Il Governo Musumeci ha avviato diversi progetti, ma l’emergenza è estesa e riguarda 139 km di costa in arretramento
PALERMO – “Guarda. Non c’è più spiaggia!” È ormai una esclamazione dei giorni nostri. Una piaga che sta corrodendo lentamente tutti i nostri litorali, le spiagge più belle d’Italia e con esse quel turismo che viene attratto da questi luoghi, ma non li trova più come sono stati pubblicizzati. La Sicilia non fa eccezione in questo fenomeno distruttivo frutto della mano dell’uomo oltre che dei cambiamenti climatici e dei fattori geologici.
L’uomo ci ha messo lo zampino
Non c’è dubbio che in molte di queste erosioni l’uomo ci abbia messo lo zampino, con interventi infrastrutturali marini non studiati, che hanno alla fine contribuito e accelerato i fenomeni idrogeologici e di scomparsa delle spiagge.
Una delle cause è la regimentazioni delle acque di torrenti e fiumi, che essendo intercettati prima della foce riducono l’apporto di sabbia e materiali che poi contribuiscono alla formazione dei litorali. Poi ci sono i fenomeni di prelievo di sabbia per farne materiale edilizio che aggravano una situazione già di per sé precaria. Secondo l’ultimo rapporto dell’Ispra, “Dissesto idrogeologico in Italia”, la Sicilia è tra le regioni con il maggior numero di chilometri di costa in erosione (139 km, fa peggio solo la Calabria con 161), in avanzamento del 15% tra il 2007 e il 2019.
Esempi lampanti di riduzione dei tratti di spiagge in Sicilia ce ne sono tanti: la foce del Simeto, nel Catanese, che in alcuni tratti in 20 anni si è ridotta addirittura di 200 metri. Altri casi si hanno nel litorale di Butera e sino a tutta la costa del Nisseno. Per non dimenticare ampi tratti del litorale tirrenico
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