unico condannato, ad oggi, è stato il suo ex fidanzato Gaspare Ghaleb, per il reato di false dichiarazioni. Le celle telefoniche agganciate dalla sua utenza, infatti, hanno raccontato una verità diversa da quella riferita agli inquirenti e atta a dimostrare che non fosse in compagnia di Jessica negli attimi in cui Denise veniva fatta sparire. Perché ha mentito?

Le versioni contrastanti dei testimoni

Certo è che molte altre persone allora sentite hanno fornito delle versioni contrastanti che più volte hanno ritrattato. Non solo, ma non collimano nemmeno tra loro.

Stiamo parlando di: Loredana Genna, amica di Anna Corona e allora compagna (poi moglie) di Giuseppe Della Chiave; Antonietta Lo Cicero, madre di Anna Corona, che si precipitò dalle nipoti proprio quella mattina perché “qualcosa era successa”; Stefania Letterato, amica di Anna Corona e allora compagna del commissario capo di polizia che si occupò delle prime indagini, che quasi rinnegò l’amicizia con la donna; Giuseppe D’Assaro, ex collaboratore di giustizia e cognato di Pietro Pulizzi, padre naturale di Denise, che inizialmente tentò di accusare la moglie della sparizione della piccola; Giuseppe Della Chiave che lavorava nell’ormai famoso magazzino di via Rieti e che diceva di non conoscere la signora Corona, nonostante avesse addirittura lavorato con lei e fosse solito accoglierla nel suo locale in compagnia delle figlie.

Proprio Giuseppe Della Chiave, finito nel registro degli indagati nell’inchiesta bis, fu accusato dallo zio sordomuto Battista (ormai deceduto), che ripercorse con esattezza tutte le tappe del sequestro. Ma allora il suo linguaggio dei segni non fu correttamente tradotto.

E poi c’è Fabrizio, un altro ex fidanzato di Jessica Pulizzi che nel dicembre del 2004 fu intercettato in compagnia della giovane, mentre le chiedeva espressamente che fine avesse fatto fare alla bambina, ricevendo risposte e atteggiamenti che gli avrebbero fatto comprendere la sua colpevolezza. Tesi però ritrattata, anche questa, in sede di giudizio.

Le uniche certezze sulla scomparsa di Denise

Ciò di cui si è certi è che chi tenta di cambiare le carte in tavola e chi dichiara il falso ha da nascondere qualcosa. E che nelle intercettazioni, inesorabilmente, compare a più riprese il nome di un presunto “Peppe” implicato nella vicenda.

Così come si è certi che un’auto correva all’impazzata, tamponando persino contro una banchina, quella maledetta mattina. E che proprio in quell’auto sia stata trovata traccia della manina di un minore. Il pm Angioni racconta di aver saputo solo a posteriori che gli accertamenti da lei allora disposti abbiano portato effettivi riscontri: quell’auto è stata identificata, così come la donna che la guidava.

Altro dato inconfutabile è il contesto in cui sono maturati i fatti. In una città che è punto nevralgico della criminalità organizzata, dove esistono sì i cittadini per bene, ma anche coloro che hanno paura a farsi avanti e coloro che ostacolano la verità, minacciando persino i giornalisti che si interessino del caso.
In una famiglia dove c’è chi ha avuto seri problemi con la giustizia. Come Claudio Corona, fratello di Anna, che è stato condannato per reati connessi alla droga. E che, secondo un testimone che ha preferito non mostrare la propria identità, sarebbe stato parte integrante della cupola.

Sempre sulla base di questo racconto, all’epoca dei fatti sarebbe stato solito partecipare ai summit con personaggi come Pino Burzotta, Vito Gondola e Fabrizio Messina Denaro, detto “Elio”. Quest’ultimo, pur non essendo parente del super latitante Matteo Messina Denaro, è il fratello di Gerlandino, detto “Zì Nicola”, che fu carceriere del piccolo Di Matteo. Sempre “Elio” è stato sorpreso in un incontro con Giuseppe Fontana, detto “Rocky”, legato a Matteo Messina Denaro.

La verità sulla scomparsa di Denise Pipitone, è possibile dopo 17 anni?

Nell’esperienza a Mazara Del Vallo, Maria Angioni ha potuto constatare come i crimini commessi al di fuori della criminalità organizzata venissero poi riferiti alle forze dell’ordine. Nel caso di Denise, però, la “soffiata” non è mai arrivata.

Eppure il magistrato, adesso in servizio in Sardegna, sostiene che – nonostante i 17 anni trascorsi dalla scomparsa della piccola Pipitone – sia possibile ricostruire le sorti della bambina. A patto che, ovviamente, si decida di riprendere in mano tutti gli elementi acquisiti fino ad oggi e approfondirli.

Tag:

Articoli correlati

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017