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Catania, Corte dei conti cita in giudizio Pogliese e Bianco

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Catania, Corte dei conti cita in giudizio Pogliese e Bianco

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mercoledì 17 Marzo 2021

Secondo la Procura erariale, tra il 2014 e il 2017 sarebbero stati premiati ingiustamente diversi dirigenti della Città metropolitana - ex Provincia - di Catania.

L’ex sindaco di Catania Enzo Bianco e l’attuale primo cittadino Salvo Pogliese sono stati citati in giudizio dalla Corte dei conti, per danno erariale, insieme a diverse persone che tra il 2014 e 2017 erano, a vario titolo, in rapporto con la Città metropolitana.

L’accusa: danno erariale di oltre 980 mila euro

Il provvedimento segue un’indagine della Guardia di finanza sull‘attribuzione dell’indennità di risultato ai dirigenti della Città metropolitana (ex Provincia) di Catania nei quattro anni presi in esame. Il danno erariale complessivamente subito dalla Città metropolitana di Catania è pari a 981.303,12 euro, contestato in quota parte a ciascun soggetto in relazione al proprio apporto causale.

Oltre a Bianco e Pogliese, la citazione in giudizio coinvolge Giuseppe Romano e Francesca Paola Gargano (nella qualità di commissari straordinari), Francesca Ganci (direttore generale), Ignazio Baglieri (segretario generale). E ancora: i componenti dell’Organismo indipendente di valutazione Roberto Cosio, Santa Strano, Renato D’Amico, Concetta Silvestra Furia. Giuseppina Burtone, Alfredo Lanaia, Diane Litrico (dirigente del servizio Affari generali e Risorse umane).

Dirigenti premiati per obiettivi mai definiti

Secondo la Procura erariale, nelle annualità considerate sono state rilevate “plurime criticità nel ciclo di gestione della performance, tali da determinare la violazione del principio di necessaria correlazione tra l’erogazione di premi e i risultati raggiunti, e rendere, dunque, ingiustificata, l’attribuzione dell’indennità di risultato ai dirigenti”, 8 nel 2014, 10 nel 2015, 7 nel 2016 e 7 nel 2017.

“In molti casi- spiegano i magistrati contabili – gli obiettivi assegnati ai dirigenti sono risultati generici e riferibili all’ordinaria attività dell’ente, in contrasto con la finalità di incentivazione del merito, oltre che identicamente riproposti nelle diverse annualità e talvolta già ricompresi in un diverso obiettivo o già raggiunti prima dell’approvazione del piano della performance. Inoltre, nelle annualità 2016 e 2017 è stata riscontrata l’assoluta assenza di predeterminazione degli obiettivi, poiché nel 2016 il piano provvisorio degli obiettivi è stato approvato solamente a novembre, mentre nel 2017 non risulta l’approvazione di alcun piano degli obiettivi, né definitivo né provvisorio. Infine, in tutte le annualità considerate è sempre stato erogato l’intero fondo per la dirigenza, anche quando gli obiettivi assegnati non erano stati integralmente raggiunti“.

Tutti, tranne Enzo Bianco, si avvalgono delle facoltà difensive preprocessuali

Nell’atto di citazione, disposto dalla Procura regionale della Corte dei conti su accertamenti espletati dal Nucleo di Polizia economico finanziaria (Pef) di Catania, viene riportata “la quota di danno imputata a ciascuno dei responsabili”: Giuseppe Romano 89.840,88 euro; Francesca Paola Gargano 58.094,49 euro; Vincenzo Bianco 144.184,46 euro; Salvatore Domenico Antonio Pogliese 18.798,05 euro; Francesca Ganci 147.935,38 euro; Ignazio Baglieri 148.210,46 euro; Vincenzo Cosio 70.035,63 euro; Santa Strano 70.035,63 euro; Renato D’Amico 70.035,63 euro; Concetta Silvestra Furia 18.798,05 euro; Giuseppina Burtone 18.798,05 euro; Alfredo Lanaia 18.798,05 euro; Diane Litrico 107.738,35 euro.

“Tutti gli invitati – si legge tra l’altro del documento – con eccezione di Vincenzo Bianco, si sono avvalsi delle facoltà difensive preprocessuali presentando le proprie deduzioni. Nessuno ha chiesto di essere sentito personalmente“. Le deduzioni difensive, secondo la Procura, presentano argomentazioni parzialmente sovrapponibili come “innanzitutto l’intervenuta prescrizione del diritto al risarcimento del danno” e che “i dirigenti sono legittimati passivi nel presente procedimento, avendo partecipato al processo di individuazione degli obiettivi e di valutazione della performance”.

La Procura rileva anche che “successivamente alla notifica dell’invito a dedurre, con decreto del 23 luglio del 2020 il sindaco metropolitano” in carica, Salvo Pogliese, “sia stato adottato un Atto di indirizzo per ripetizione somme ai dirigenti'”, cioè la restituzione all’Ente dei soldi, e sia stata “richiesta all’assessorato delle Autonomie Locali della Regione Siciliana la nomina di un Commissario ad acta per l’adozione dei provvedimenti conseguenti, considerato che tutti i dirigenti dell’ente si trovano in posizione di conflitto di interessi”. Ma per la Procura “nonostante ciò, il danno rimane attuale e concreto fino all’integrale recupero ed effettivo incameramento delle somme contestate”

L’attuale sindaco di Catania, Salvo Pogliese: “Accusa surreale”

“Nel massimo rispetto di ogni magistratura, questa iniziativa assunta dalla procura regionale della Corte dei Conti non posso che definirla surreale poiché, come rappresentante legale della Città Metropolitana, incarico che il sindaco del capoluogo democraticamente eletto svolge gratuitamente, ho solo doverosamente sottoscritto la conclusione di una procedura di un organismo indipendente che altri avevano nominato, relativa al periodo 2013-2017, quando ancora non si erano neppure svolte le elezioni comunali, avvenute com’è noto nel giugno 2018, ed ero ancora deputato al Parlamento Europeo”.

Lo afferma in una nota in merito all’atto di citazione in giudizio della Procura regionale della Corte dei Conti il sindaco di Catania Salvo Pogliese, che aggiunge: “Come amministratore pubblico che si dibatte quotidianamente tra mille difficoltà, devo rispondere di una vicenda di cui non potevo né conoscere i contorni, né tantomeno incidere, eppure mi ritrovo chiamato in causa senza fondate ragioni”. “Seppure non possa nascondere il dispiacere per le ingiustificate contestazioni che mi vengono mosse – conclude Pogliese – rimango tuttavia fiducioso che quando un organo terzo della magistratura valuterà serenamente i fatti, decreterà la mia palese estraneità ai rilievi che mi vengono inspiegabilmente contestati”.

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