Esplode la richiesta di cibo, +40%, crescono i nuovi poveri - QdS

Esplode la richiesta di cibo, +40%, crescono i nuovi poveri

redazione

Esplode la richiesta di cibo, +40%, crescono i nuovi poveri

giovedì 23 Aprile 2020

Banco alimentare: “Ci chiamano persone che non sanno come sfamare i figli”

ROMA – In seguito all’emergenza Coronavirus “abbiamo raggiunto il picco di aumento del 40% come media nazionale, con punte sicuramente più alte in Campania, Calabria e Sicilia”: è l’allarme lanciato da Giovanni Bruno, presidente nazionale del Banco Alimentare, la rete nazionale che da 30 anni raccoglie cibo (prodotti a lunga conservazione e freschi) da aziende e cittadini e lo distribuisce alle persone in difficoltà in tutta Italia.

Sono 21 le sedi territoriali e almeno 7.500 le strutture caritative convenzionate che usufruiscono dei suoi servizi. Normalmente vi operano 1.800 volontari ma con il lockdown sono venuti meno gli over 65. Ora sono circa 1200-1300, grazie alla disponibilità dei giovani. Fino ad un mese fa il Banco alimentare arrivava a soddisfare il bisogno di 1 milione e mezzo di persone in povertà. Oggi questo numero è destinato a crescere ancora, con l’ingresso di persone e famiglie che mai prima d’ora avevano sperimentato questa condizione. “Prima al nostro centralino nazionale arrivavano una o due telefonate di singoli cittadini – racconta Bruno -. Ora ogni giorno ci chiamano decine di persone. Sono preoccupate perché non sanno a chi chiedere aiuto, non sanno come sfamare i figli. Si vergognano di trovarsi per la prima volta in difficoltà”.

Secondo Bruno l’uscita dalla crisi sanitaria non porterà automaticamente alla soluzione dei problemi sociali. Anzi, sarà il contrario: “Le cifre sono destinate ad aumentare”, avverte, “altrimenti è a rischio la coesione sociale”. A Cosenza, ad esempio, dalle 60 persone aiutate normalmente si è passati in due settimane a 600. Il Banco alimentare ha lanciato raccolte fondi e sollecitato le grandi catene di distribuzione a promuovere iniziative come la “spesa sospesa”.

“Le industrie alimentari che solitamente contribuiscono hanno risposto con grande generosità – afferma Bruno -, aumentando le quantità. E sono arrivate aziende nuove, che prima non collaboravano”. Tra le tante storie belle c’è stata la solidarietà dei detenuti nelle carceri, che hanno raccolto soldi per donare alimenti tramite il Banco Alimentare. L’auspicio del presidente è che “una volta spenti i riflettori, come dopo i terremoti, la solidarietà a lungo termine non venga meno. La dimensione del cibo non è secondaria se si lavora in una logica di inclusione e coesione sociale”.

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