Editoriale

Elezioni: “Tanto tuonò che piovve”

Cosicché Giorgia Meloni ce l’ha fatta. Con il suo 26 per cento di consensi e il 44 per cento della maggioranza, che comprende Forza Italia e Lega, ha ottenuto il maggior numero di deputati e senatori, anche se, allo stato, non si sa se tale numero sia arrivato alla maggioranza qualificata, che le consentirebbe di fare le riforme costituzionali senza il cappio del referendum.

In questo quadro, ha tenuto Berlusconi (l’usato sicuro), mentre è crollato Salvini, appeso a due argomenti (Flat tax e legge Fornero) che non hanno trovato consenso nei votanti.
Questi ultimi sono diminuiti cospicuamente di numero, infatti sono stati il 64 per cento contro il 73 per cento delle precedenti elezioni del 4 marzo 2018.

Non scontato il recupero del Movimento 5 Stelle, attestatosi al quindici per cento, ma non comprendiamo le note festaiole dei suoi dirigenti, i quali hanno forse dimenticato che quattro anni prima lo stesso Movimento aveva riportato più del doppio, cioè il 32,7 per cento.

Il Partito Democratico non ha fatto un flop clamoroso perché ha riportato grosso modo la stessa percentuale di voti, cioé il 19 per cento. Nonostante ciò vi è una grande delusione nelle sue fila e quindi – come accade sempre in quel partito – sembra già segnato il destino di Enrico Letta, pronto a essere sostituito con qualche altro, forse più capace di lui.

Calenda e Renzi hanno avuto un buon risultato, con il loro 7,7 per cento. Vedremo se in Sicilia vi sarà un riscontro.

Tralasciamo commenti su partiti minori che sono entrati al Parlamento o non ci sono riusciti, perché la nostra attenzione e la nostra attesa sono ora puntate sull’elezione dei presidenti di Camera e Senato, che si riuniranno il prossimo 13 ottobre, appunto con la nomina dei presidenti.

Si vocifera che Berlusconi aspiri a sedersi sul più alto scranno del Senato, ma non sappiamo se questo disegno possa realizzarsi.
Da queste elezioni sono venute indicazioni del Popolo molto chiare, anche se poco digeribili da parte dell’establishment occidentale, che pretenderebbe di comandare a bacchetta i massimi responsabili istituzionali di ogni Paese.

La giovane leader di FdI, verosimilmente riceverà l’incarico di presidente del Consiglio i primi di novembre e avrà tempi strettissimi per completare il Def, la cui bozza delle linee generali sarà inviata a Bruxelles dal Governo Draghi il prossimo 15 di ottobre. Il Def ha la funzione di architettura della Legge di bilancio, che dovrà essere approvata entro il 31 dicembre, per evitare il disastroso esercizio provvisorio.

Le difficoltà nel formulare tale legge non saranno di poco conto perché bisognerà fronteggiare la quantità di promesse di spese e sussidi fatte in campagna elettorale, che non avranno alcuna copertura finanziaria.

Insomma, dopo la festa delle promesse si deve tornare con i piedi per terra, in modo da fare ciò che è possibile e non ciò che si vorrebbe per accontentare tutti. Per cui, a Presidente del Consiglio e ministri servirà un bagno di sano realismo per trovare una linea di equilibrio fra la necessità di sostenere la parte veramente povera della popolazione e la ancora più impellente necessità di creare sviluppo e ricchezza per i falsi poveri che non vogliono lavorare.

E veniamo alla Sicilia. Risulta evidente la vittoria di Renato Schifani e della sua coalizione ed altrettanto evidente la vittoria del Movimento 5 Stelle come partito.

Quando scriviamo questa nota non sappiamo la composizione dell’Assemblea Regionale, salvo due dati: Schifani traina sei deputati del listino, mentre Cateno De Luca, come miglior perdente all’incarico di presidente della Regione, viene automaticamente eletto. Rimangono sessantadue seggi ormai votati e di cui fra qualche ora sapremo la suddivisione alle diverse parti politiche.

A Schifani ne servono almeno ventinove per riuscire a fare una risicata maggioranza.
Dall’altra parte vi è l’eccellente risultato di Cateno De Luca, che ha dimostrato ancora una volta grande abilità di manovratore, di utilizzatore dei media sociali ed anche capacità di colpire il suo uditorio con argomenti secchi e molto precisi.
Torneremo sull’importante questione non appena il quadro sarà illuminato totalmente.