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Enna, allevatore ucciso e bruciato, quattro arresti, i nomi

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Enna, allevatore ucciso e bruciato, quattro arresti, i nomi

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venerdì 03 Dicembre 2021

Il cadavere carbonizzato fu trovato nelle campagne nel luglio del 2020. Paternò è stato ammazzato, secondo gli inquirenti, perché vantava un credito di 20mila euro nei confronti degli altri quattro

Svolta nelle indagini sull’omicidio di Andrea Paternò, il cui cadavere carbonizzato fu ritrovato in un’auto, anch’essa bruciata, il 13 luglio del 2020 ad Enna. I carabinieri del Nucleo Investigativo di Enna insieme a personale del Ros hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip di Caltanissetta, nei confronti di quattro persone.

Gli indagati finiti in manette
sono D.M.F., 63 anni, pregiudicato; D.M.C.S.G., 24 anni; D.M.G. 36 anni; e
S.G., 25 anni. Sono tutti allevatori di Pietraperzia, in provincia di Enna. Le
attività di indagine, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di
Caltanissetta – si aggiunge – hanno fatto emergere un grave quadro indiziario,
a carico dei soggetti.

Paternò è stato ammazzato perché vantava un credito di 20mila euro nei confronti degli altri quattro allevatori

In questo quadro, si inserisce l`ennesimo litigio tra il Paternò ed i D.M. finito prima con l`uccisione e poi con la distruzione del cadavere in un altro posto. Per bruciarlo il corpo è stato cosparso di liquido infiammabile, acquistato il pomeriggio stesso dell`omicidio. Il fuoco fu acceso sfruttando anche alcune balle di fieno nel cassone del pick-up della vittima.

La ricostruzione

Sulla base degli accertamenti
sviluppati dai militari dell`Arma attraverso attività informativa, analisi di
sistemi di videosorveglianza pubblici e privati, intercettazioni ambientali e
telefoniche è stato accertato che Paternò , il pomeriggio di quel tragico 11
luglio 2020, è andato inizialmente nell`azienda agricola dei D.M., e
precisamente da D.M.F., per reclamare la restituzione del credito, venendo però
convinto ad andare a prendere dei caffè in vista del successivo incontro con
tutti i soggetti interessati.

Approfittando del momentaneo
allontanamento, attraverso un vorticoso giro di conversazioni, con una fase di
frenetici contatti telefonici, gli altri coindagati raggiungevano D.M. e al
ritorno del Paternò, questo è stato colpito con armi da fuoco e da taglio. A
quel punto sempre D.M.F. è andato in un distributore di carburante per
prelevare un fusto di gasolio, poi utilizzato per distruggere il corpo di
Paternò.

Così si è sviluppato l’incendio
del fuoristrada con dentro il cadavere di Paternò in contrada Arceri, vicino ad
un vecchio casolare di campagna abbandonato.

Gli assassini di Paternò, legami con esponenti famiglie mafiose

Gli uomini che hanno ucciso
l’allevatore Paternò avevano contatti con esponenti delle famiglia mafiose di
Pietraperzia e Barrafranca e, più, in generale con contesti mafiosi, anche di
primo piano, della provincia di Enna. Per questo agli indagati per l’omicidio
dell’allevatore è stata contestata altresì la circostanza aggravante dell’associazione
a delinquere di stampo mafioso. Ma il gip non l’ha riconosciuta nell’ordinanza
– si aggiunge.

In ogni caso si spiega che
costante è stato il clima di intimidazione e di omertà che è emerso sulla
scorta delle dichiarazioni della maggioranza dei testimoni, compresi gli
appartenenti alla forestale che si sono sono occupati di domare l`incendio.
Quelli hanno omesso qualsiasi segnalazione in ordine alla presenza
dell`automezzo incendiato e del cadavere. Le posizioni processuali di questi
militari sono al vaglio dell`autorità giudiziaria.

Le attività di indagine hanno
fatto emergere un grave quadro indiziario, a carico degli indagati D.M.C.S. e
D.M.G., in ordine ad alcuni incendi avvenuti nello scorso mese di luglio in
aree agricole tra i comuni di Enna e di Pietraperzia. Tali reati sono stati
commessi per imporre la propria pretesa di utilizzare senza averne alcun
diritto quelle aree per i loro capi di bestiame, in sprezzo di qualsiasi
rispetto del diritto di proprietà. “Questi ultimi reati appaiono, ancora
una volta, sintomatici della pretesa degli indagati di imporre il controllo sul
territorio con modalità senza dubbio assimilabili a quelle delle consorterie
mafiose”, si sottolinea.

Oggi all’esecuzione delle misure cautelari ed alle connesse attività di perquisizioni hanno preso parte militari del comando provinciale di Enna, del Ros e dello Squadrone eliportato cacciatori di Sicilia. Una delle ordinanze cautelari è stata eseguita in Belgio attraverso i canali di cooperazione internazionale.

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