Emergenza e solidarietà tra Nord e Sud, cosa ci ha insegnato la frana di Messina - QdS

Emergenza e solidarietà tra Nord e Sud, cosa ci ha insegnato la frana di Messina

redazione

Emergenza e solidarietà tra Nord e Sud, cosa ci ha insegnato la frana di Messina

sabato 13 Marzo 2021

Riproponiamo il contributo dell’economista Vitale sulla tragedia dell’ottobre 2009. “Oggi come allora dobbiamo cancellare il clima di rancore e incomprensione”

Nell’ottobre 2009, a seguito della luttuosa frana di Messina, l’economista d’impresa Marco Vitale scrisse, sul Corriere della Sera, un articolo che richiamava ad una solidarietà Nord e Sud nell’affrontare le emergenze del Paese.

“Desidero riproporlo oggi perché – spiega Vitale al Quotidiano di Sicilia – forse il messaggio che lanciavo allora è più attuale oggi di allora ed è più comprensibile oggi di allora. Questo articolo denunciava un clima di rancore, che forse oggi è superato. Ed in ogni caso dobbiamo fare tutto il possibile per cancellare quel clima di rancore e di incomprensione. Ritornare su questi temi, anzi su questo tema, che è il mio tema centrale oggi, con l’aiuto di esempi del recente passato, può essere più convincente”.

Ecco il testo dell’articolo
“Essere italiani”
“La frana del Messinese con i gravi lutti e dolori che ha portato è un dramma nazionale, come furono un dramma nazionale le frane e le inondazioni che colpirono la Valtellina nel 1987. «Morte di una Valle» enfaticamente e incautamente titolò allora in copertina L’Europeo, «La Valtellina è ferita», con misura e professionalità, titolò Famiglia Cristiana. E, anche grazie all’attenzione della stampa, la solidarietà nazionale ci fu, grande e generosa da tutto il Paese. Talvolta con manifestazioni esagerate e grottesche come quella di Maria Pia Fanfani che salì in valle portando in dono, tra l’altro, 409 strofinacci, 400 tovaglioli, 27 reggiseni, 23 sottovesti, 2 camice da notte, i pantalone da uomo e 104 grucce per impermeabili. Invece per Messina la solidarietà nazionale non è scattata, e anzi vi sono stati segnali veramente sconcertanti, se non ostili. Come il minuto di silenzio sui campi di calcio riservato solo alle partite dove giocavano squadre siciliane, un’autentica abominevole vergogna. O l’inspiegabile ritardo nell’annuncio dei funerali di Stato, concessi peraltro a Mike Bongiorno, Mentre Radio Padania attacca chi chiede partecipazione nazionale a questo grave lutto in nome di quella pietas che caratterizza i popoli civili, dicendo anche delle verità che conosciamo, ma dicendole in modo distruttivo e rendendole quindi non solo inutili ma dannose: che il Sud ha costruito abusivamente, che hanno avuto tanti soldi, che hanno in gran parte sperperato, che gran parte della loro classe politica è corrotta, che il territorio è dominato dalle organizzazioni mafiose. Lo sappiamo. Sappiamo che abusivismi e sperperi di fondi pubblici alimentano il rancore del Nord verso il Sud. L’inerzia amministrativa e la tendenza a non rispettare le regole hanno scavato un solco profondo tra diversi modi di pensare. è giustificata questa esasperazione dei sentimenti. è giustificato dire: rimboccatevi le maniche, prendete esempio dal comportamento virtuoso del Friuli terremotato, guardate come hanno reagito le popolazioni alluvionate in Piemonte, fatela finita con il non funzionamento degli organismi amministrativi locali che lasciano carta bianca all’iniziativa privata, a chi costruisce dove non si può e aspetta qualche condono. Poi vedremo…è tempo di dire: basta! Senza fare sconti. Come Obama ha detto agli africani, noi dobbiamo dire ai meridionali: adesso basta, il futuro è nelle vostre mani; siete voi che dovete liberarvi dalle vostre piaghe bibliche. Basta con l’abusivismo. Basta con l’illegalità edilizia. Basta con gli sprechi. Dovete essere voi ad assumervi le vostre responsabilità. Ma noi siamo qui ad aiutarvi, perché siamo fratelli, perché sappiamo che le piaghe bibliche che da voi sono più vistose sono anche un comune male italiano e nessuno riuscirà a trattenerle sotto la linea gotica. La palma va a Nord, scrisse Sciascia. Ma la palma è un albero che può anche essere bellissimo. Certi mali non sono limitati al Meridione. Come se l’abusivismo fosse limitato al Sud, come se l’Alta Valtellina, sia per la frana di Val Pola che per i campionati mondiali di sci, non sia stata inondata di soldi che hanno avvelenato l’ambiente, come se la nostra classe politica fosse casta e pura, come se mafia, ‘ndrangheta, camorra, corone unite non fossero presenti a Milano e in alcune zone alpine. Se i poveri morti di Messina aiutassero il popolo meridionale ad agire per contrastare le piaghe bibliche e, al contempo, aiutassero il Nord a dire basta a questa disastrosa cultura dell’imbarbarimento del Paese; se aiutassero tutti noi a un impegno per un rinnovato patto di solidarietà e fratellanza nazionale, allora, forse, non sarebbero morti invano. Il venir meno della pietas, come la vicenda di Messina dimostra, l’esplosione del conformismo più servile di fronte al revisionismo storico antirisorgimentale ed antidemocratico, l’insofferenza per ogni dibattito pubblico aperto, tutto ciò si tiene ed è strettamente collegato. La via sulla quale siamo incamminati è la via della inciviltà. Se non fossimotra i più importanti soci fondatori dell’Ue e fossimo, come la Turchia, uno dei popoli che oggi chiedono l’ammissione, l’Italia di oggi non potrebbe essere ammessa, perché non passerebbe vari test di ammissione. Non si può essere privi di pietas e credere di essere italiani”.

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