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Eutanasia, parte oggi la raccola firme per il referendum

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Eutanasia, parte oggi la raccola firme per il referendum

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giovedì 17 Giugno 2021

Se entro il 30 settembre non saranno consegnate in Corte di Cassazione almeno 500.000 firme autenticate e certificate non sarà più possibile in questa legislatura approvare il referendum.

Parte oggi la raccolta firme per il referendum sull’Eutanasia Legale promosso dall’Associazione Luca Coscioni. Per raccogliere le necessarie 500.000 firme entro il 30 settembre, i primi tavoli saranno allestititi subito a Milano (angolo tra Corso Garibaldi e via Statuto) e Roma (Largo Argentina), mentre entro il 30 giugno saranno organizzati in tutta Italia.

A presentarla è stata oggi l’Associazione Luca Coscioni durante la campagna tenutasi presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati. Il referendum per l’Eutanasia Legale è stato depositato su iniziativa dell’Associazione Luca Coscioni lo scorso 20 aprile in Corte di Cassazione.

Il testo prevede una parziale abrogazione dell’art. 579 del codice penale (omicidio del consenziente), che impedisce la realizzazione di ciò che comunemente si intende per ‘eutanasia attiva’ (sul modello olandese o belga). Tra le altre persone malate assistite dall’Associazione Coscioni, c’è Mario che si era visto negare da Asl e Tribunale la possibilità di accedere al suicidio assistito.

E’ notizia di ieri che, con una nuova ordinanza storica e la prima del genere in Italia, il Tribunale di Ancona ha ribaltato la decisione precedente, imponendo alla Asl di verificare le condizioni del paziente per accedere al suicidio assistito, attuando di fatto la sentenza Cappato.

“Ho vissuto una vita da persona libera. Vorrei essere libera di morire nel migliore dei modi”. Sono queste le parole di Daniela paziente oncologica di 37 che avrebbe voluto poter scegliere di porre fine alle sue sofferenze, ma non ha fatto in tempo a ricorrere al suicidio assistito, perché è morta lo scorso 5 giugno.

A rendere pubblico il suo appello in un video messaggio trasmesso in occasione della Conferenza stampa dell’Associazione Coscioni, in occasione dell’avvio della raccolta firme sul referendum per l’eutanasia. Daniela era pugliese e affetta da una grave forma di tumore al pancreas, senza speranza di guarigione, ma voleva essere ‘libera di morire nel migliore dei modi’ accanto ai suoi cari. Aveva contattato l’Associazione Coscioni e a febbraio aveva chiesto alla Asl di Roma, dove viveva, la verifica delle condizioni necessarie per poter ricorrere, in applicazione della sentenza della Corte Costituzionale, al suicidio assistito.

La risposta negativa fece impugnare a Daniela il diniego ricevuto e ricorre d’urgenza al Tribunale di Roma. L’udienza viene fissata per il 22 giugno. Considerata l’urgenza, viene chiesto di anticipare la decisione ma nessuno ha mai risposto. Daniela è morta il 5 giugno. La visita di verifica della sua condizione da parte dell’ASL di Foggia era programmata per il 7 giugno, 2 giorni dopo.

“E’ inaccettabile che chi è nelle condizioni di Daniela sia costretta a un simile calvario. I malati non possono aspettare i tempi della burocrazia”, è il commento Filomena Gallo e Marco Cappato, segretario e tesoriere dell’Associazione Coscioni. “Urge una legge per poter garantire la possibilità di scegliere se porre fine alle proprie sofferenze insopportabili. Di fronte al silenzio del Parlamento il referendum è l’unica possibilità per rendere l’eutanasia legale in Italia”.

“Daniela non ha fatto in tempo ad avere risposta alla sua richiesta di suicidio medicalmente assistito e nemmeno ad andare all’estero per ottenerlo, perché è morta prima” e “ci sono migliaia di malati in questo momento che si trovano in quelle condizioni di sofferenza: questa è la ragione dell’urgenza del referendum”.

Lo ha detto Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, durante la conferenza stampa sul referendum per l’eutanasia. “Dobbiamo dare una risposta netta – ha aggiunto – ai molti che dicono ‘prima o poi arriverà una legge sull’eutanasia, pian piano cambierà la mentalità’. Questo ragionamento se dal punto di vista teorico può esser comprensibile, non può essere accettabile per le persone che hanno pochi mesi o poche settimane per esercitare la propria scelta.

Siamo stati assolti, con Mina Welby, per il caso di Davide Trentini, – ha concluso Cappato – ma abbiamo aspettato 4 anni e 9 udienze di tribunale. Può un malato terminale aspettare così tanto?”.

“Se entro il 30 settembre non saranno consegnate in Corte di Cassazione almeno 500.000 firme autenticate e certificate non sarà più possibile in questa legislatura approvare il referendum”, quindi significa nella migliore della ipotesi “avere una legge tra, 4 o 5 anni, forse 7-8 anni”. Ha proseguito Marco Cappato.

Un referendum reso necessario, ha precisato, dal fatto che: “la sentenza della Corte Costituzionale tiene fuori due fattispecie di pazienti: chi non è tenuto in vita da sostegni vitali, ad esempio i malati di cancro come Daniela, e i pazienti che non sono in grado di darsi la morte da soli, perché immobilizzati totalmente e che quindi avrebbero bisogno dell’eutanasia.

Ecco perché è urgente in questo momento la mobilitazione per la raccolta delle firme”. Chiunque, ha concluso Cappato, “può partecipare alla campagna referendaria, che vede già oltre 5.000 volontari che si sono registrati e centinaia di autenticatori”.

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