Intervistato dal vice direttore Raffaella Tregua, il commissario straordinario per la Zes della Sicilia orientale, Alessandro Di Graziano, risponde alle domande del QdS.
Da quando si è insediata la Zes, quante sono le imprese che sono state “attratte” e quanti gli investimenti effettuati?
“Se per imprese ‘attratte’ intendiamo quelle che hanno vauto un’interlocuzione con la Zes, sono oltre novanta. Le Autorizzazioni uniche esitate sono invece 13 per un investimento complessivo di circa 100 milioni di euro. Cinque, sei procedure sono in dirittura d’arrivo. La maggioranza delle aziende attratte sono siciliane, molte provengono dal resto d’Italia e una decina sono straniere. Quest’ultime non sono interessate al progetto Zes soltanto per le agevolazioni fiscali, ma perché hanno dimostrato di apprezzare la possibilità di interloquire direttamente con chi concede l’Autorizzazione unica. Questo passaggio è rassicurante. Un rapporto orizzontale stimola le aziende straniere a fare attività in Sicilia e quindi ci permette di aumentare gli investimenti esteri sul territorio. A tutti gli investitori la Zes della Sicilia Orientale mette a disposizione due strumenti digitali, il sito e lo sportello digitale, che è attivo da giugno dello scorso anno. Il nostro problema continua a essere l’individuazione delle aree, ma stiamo cercando di bypassare questa difficoltà attraverso le associazioni datoriali e l’attività dell’Irsap. L’Agenzia di Coesione territoriale è poi fondamentale, poiché supporta la Zes con la sua struttura centrale”.
In che modo sta promuovendo la Zes della Sicilia orientale nel resto d’Italia, d’Europa e del mondo?
“Innanzitutto cercando di costruire più rapporti solidi, di collaborazione, con le istituzioni coinvolte. Con la Zes della Sicilia occidentale, per esempio, non c’è competizione ma un’azione quasi simbiotica. Sono ottimi i rapporti con la Regione e lo Stato centrale. Internamente abbiamo già vinto una sfida, che è quella di aver creato una struttura operativa di supporto alla Zes in soli dei mesi. La nuova sfida che ci attende sarà invece riuscire a dare supporto alle infrastrutture che ricadono sul nostro territorio di competenza. Siamo impegnati nella realizzazione di opere che puntano a legare il porto alla rete viaria principale a Riposto (Ct), Gela (Cl), Licata (Ag) e Sant’Agata di Militello (Me), con interventi finanziati con 65 milioni di euro provenienti dal Pnrr. Naturalmente coordinati con le Autorità di Sistema portuali di riferimento, cioè Augusta, Palermo e Messina. La promozione della Sicilia è unica. Si sa che il territorio orientale è il più attivo e i numeri ci rassicurano sul lavoro svolto in un anno e mezzo, ma le Zes sono state un’opportunità per le imprese anche senza commissario. Nel 2021, senza commissario appunto, il sistema aveva utilizzato comunque 50 milioni di crediti, ma nel 2022 i numeri si sono sensibilmente incrementati e sono in fase di certificazione. Il mio lavoro quindi può saltare all’occhio in base al numero di autorizzazioni concesse, ma l’impegno nella costruzione delle reti crea una ricchezza maggiore. Nella mia visione, le Zes devono essere laboratorio per individuare filiere e metterle in collegamento. Se nella Valley catanese investe la singola impresa abbiamo sicuramente fatto un ottimo lavoro, ma se quest’ultima riesce a fare rete con le altre, creando investimenti reciproci, abbiamo generato una ricchezza superiore e duratura per tutto il territorio”.
Ci sono interessi a investire da parte della Cina?
“Alcune imprese cinesi hanno dimostrato interesse tramite Invitalia. Nel settore dell’energia e la logistica attualmente riscontriamo anche l’attenzione di imprese arabe. L’1 maggio scorso sono stato negli Emirati Arabi, con una trasferta a Dubai alla Emirates Tower, per promuovere le Zes attraverso l’iscrizione al Wfzo (World free zones organization). Ho incontrato Tarek Taha e Sevag Ohanessian, manager di Dubai Future Labs, per presentare il progetto Zes Sicilia orientale nell’ambito di una possibile cooperazione per la ricerca, sviluppo e realizzazione di prodotti nel campo della robotica, microelettronica e sistemi ingegneristici avanzati. Ci sono tutti i presupposti perché le imprese arabe possano investire in Sicilia attraverso il nostro sistema di Zone economiche speciali. Gli Emirati Arabi riconoscono il Sud dell’Europa come la porta d’ingresso e la Sicilia come ‘porta della porta d’ingresso’ all’economia del Vecchio continente”.
Per la rigenerazione del retroporto, tra le questioni, pende quella dell’ex cementificio. A suo giudizio, quale dovrebbe essere lo sviluppo dell’area?
“Su tutta quell’era era necessario aspettare l’ingresso di un’Amministrazione comunale nel pieno dei propri poteri per immaginare una programmazione. Serve costruire una visione. Parliamo dell’ingresso della città da Sud, di una zona cerniera con la Playa: è impossibile accettare che resti così. Serve programmare una riqualificazione che porti quella zona alla stessa vivibilità notturna della pescheria oggi. Quindici anni fa era impensabile passeggiare serenamente alla pescheria di Catania, oggi è possibile. Possiamo farcela anche per la zona dell’excementificio. L’operazione è legata anche al collegamento del porto alla città. Abbiamo ottenuto un finanziamento finalizzato a progettare la connessione porto-interporto per 600 mila euro, sulla base di una programmazione sempre condivisa con l’Amministrazione comunale e l’Autorità di sistema portuale. Il retroporto, poi, deve essere spostato verso un’area meno nobile, così come dobbiamo immaginare ‘a lunga scadenza’ il trasferimento dei container ad Augusta, porto su cui ci sono investimenti finanziati, ma da realizzare. Il traffico della via Domenico Tempio deve essere rivisitato dalla zona della rotonda della playa, cancellando il degrado presente. La sfida della Zes è affiancarsi alle operazioni che potranno rendere più bella la città di Catania, indifferentemente se da un punto di vista urbanistico o infrastrutturale. Oggi i tempi sembrano davvero maturi. Non lo dico per motivazioni politiche, ma ritengo che il sindaco Enrico Trantino e il vice sindaco Paolo La Greca siano bene al corrente di quanto servano un nuovo Piano regolatore cittadino e del porto e hanno le competenze per realizzare i nuovi progetti. Catania è una città congelata negli anni Sessanta, ma non bisogna tirarsi indietro. Anche la società catanese deve avere la forza di capire che sta precipitando e avere voglia di risalire. Il prossimo anno potremo assistere a convergenze importanti tra gli attori istituzionali che possono incidere sul cambiamento di Catania, accelerare i tempi è poi soltanto una questione di volontà”.
La zona industriale etnea non è proprio un bel biglietto da visita. Come commissario sta seguendo l’iter dei vari finanziamenti per riqualificarla?
“Giorno 12 luglio avremo una riunione importante con Irsap, assessorato regionale alle Attività produttive, Comune di Catania e associazioni datoriali. Ritengo che su Catania si possa aprire un ragionamento multiplo, che certamente coinvolge le istituzioni, ma richiede anche l’impegno delle imprese private. Per questo noto, proprio da parte delle imprese, la volontà di partecipare per scandire i tempi del cambiamento della zona industriale, tant’è che Confindustria Catania è efficace promotore dell’incontro. Il budget per i progetti si trova, possiamo farcela, ma bisogna progettare e agire per rimuovere i problemi che da sempre mettono in difficoltà la zona industriale: illuminazione, sicurezza, aspetto idraulico legato al sistema di depurazione. La soluzione ai problemi della zona industriale di Catania sarà regionale, non nazionale. Nel futuro di questa parte di città così importante per le Zes, il passaggio successivo sarà pensare a un sistema di trasporto pubblico che dalla stazione dell’aeroporto faccia il giro della zona industriale. Sostenibilità vorrà dire anche collegare bene la zona industriale alla città. Il ricambio generazionale in aziende come St o Enel richiederà molto probabilmente l’ingresso di lavoratori fuori regione e se un lavoratore arriva a Catania da Milano avrà la giusta abitudine di andare a lavoro con i mezzi, piuttosto che contare sempre sul trasporto personale”.
Secondo lei la partita per portare Intel a Catania è del tutto chiusa ormai?
“Non ho aggiornamenti ulteriori. Ci sono altri progetti che Invitalia ha proposto e che stiamo seguendo tramite la Regione. Credo che l’attrattività di quest’area possa aspirare ad altri investimenti simili a Intel. Devo dire che è indubbiamente un peccato non avere il progetto Intel a Catania, dove comunque era in programma uno stabilimento a bassa operatività. St o Enel non sono a Catania con progetti a bassa operatività, ma con una programmazione strategica a livello nazionale. La Zes sta poggiando sulla zona dell’ex mercato ittico di Catania un progetto di incubatore moderno di start up, da affidare a gestione privata. Noi daremo lo strumento e il supporto per la realizzazione di questa iniziativa, che, anche in questo caso è obiettivo condiviso con l’Amministrazione etnea”.