I toni sembrano ammorbidirsi nel caso Eitan Biran, rapito dal nonno materno nei giorni scorsi. Secondo le ultime notizie, ieri sera c’è stata una breve telefonata tra il bimbo, l’unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone, e la zia Aya, la tutrice a cui è stato affidato dopo la morte dei genitori nella caduta della cabina numero 3 della funivia. “Sì è vero un piccolo colloquio c’è stato, ma non voglio entrare nel merito, sono cose private” conferma Or Nirko, il marito della donna, che risponde ai numerosi giornalisti che da giorni presidiano la casa a pochi chilometri da Pavia.
“Dal giorno dell’incidente non siamo mai stati tanti giorni senza vederci e sentirci”, ha aggiunto l’uomo, che si è detto pronto a raggiungere Israele dove da sabato si trova il bambino rapito dai nonni materni, indagati dalla procura di Pavia per sequestro di persona aggravato dalla minore età. “Non credo che lui sappia di essere stato rapito, magari pensa a una vacanza”, replica a chi gli chiede se Eitan ha paura. Ma “è la diplomazia che risolve queste cose, più velocemente del sistema giudiziario”, dice ai tanti microfoni.
La lotta tra zii paterni e nonni materni è iniziata subito, fin dal 14 maggio scorso, giorno dell’incidente sul Mottarone. “Hanno iniziato una campagna pazzesca, fanno conferenze stampa” contro i parenti che vivono a Pavia. “Noi abbiamo lottato per Eitan, non potevamo sottrarre il passaporto ai nonni, abbiamo fatto tutto rispettando le regole, seguendo gli avvocati e le decisioni del giudice”, conclude lo zio.