Dpcm, il Governo blinda il Natale. Il premier Conte, "non si può ancora abbassare guardia" - QdS

Dpcm, il Governo blinda il Natale. Il premier Conte, “non si può ancora abbassare guardia”

redazione web

Dpcm, il Governo blinda il Natale. Il premier Conte, “non si può ancora abbassare guardia”

venerdì 04 Dicembre 2020

Nel giorno del record delle vittime il Presidente del Consiglio sottolinea, "Dobbiamo scongiurare una terza ondata che potrebbe arrivare già a gennaio e non essere meno violenta della prima". Il Dpcm valido dal quattro dicembre fino al quindici gennaio. Proteste sugli spostamenti tra Regioni, in particolare dai governatori di quelle del Nord interessante alle vacanze sulla neve, "misura ingiustificata". Boccia, "incomprensibili reazioni, norme discusse per sette ore". GUARDA LA CONFERENZA STAMPA. SCARICA IL DPCM COMPLETO

Il governo blinda il Natale e va allo scontro con le Regioni imponendo il divieto di spostamento anche tra i Comuni per il 25 dicembre, Santo Stefano e Capodanno.

“Abbiamo evitato il lockdown generalizzato – ha sintetizzato ieri sera il premier Giuseppe Conte spiegando il provvedimento nel corso di una diretta – ma ora non dobbiamo abbassare la guardia. Dobbiamo scongiurare una terza ondata che potrebbe arrivare già a gennaio e non essere meno violenta della prima”.

Ma il divieto di spostamento sarebbe una misura “ingiustificata” per alcuni governatori, in particolare quelli delle regioni del Nord interessate alle vacanze sulla neve.

Reazioni diverse tra i Comuni: il presidente nazionale dell’Anci Antonio Decaro ha invitato il Governo a “non allentare le misure”.

Per altri primi cittadini si crea una disparità di trattamento tra chi abita in una grande città e i milioni di italiani che vivono invece nei piccoli Comuni.

Scontro all’interno nel Pd, con 25 senatori che chiedono al premier di rivedere le “misure sbagliate” e il segretario Nicola Zingaretti che ribadisce la necessità di “misure rigorose”.

IL TESTO INTEGRALE DEL DPCM

Qualche deroga sarà però concessa, anche alla luce del parere del Comitato tecnico scientifico secondo il quale, proprio in considerazione della differenza di dimensioni tra città metropolitane e comuni minori, vanno comunque garantiti per le realtà più piccole gli spostamenti “per situazioni di necessità e per la fruizione dei servizi necessari”, a partire dal non lasciare gli anziani da soli.

Lo stesso Conte ha tenuto a precisare come tra i motivi che rientrano nello “stato di necessità” ci sia l’assistenza alle persone non autosufficienti, così come sarà possibile sempre rientrare non solo alla propria residenza ma anche nel luogo “dove si abita con continuità”, una formula per consentire il ricongiungimento delle coppie conviventi.

Prevale dunque la linea dei rigoristi nel giorno in cui l’Italia registra purtroppo il record di vittime per Covid dall’inizio della pandemia, 993 in 24 ore.

Il decreto legge “cornice”, già in vigore, e il Dpcm valido dal quattro dicembre fino al quindici gennaio, contengono tutte le restrizioni già annunciate nei giorni scorsi e nessuna delle concessioni che erano state ipotizzate o chieste dai governatori.

Niente centri commerciali aperti nei fine settimana e nei festivi, ristoranti chiusi la sera, niente sci fino al sette gennaio, quarantena per chi viene dall’estero.

Ma è sulle misure previste dal ventuno dicembre al sei gennaio che si è acceso lo scontro più duro.

Chi va all’estero dovrà poi rimanere due settimane in quarantena, chi decide di passare l’ultimo dell’anno in albergo dovrà cenere in camera ma soprattutto non ci si potrà muovere dal proprio Comune a Natale, Santo Stefano e Capodanno, giorno questo in cui anzi il coprifuoco sarà posticipato dalle cinque alle sette.

Unica concessione, l’apertura dei ristoranti a pranzo il venticinque e ventisei dicembre e il primo gennaio, anche se il divieto di muoversi sarà comunque un ostacolo.

I governatori criticano anche il fatto che né nel decreto legge né nel Dpcm si faccia riferimento ai ristori promessi per le attività costrette a chiudere.

Il divieto di andare da un Comune all’altro è una “limitazione ingiustificata e lunare” ha detto Attilio Fontana mentre Luca Zaia ha chiesto “quale tecnico sanitario abbia avallato una cosa del genere”.

E se il presidente della Liguria Giovanni Toti ha definito quello del governo un comportamento “scorretto” che “mortifica i sacrifici dei cittadini”, quello della Valle d’Aosta Erik Lavevaz parla di una misura “iniqua”.

Il leghista Massimiliano Fedriga parla di “disparità di trattamento” tra chi abita in una grande città e chi invece nei piccoli Comuni, posizione condivisa da Matteo Salvini, che ha affermato: “Un conto è abitare a Milano o Roma, un altro è essere residente dei 5.495 comuni che hanno meno di cinquemila abitanti e che spesso hanno figli e genitori, nonni e nipoti, divisi da una manciata di chilometri”.

Ai governatori ha risposto il ministro Boccia ribandendo che coprifuoco e limitazione alla mobilità sono punti “inamovibili”: è “incomprensibile – afferma il ministro – “il loro stupore. Le norme sono state discusse in due riunioni durate sette ore”.

Le ministro di Italia Viva Teresa Bellanova ed Elena Bonetti avrebbero chiesto che il verbale del Cdm registri la loro netta contrarietà alla misura e 25 senatori del Pd, molti vicini all’ex leader Matteo Renzi, hanno chiesto di rendere possibili i ricongiungimenti familiari a Natale.

E’ una misura “sbagliata” ha affermato il capogruppo Andrea Marcucci, rivolgendosi direttamente al premier.

A stoppare la fronda è stato pero il segretario Nicola Zingaretti: con mille morti, “rifletta chi non capisce quanto è importante tenera alta l’attenzione con regole rigorose”.

Una sponda a Conte arrivata anche dai sindaci, con il presidente dell’Anci Antonio Decaro che ha invitato il governo a “non dare segnali di allentamento”.

Non c’è stato al momento scontro, invece, sul ritorno a scuola dei ragazzi delle superiori dopo le feste, con il premier che non ha escluso la possibilità di turni pomeridiani anche se la decisione sarà lasciata alle realtà territoriali.
Dal sette gennaio saranno in presenza al 75% e nel frattempo partirà un tavolo con i prefetti per affrontare il problema irrisolto da settembre, quello dei trasporti.

Nella bozza del Dpcm era al 50% ma, dicono dall’Istruzione, su sollecitazione della ministra Lucia Azzolina si è arrivati al 75%.

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