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Ediservice, tutte le ragioni di una sentenza “sbagliata”

Carlo Alberto Tregua, fondatore e direttore del Quotidiano di Sicilia ha voluto indirizzare ai lettori una lettera aperta per alcune doverose puntualizzazioni sulla vicenda giudiziaria che ha coinvolto lui stesso e altri amministratori della casa editrice del giornale. Ecco il testo

Cari lettori,

gli articoli comparsi nei giorni scorsi sulla stampa e sui quotidiani online abbisognano di alcune precisazioni.

1.La sentenza che mi ha penalizzato è semplicemente “sbagliata”. Per quanto segue:

• La società Ediservice ha subito due verifiche da parte della Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza: la prima, durata 17 mesi, sotto il profilo amministrativo; la seconda, durata 3 mesi, sotto il profilo fiscale.

• Le due verifiche hanno avuto il risultato concretizzato in due fatti che sono stati ipotizzati come reati: il primo per una consulenza editoriale, che è stata ritenuta parzialmente inesistente; il secondo per alcuni degli abbonamenti redatti in conformità alla L. n. 103/2012, art. 1, c. 3. Queste sono le due ipotesi di reato e non la falsa diffusione di copie.
Infatti, la Guardia di Finanza ha verificato, durante i periodi indicati, le tirature presso lo stampatore, la diffusione presso Poste italiane e la distribuzione presso i distributori, trovando i dati perfettamente veri, come risulta dai verbali della stessa Guardia di Finanza.

2. Dunque i supposti reati riguardano la consulenza editoriale e gli abbonamenti citati. Per queste due ipotesi, io e gli altri amministratori abbiamo subito due processi: uno sotto il profilo fiscale e l’altro sotto quello amministrativo.
Nel processo fiscale il giudice ha verificato che la consulenza c’era stata effettivamente e gli abbonamenti erano stati redatti secondo le norme citate. Per conseguenza ha pronunciato sentenza di piena assoluzione perché il fatto non sussiste. Si badi, tale sentenza non è stata appellata dalla Procura ed è quindi diventata definitiva.
L’altro giudice, invece, ha ritenuto che la consulenza non ci sia stata, nonostante le prove documentali e testimoniali prodotte in giudizio.
Delle due l’una: o la consulenza c’è stata o non c’è stata. Il primo giudice, con sentenza passata ingiudicato, ha dichiarato che c’è stata; il secondo, con sentenza che verrà appellata, il contrario.

3. Non ci sto ad essere considerato un truffatore dopo sessantadue anni di onorato lavoro e quarantuno di altrettanta onorata direzione del QdS. Per tali anni mi è stata contestata solo qualche contravvenzione stradale, avendo gestito le aziende sempre in stretta conformità alle leggi e corrisposto tutte, ma proprio tutte, le imposte dovute all’erario.

Attendo con serenità la sentenza di secondo grado, continuando a manifestare totale fiducia nella Magistratura, anche in qualche giudice che sbaglia.