Ersu Catania, borse di studio all’80% degli idonei nonostante il crollo dei contributi regionali - QdS

Ersu Catania, borse di studio all’80% degli idonei nonostante il crollo dei contributi regionali

Desiree Miranda

Ersu Catania, borse di studio all’80% degli idonei nonostante il crollo dei contributi regionali

sabato 19 Ottobre 2019

Il bilancio dell’Ente negli otto anni della gestione Cappellani: parla il direttore Caltagirone

CATANIA – “Abbiamo lavorato tanto e seppure tra mille difficoltà l’obiettivo principale è sempre stato quello di favorire i ragazzi, metterci a loro servizio nelle necessità legate la loro studio universitario. D’altra parte è questa la missione dell’Ersu”. Parla così il professore Alessandro Cappellani che, dopo circa otto anni d’attività, ha lasciato la guida dell’Ente per il diritto allo studio universiario (Ersu) di Catania per ricoprire la carica di direttore del Dipartimento di Chirurgia dell’Unict.

Otto lunghi anni caratterizzati da un’erogazione altalenante del fondo integrativo statale che, come spiega il direttore dell’Ente Valerio Caltagirone, “per legge deve essere dedicato alle borse di studio. Fondo che noi integriamo con le risorse che riusciamo a economizzare”.

Si parte da un contributo di 3,8 milioni del 2011 che negli ultimi tre anni è salito a circa 9 milioni, ma in mezzo ci sono stati degli alti e bassi. Tolto il 2012 che è l’anno di maggiore contributo con 9,4 milioni di euro, c’è poi una parobola discendente fino al 2016 che risale, come detto, negli ultimi tre anni, seppure per l’anno in corso è arrivato solo un acconto di 5,4 milioni di euro. Il picco più basso si è registrato nel 2015 quando per il fondo integrativo sono arrivati “appena” 3,6 milioni di euro.

Ogni borsa di studio comprende il pacchetto, soldi contanti, posto letto e pasti giornalieri per un importo totale di circa 5.400 euro per ogni studente. Con i fondi a disposizione non si riesce a coprire tutte le richieste così c’è chi risulta idoneo ma non ne usufruisce. Nel 2015/2016 si è soddisfatta la domanda per l’83 per cento mentre nell’anno successivo, “grazie a risorse interne che siamo riusciti a risparmiare” dice Caltagirone, si è riusciti a soddisfare tutti.

Finite le risorse aggiuntive, però, nel 2017/2018 le percentuali si sono di nuovo abbassate, al 70 per cento, per poi salire di nuovo all’80 per cento lo scorso anno. Per l’anno accademico appena iniziato si stanno facendo ancora i conti.

L’Ersu non si occupa di sole borse di studio e gli altri servizi li paga grazie al fondo di funzionamento regionale. Guardando i grafici forniti dall’ente, però, si nota subito un crollo del contributo. Dagli 8,2 milioni del 2011 si è passati ai 3,4 del 2019. Gli anni intermedi mostrano un progressivo peggioramento fino ad arrivare alla cifra più bassa che è quella di quest’anno.

“Noi però i servizi dobbiamo darli lo stesso e se pensiamo anche che il personale, in questi anni, è sempre meno numeroso, è evidente che facciamo il possibile, ma non sappiamo ancora fare i miracoli. Cerchiamo di favorire i ragazzi, ma possiamo arrivare solo fino a un certo punto”, afferma il direttore.

In questi anni, per cercare di fare economia, sono state dismesse anche alcune residenze. “È vero che adesso abbiamo meno posti letto a disposizione per un totale di 654 mentre nel 2011 erano circa 890, ma in alcune i ragazzi non volevano andare perché decentrare, in altri casi invece il costo medio a letto era troppo elevato. Stiamo cercando altre spazi per residenza, ma devono avere dei requsiti specifici, prima fra tutti il fattore antisismico, ma non è semplice e ad oggi siamo a zero”, conclude Caltagirone.

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