PALERMO – L’emergenza sanitaria ha colpito duramente l’economia nazionale, ma soprattutto quella del Mezzogiorno che, secondo le previsioni di Svimez, stenterà ancora per molto a riprendersi. Una possibile molla per la ripartenza dell’economia siciliana potrebbe essere rappresentata però dall’export. A sostenere questa tesi anche Salvatore Martorana, consulente per l’internazionalizzazione all’aeroporto di Palermo, nonché proprietario della famosa casa d’abbigliamento Gregory, ex presidente al tavolo tecnico dell’anca per l’Expo di Milano ed ex city manager del Comune di Palermo.
“Già prima del Covid-19 ero a lavoro per creare una nuova opportunità di business per la nostra terra, creando un mercato parallelo con il servizio cargo di cui ancora la Regione non è dotata, con un investimento pari a 2 milioni e mezzo di euro. Adesso stiamo riaprendo i lavori all’aeroporto di Palermo affinché già dai primi giorni dell’anno nuovo possa essere disponibile la nuova piattaforma prevista per dare il via a una nuova ondata di freschezza per l’economia siciliana. Questo grazie alla collaborazione di tantissimi produttori siciliani del settore agroalimentare che si uniranno presto in un’unica sigla, per essere rappresentati direttamente a Bruxelles in Europa e interloquire con l’assessorato all’Agricoltura per i fondi Ue e per gli investimenti in Sicilia”, chiosa Salvatore Martorana.
PER UN EXPORT “VELOCE”, IL PROGETTO DEL SERVIZIO CARGO
Il consulente per l’internazionalizzazione di Punta Raisi ambisce direttamente alle eccellenze siciliane: “La nostra Sicilia si trova in una posizione geografica strategica tale da consentirle (almeno potenzialmente) di diventare il centro del Mediterraneo, ovvero il principale snodo per il commercio tra Occidente e Oriente, tra Sud Europa e Africa. Ma può soprattutto portare in giro per il mondo i suoi prodotti agroalimentari: il pomodorino ciliegino e datterino, che rimangono in mano alla grande distribuzione penalizzando i produttori e incrementando il caporalato; i fichi d’india che a New York vengono pagati fino a 18 dollari l’uno; le fragoline di bosco; la carota di Ispica; le alici; i dolci; l’olio e tanto altro. Molti di questi prodotti necessitano di trasporti veloci affinché non si deteriorino, cosa che può essere garantita soltanto dal servizio cargo. I produttori potranno così utilizzare la piattaforma per prenotare velocemente il primo aereo disponibile – spiega -. Se questo servizio fosse esistito già prima dell’emergenza sanitaria, avrebbe sicuramente ammortizzato la crisi esistente e il traffico ridotto all’interno degli aeroporti della nostra regione, così come avvenuto in Cina. Lo stesso aeroporto potrebbe rappresentare un ponte di sviluppo ulteriore, invitando gli imprenditori del Nord Europa a investire in Sicilia. I floricoltori olandesi, per esempio, potrebbero investire in Sicilia per le coltivazioni ed esportare i prodotti nei loro Paesi. Serve che la nostra regione inverta il senso di marcia, senza esportare più il raccolto da lavorare altrove, come successo troppo spesso nel caso delle olive per la produzione dell’olio, ma attraendo investimenti per un’agricoltura circolare, che vada dalla piantagione al riciclo degli scarti”.
DAL RECOVERY FUND POSSIBILI NUOVI SVILUPPI
Poco fiducioso sulle capacità e sulle volontà politiche della classe dirigente, Martorana punta dritto alle opportunità offerte dall’Ue: “Con il Recovery Fund l’Europa metterà a disposizione dell’Italia 209 miliardi di euro. Ma occorrerà presentare progetti che possano giustificare le somme spese e che possano contribuire allo sviluppo del territorio. Prevedo uno svuotamento della Sicilia da qui a qualche anno se non si farà qualcosa il prima possibile. Bisogna far tornare la gente che andata via, mettendola in condizione di poter godere di una vita dignitosa e di un contesto differente da quello attuale – continua -. Questo potrebbe avvenire anche trasformando i piccoli paesini siciliani di pochissimi abitanti in veri e propri centri turistici. Le case dei pochi cittadini rimasti potrebbero essere trasformati in b&b, hotel e home restaurant in grado di accogliere turisti alla ricerca di scorci paesaggistici straordinari e piatti tipici del territorio. Per esempio Aliminusa, in provincia di Palermo, si trova a due passi da Termini Imerese e si affaccia sulla Valle del Torto, prestandosi benissimo a questo scopo. Le stesse strutture ricettive potrebbero essere valorizzate e, allo stesso tempo, essere veicolo di valorizzazione grazie alla custodia di tutti quei reperti archeologici che giacciono nei magazzini senza essere inventariati e senza le dovute misure di sicurezza, attraendo così nuovi turisti. Invece la Regione e la Marina militare non sanno nemmeno dove conservare uno dei due sommergibili unici al mondo ritrovato nei fondali di Augusta, ancora non disponibile per eventuali visitatori”.
NECESSARIA UNA STRATEGIA DEL GOVERNO REGIONALE
Martorana auspica una pianificazione regionale a 360 gradi mirata allo sviluppo del tessuto economico che possa dare una boccata d’ossigeno alle famiglie e arginare la “fuga dei cervelli”: “È dovere del governo regionale, se ne comprende l’importanza, supportare l’economia siciliana prevedendo un progetto di ampio respiro con il coinvolgimento diretto – e sinergico – soprattutto degli assessorati al Turismo, ai Beni culturali, all’Agricoltura che non dovrebbero essere separati tra loro. Una vision precisa che si traduca in fatti reali e che misuri i risultati ottenuti strada facendo, aggiustando il tiro. Ho avanzato le mie richieste al Presidente della Regione – Nello Musumeci – e spero che possa cominciare a cambiare qualcosa per assicurare un futuro alle nuove generazioni. Anche in vista delle terribili previsioni regionali di Svimez che preannunciano soltanto l’1% di crescita e un calo del -7% dei consumi per la nostra Sicilia”.