Emergenza sanitaria, alta tensione anche nel carcere di piazza Lanza di Catania - QdS

Emergenza sanitaria, alta tensione anche nel carcere di piazza Lanza di Catania

Ivana Zimbone

Emergenza sanitaria, alta tensione anche nel carcere di piazza Lanza di Catania

sabato 14 Marzo 2020

Arrivano le mascherine ma solo per gli agenti. Per i detenuti predisposte camere di isolamento

CATANIA – L’emergenza sanitaria per il Coronavirus ha indirettamente causato gravi rivolte nelle carceri. Anche all’istituto di piazza Lanza incendi e tentativi di evasione, seguiti dalla mediazione dell’amministrazione. Intanto si distribuiscono le mascherine, ma solo al personale.

Sono circa le 22 di giovedì 12 marzo e dalle abitazioni limitrofi al carcere di piazza Lanza si sente grande frastuono, urla e puzza di bruciato. Le pattuglie arrivano a circondare la zona, il parcheggio riservato al personale si riempie con i rinforzi. Alcuni detenuti, in dialetto siciliano, sembrano dissuadere i ribelli: “Meglio star buoni o qui sono botte per tutti”. Altri gridano tra le sbarre di “aver bisogno di cure, di stare morendo”. C’è chi tenta di evadere dalla cella e, per tutta la notte, le forze dell’ordine continuano fare la ronda attorno al carcere, tra gli schiamazzi messi in sordina.

LE RIVENDICAZIONI DEI DETENUTI
A Catania “un’ottantina di detenuti ha protestato battendo le gavette contro i blindi e le inferriate di cancelli e finestre. Poco dopo la protesta è sfociata in disordini, culminati con la rottura dei cancelli con le brande – usate come ariete – e con la distruzione e l’incendio di alcune suppellettili. La contestazione ha riguardato le misure per il contenimento del Coronavirus all’interno degli istituti”, ha dichiarato l’ufficio stampa della casa circondariale.
“Le proteste nelle carceri italiane, messe in moto da detenuti comuni, si sono dirette principalmente contro il divieto dei colloqui per il contenimento della diffusione del virus. A Catania, i comportamenti sono stati moderati grazie alla grande capacità di dialogo dell’amministrazione. Quello di piazza Lanza è il primo carcere d’Italia a essersi autofornito di mascherine. Questa notte gli agenti in servizio – e non – hanno raggiunto la sede spontaneamente appena saputo dell’accaduto, senza nemmeno richiesta. Fino al 22 marzo permarranno le disposizioni nazionali sui divieti, dopo si stabiliranno le regole per far ripartire i colloqui. Ma rimane valido, per i detenuti di tutto il territorio nazionale, l’aumento del numero delle telefonate e la possibilità di colloquio via Skype”, chiosa Domenico Nicotra, segretario generale aggiunto del sindacato della polizia penitenziaria Osapp.

LA MEDIAZIONE E LE MASCHERINE AL PERSONALE
“La mediazione del direttore – Elisabetta Zito – e del comandate della polizia penitenziaria dell’istituto – Francesco Salemi – ha convinto i detenuti a desistere da ulteriori azioni turbative dell’ordine e della sicurezza; così, dopo aver ripulito i danni da loro stessi provocati, i manifestanti sono tornati nelle loro stanze”, ha continuato l’ufficio stampa.

E intanto al via la distribuzione delle mascherine anticontagio, ma “solo per il personale”. Il Prap di Palermo ne ha ricevute 9.500 che si preoccuperà di dividere ai diversi istituti. A queste se ne aggiungono altre 650, destinate alle scuole di polizia penitenziaria e al Dipartimento di giustizia minorile.

“Per i carcerati sono state predisposte camere di pernottamento per quelli in isolamento preventivo e camere per possibili positivi al contagio”, aggiunge l’addetto alla comunicazione. Di fatto, l’amministrazione teme la massiccia distribuzione delle mascherine perché potrebbero creare ulteriore allarmismo e possibili nuove rivolte.

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