Docente nega la Shoah, i lager "campi di divertimento" per ebrei - QdS

Docente nega la Shoah, i lager “campi di divertimento” per ebrei

redazione

Docente nega la Shoah, i lager “campi di divertimento” per ebrei

domenica 30 Giugno 2019

La Procura ha aperto un'inchiesta su Gino Giannetti, insegnante in un liceo artistico palermitano, che avrebbe insultato Primo Levi e persino invitato gli alunni ad aderire a Forza Nuova, il movimento di estrema destra

Altro che forni crematori, camere della morte e lavori forzati. Ad Auschwitz, a Dachau e negli altri campi gli ebrei si divertivano: avevano a disposizione persino delle piscine per il relax.

L’Olocausto? Fantasie.

Primo Levi? “Solo una testa di c… e un cog…”.

Parole e ricostruzioni che un professore avrebbe fatto ai propri alunni; alcuni studenti hanno raccontato tutto a un altro insegnante, che a sua volta ne ha discusso con il dirigente scolastico.

E così Gino Giannetti, professore di discipline plastiche al liceo artistico “Eustachio Catalano” a Palermo, è finito al centro di una indagine della Procura, che ha affidato alla Digos il compito di accertare se l’insegnante abbia commesso il reato di negazionismo.

A rivolgersi agli inquirenti è stato il preside Maurizio Cusumano, che ha consegnato una relazione all’ufficio scolastico provinciale col materiale raccolto tra cui conversazioni nella chat di Messenger che l’insegnante usava per inviare a una studentessa dei link con foto e video negazionisti della Shoah. Il docente inoltre avrebbe invitato i suoi studenti a iscriversi a Forza Nuova, il movimento di estrema destra.

“Si arresta chi salva le vite in mare, e si permette di insegnare a chi offende Primo Levi, nega l’Olocausto e dice ai ragazzi che “Nei lager c’erano le piscine per il divertimento degli ebrei”. È quello che accade nell’Italia dei Salvini e dei Di Maio”.

Lo afferma Erasmo Palazzotto di Sinistra Italiana.

“Sentiremo in Parlamento il ministro Bussetti cosa ci dirà in merito. – conclude Palazzotto – Rimane comunque una vicenda scandalosa, per la scuola italiana, e per il nostro Paese che sprofonda sempre più nella vergogna “.

Da tre anni il negazionismo in Italia è reato: il comma 3 bis introdotto nella legge Mancino, che nel 1975 ratificò la convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, prevede pene da due a sei anni di reclusione “se la propaganda ovvero l’istigazione e l’incitamento, commessi in modo che derivi concreto pericolo di diffusione, si fondano in tutto o in parte sulla negazione della Shoah o dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra”.

Sempre il tema degli ebrei, ma per motivi diametralmente opposti, era stato al centro del “caso” della prof. Rosa Maria Dell’Aria, che il 12 maggio fu sospesa per due settimane e con lo stipendio dimezzato. In quel caso, per il dirigente dell’ufficio scolastico di Palermo, che prese il provvedimento suscitando una vasta indignazione dal nord al sud del Paese, l’insegnate dell’Istituto tecnico Vittorio Emanuele III fu colpevole di non avere vigilato sull’elaborato di un gruppetto di suoi studenti che in un power point accostarono le leggi razziali del ’39 al decreto sicurezza sui migranti.

Tante le voci a favore della docente: il ministro della Pubblica Istruzione Marco Bussetti e il capo del Viminale Matteo Salvini vollero incontrare l’insegnate a Palermo, nel giorno della commemorazione per l’anniversario della strage di Capaci, per esprimerle vicinanza criticando il provvedimento di sospensione.

Ma in tanti pensarono a una “riparazione” di facciata, visto che fino a questo momento la situazione della professoressa non è stata risolta.

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