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Don Jaime di Borbone, nozze da sogno nel Palazzo Reale

Palazzo Reale sarà la location per le nozze reali del principe don Jaime di Borbone delle Due Sicilie, duca di Noto, con la nobile scozzese lady Charlotte Diana Lindesay-Bethune.

Stamattina i due fidanzati sono stati accolti proprio nel Palazzo dei Normanni, sede della Presidenza della Regione Siciliana, da Gianfranco Miccichè, al quale hanno chiesto ufficialmente di poter coronare il sogno di tenere il ricevimento di nozze nel palazzo che fu dei Borbone.

Le nozze si terranno nel mese di settembre del 2021 (celebrazione religiosa in Cattedrale).

“Sono molto felice di ospitare in questo meraviglioso Palazzo Reale, che fu anche casa dei Borbone delle Due Sicilie, il ricevimento delle nozze di un discendente diretto dell’ultimo Re Francesco II° e della sua nobile sposa”.

Ai due ospiti, il Presidente dell’Ars ha donato la scultura di Santa Rosalia in 3D e la splendida pubblicazione del Palazzo Reale. All’incontro erano presenti anche il segretario generale Fabrizio Scimè e il direttore della Fondazione Federico II°, Patrizia Monterosso, che ha accompagnato la giovane coppia in una visita del Palazzo Reale

La storia del Palazzo Reale di Palermo

Il Palazzo è la più antica residenza reale d’Europa, dimora dei sovrani del Regno di Sicilia, sede imperiale con Federico II e Corrado IV e dello storico Parlamento siciliano.

Dal 2015 fa parte della World Heritage List dell’Unesco nell’ambito del sito seriale “Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale”.

Dopo aver ospitato il Tribunale dell’Inquisizione, il Palazzo tornò a occupare un ruolo importante nella seconda metà del XVI secolo quando i viceré spagnoli lo elessero a propria residenza, abbandonando il Palazzo Chiaramonte-Steri.
Nel 1735, in occasione dell’incoronazione di Carlo III di Borbone, fu edificata la Scala Rossa, uno scalone monumentale di raccordo posto presso il colonnato del Cortile Maqueda.

Venute meno le esigenze difensive venne compiuta la riduzione o demolizione dei bastioni orientali per l’adeguamento della piazza al livello del Cassaro e altrove, la loro trasformazione in giardini pensili.

Furono realizzate strade d’accesso e carrettere interne e fu eseguito l’ingrandimento degli appartamenti destinati al sovrano, l’apparato decorativo in affreschi approntato dal pittore Olivio Sozzi.

Anche i Borboni delle Due Sicilie con Ferdinando III fecero ristrutturare il palazzo che visse la stagione di maggiore operosità, dopo la fase cinquecentesca, in virtù della permanenza della Corte Borbonica: infatti i sovrani, fuggiti nel 1806 con la conquista di Napoli da parte di Napoleone Bonaparte, si rifugiarono a Palermo.

Il Salone del Parlamento fu adibito all’esposizione della preziosa Quadreria di Capodimonte e il monarca decise di fare affrescare nuovamente le pareti e la volta della sala, affinché il salone presentasse “… uno stile più elegante e più grandioso”.

Il ciclo di affreschi raffigurante l’Apoteosi di Ercole di Giuseppe Velasco sostituì La Maestà Regia, protettrice delle Scienze e delle Belle Arti commissionato da Francesco d’Aquino, principe di Caramanico nel 1787.