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La destra promette: Ponte al primo Cdm

MESSINA – A sentire le dichiarazioni degli esponenti di Centro-destra e a leggere i sondaggi elettorali, il Ponte è praticamente cosa fatta. Anche se la storia è già sentita e oltre cinquant’anni di dibattito provocano un automatico scetticismo. Come dire che tra dire e il fare c’è qualcosa “più grande” del mare stesso: lo Stretto di Messina.

Per Stefania Prestigiacomo, capolista di Forza Italia nel collegio plurinominale della Sicilia orientale al Senato, l’infrastruttura dovrebbe essere addirittura l’argomento centrale del primo Consiglio dei ministri che verrà, quello a probabile guida meloniana. Vedi mai che per farlo, il Ponte, ci voleva una donna a capo del Governo. “Ho avviato in queste ore una serie di interlocuzioni con i partiti della coalizione di centrodestra – ha dichiarato ieri l’ex ministro Prestigiacomo – per istituire nei prossimi giorni un tavolo tecnico-politico indispensabile per il disboscamento di certa ‘brontocrazia’, così che il primo provvedimento del nuovo governo di centrodestra e della maggioranza che lo sosterrà sia l’apertura dei cantieri per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina”.

Ponte con campata unica da 3,3 km

Non v’è dubbio che per tempi così celeri l’unica possibilità è riprendere il vecchio progetto di WeBuild, adeguandolo ai tempi correnti. Si tratta di un progetto già approvato nel 2011, verificato dalla società americana Parsons, e che prevede il ponte a campata unica più lungo del mondo, 3,3 chilometri, sostenuto da due torri alte 400 metri, che a loro volta sarebbero gli edifici più alti d’Italia. Per realizzarlo servono sei anni, ma stando a quanto dichiarato circa un anno fa dall’ad di Webuild, Pietro Salini, se si adottasse “il metodo Genova” ne potrebbero bastare quattro.

“È opportuno gettare fin da subito le basi per questa opera fondamentale – ha proseguito la deputata forzista -. Il centrodestra, a più voci, sta evidenziando questa necessità, sarebbe utile mettere nero su bianco le idee e prima della fine della campagna elettorale presentare ai cittadini il documento che contiene i necessari adempimenti legislativi per la costruzione dell’infrastruttura. Bene le dichiarazioni d’intenti, adesso è tempo di mostrare la nostra concretezza e coerenza”.

Come ha spiegato in una recente intervista al QdS il professore Enzo Siviero, già ordinario di costruzioni all’Università Iuav di Venezia, l’unico modo per fare il Ponte è riprendere il vecchio progetto: “Ci vuole un dispositivo di legge perché fu cancellato in modo ignobile. L’aggiornamento consentirebbe non solo di mettere a posto alcuni elementi segnalati a suo tempo dal comitato tecnico scientifico, ma anche di usare materiali decisamente migliori rispetto a quelli presenti una quindicina di anni fa”.

Dai raduni della Lega a Pontida a quelli sotto il Ponte, il passo è breve se anche Matteo Salvini è pronto a intestarsi questa battaglia. “Ci sono stati troppi anni di chiacchiere – ha dichiarato il leader leghista in visita a Messina – , devono partire i lavori perché non è solo unire la Sicilia e la Calabria: è lavoro, sviluppo e tutela dell’ambiente, con la pulizia del mare. Ma è anche collegare l’Italia all’Europa. Non avere il Ponte significa perdere cinque miliardi di euro l’anno”.

E invece farlo che prezzo avrebbe? Secondo il professore Siviero, il costo potrebbe rimanere “sostanzialmente sui 4 miliardi per il ponte e di un paio di miliardi per le opere complementari: in totale costerà circa 6 miliardi, di cui solo due a carico dello Stato”.

La premier in pectore, Giorgia Meloni, è “pronta”, per dirla con lo slogan che campeggia su tutti i suoi manifesti. “Il Ponte di Messina secondo me è necessario – ha detto -, è una grande opportunità, una grande opera, la nostra è una civiltà che costruiva ponti in dieci giorni duemila anni fa, non si capisce perché ora ci mettano diecimila anni”. Intanto in un tempo molto più breve, il viadotto – tra spese sostenute per la Società stretto di Messina e possibili penali – rischia di costarci oltre un miliardo di euro.

Basterà la compattezza della coalizione per realizzare un’opera che fino ad oggi è rimasta solo un coacervo di buone intenzioni? È “il solito ritornello da trent’anni – ha osservato sarcastico il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini -. Ogni volta che c’è la campagna elettorale si parla del ponte. Mi pare che le priorità degli italiani siano ben altre. Questa è la solita boutade elettorale”. E tra i cittadini siciliani e calabresi, che ne hanno sentite e viste di ogni, si fa fatica a dargli torto.