Sono oltre sette mesi che le eruzioni dell’Etna colpiscono pesantemente le aziende agricole presenti nell’area con danni spesso irreparabili alle coltivazioni ai quali si aggiungono i disagi per chi è costretto alla pulizia straordinaria delle canalette di scolo, o alla pulizia delle strade rurali. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento all’intensa emissione di cenere lavica collegata alla ripresa di una forte attività stromboliana dal cratere di Sud-Est. Un’ulteriore dimostrazione che siamo di fronte a cambiamenti per il vulcano – sottolinea Coldiretti – e che quindi bisogna avviare un nuovo sistema di interventi che salvaguardi anche gli imprenditori agricoli con norme celeri e ad hoc. Si tratta – afferma Coldiretti – di una emergenza continua, una vera e propria calamità quotidiana. Per pulire le strutture e le coltivazioni – conclude la Coldiretti – serve tempo, acqua e quindi l’impiego massiccio di manodopera con costi insostenibili.
Sull’argomento è intervenuto il presidente della Coldiretti di Catania, Andrea Passanisi. “L’attività dell’Etna in questo caso è straordinaria ma anche incessante. – sottolinea – Chi vive sul versante Ionico questo lo mette in conto trattandosi di un fenomeno aleatorio, diventa però un problema perché il fenomeno in questo caso è incessante; da sette mesi l’Etna erutta comportando un disagio sociale perché rallenta tutta la nostra vita quotidiana e l’attività commerciale, ma diventa un disagio anche di tipo economico per i danni meccanici sui frutti e un danno strutturale a chi ha le serre o segue il comparto orticolo e florovivaistico; è un problema anche di costi per quel che riguarda la pulizia ordinaria e straordinaria delle strade, delle canalette e delle serre.
Vorremmo quindi sensibilizzare tutti e in particolare la pubblica amministrazione perché allo stato di crisi occorre dare un seguito concreto, ossia: norme ad hoc rapide che compensino non solo lo sforzo morale ma anche quello economico visto che in sette mesi viene vanificato un anno di lavoro e si deve incominciare tutto da capo. Occorre – conclude Andrea Passanisi – maggiore sensibilità e comprensione dello stato d’animo e di crisi e delle difficoltà economiche che stiamo vivendo per tutelare il comparto agricolo che è uno dei capisaldi non solo del territorio catanese ma di tutta la nostra regione”. Una risposta ai problemi del territorio etneo, per la verità, è già arrivata circa due settimane fa dalla Regione Siciliana che, come riporta un comunicato, ha stanziato altri due milioni di euro per i danni subiti dai Comuni a causa della cenere vulcanica dell’Etna portando così a tre milioni i fondi destinati dal governo Musumeci alle amministrazioni colpite dall’incessante attività vulcanica.
Nello scorso giugno, infatti, era già stato trasferito un primo milione di euro, risultato insufficiente a coprire le spese sostenute per rimuovere e conferire la cenere accumulata nelle strade e negli spazi pubblici e ripristinare la viabilità. I contributi andranno a coprire le somme già spese di 25 Comuni: Aci Bonaccorsi, Aci Sant’Antonio, Acireale, Fiumefreddo di Sicilia, Giardini Naxos, Giarre, Gravina di Catania, Linguaglossa, Maletto, Mascali, Mascalucia, Milo, Nicolosi, Pedara, Piedimonte Etneo, Ragalna, Riposto, San Giovanni La Punta, Sant’Agata Li Battiati, Sant’Alfio, Santa Venerina, Trecastagni, Tremestieri Etneo, Viagrande e Zafferana Etnea. La fetta più grossa di contributi in funzione delle spese sostenute dalle amministrazioni comunali – fra prima e seconda tranche di aiuti – è andata ai Comuni di Riposto (487 mila euro), Giarre (465 mila euro) e Zafferana Etnea (388 mila euro), seguiti da Santa Venerina (250 mila euro) e Pedara (173 mila euro).
Roberto Pelos