Fa ritrovare il corpo dell' amante. "L'ho uccisa". Ma poi ritratta - QdS

Fa ritrovare il corpo dell’ amante. “L’ho uccisa”. Ma poi ritratta

redazione web

Fa ritrovare il corpo dell’ amante. “L’ho uccisa”. Ma poi ritratta

venerdì 07 Agosto 2020

L'assassinio era avvenuto cinque anni fa. Un pescatore di 46 anni si è presentato ieri ai Carabinieri e ha confessato. Anche che faceva prostituire la vittima, una donna romena di 33 anni. Ma oggi, come ha riferito l'avvocato, si è rimangiato tutto

La scomparsa di Ruxandra Vesco, cittadina romena nel 2015 aveva 33 anni, è rimasta sulla scrivania di qualche ufficio investigativo dall’ottobre di cinque anni fa fino a quando ieri Damiano Torrente, un pescatore di 46 anni, si è presentato in una stazione dei Carabinieri di Palermo dicendosi pentito e confessando l’omicidio della donna.

Ha detto di averla strangolata con una corda e di aver gettato il corpo avvolto in due sacchi da giardinaggio da monte Pellegrino.

Vigili del fuoco e Carabinieri dopo le indicazioni hanno trovato un teschio e ossa umane e brandelli di indumenti.

Dopo la confessione, ritratta

Ma all’indomani della confessione, Torrente ha ritrattato: “Non sono stato io a ucciderla, quando ho confessato ero sotto l’effetto della droga”.

Ieri l’uomo aveva raccontato il suo avvicinamento a Dio, il pentimento e la sofferenza confermata anche dal prete che ha raccolto, in confessionale, il suo racconto inducendolo a confessare.

Poi però ha fatto marcia indietro.

La nuova versione riferita dall’avvocato

A riferire il colpo di scena è stato l’avvocato Alessandro Musso che difende Torrente: “Ha raccontato anche che nel 2019 aveva già confessato una volta l’omicidio della donna e di tutti i suoi parenti alla Squadra Mobile ma la polizia fece indagini, non trovò il corpo della vittima dove indicato e trovò, invece, in vita i parenti che diceva di aver ucciso così la vicenda fu archiviata in fase di indagini preliminari”.

La confessione di ieri

Nella confessione Torrente ha detto di aver conosciuto la donna nell’estate 2015 all’Addaura.

Da lì ne è nata una relazione fatta di emarginazione, miseria e violenza: Ruxandra diviene l’amante di Torrente che poi la fa prostituire e infine la uccide quando lei minaccia di denunciarlo.

“Era una senzatetto – ha spiegato – perché il marito con cui viveva ad Alcamo insieme ai figli, l’aveva buttata fuori casa. Tra noi è nata una relazione sentimentale e sessuale”.

Ruxandra viveva di espedienti dopo avere lasciato marito e figli. Quando Torrente conobbe la vittima la moglie era in Romania e lui racconta di aver ospitato Ruxandra nella sua villetta sul lungomare roccioso palermitano.

Quando la moglie è tornata lui ha portato l’amante nell’hotel san Paolo pagando il soggiorno.

La confessione dell’uomo mostra uno spaccato di degrado a Palermo tra prostituzione, usura, droga.

Torrente confessa di aver garantito un prestito di 2000 euro fatto alla vittima da un suo conoscente e che fino alla restituzione della somma Ruxandra doveva dare un interesse settimanale di 50 euro. Per questo la donna si prostituiva con la protezione di Torrente.

L’uomo ha confessato di usare cocaina (facendo il nome del pusher) così come Ruxandra e di gestire un giro di prostituzione nelle strade adiacenti il porto di Palermo.

L’indagato dice di aver ucciso la donna, il 13 ottobre 2015, perchè “non solo lei voleva trasferirsi a casa mia ma minacciava di denunciarmi dicendo che io facevo il magnaccia”

Su Facebook è stata creata la pagina “Truffatrice ad Alcamo” in cui Ruxandra viene accusata di essere un truffatrice seriale e di aver preso soldi anche ad anziani e a persone che non navigavano nell’oro promettendo posti di lavoro. Sulla pagina c’è anche una foto della donna e un’immagine della sua carta d’identità. Una persona dice di aver subito una truffa da 20 mila euro.

Una donna scrive: “Più di dieci famiglie alcamesi truffate, con importi minimi di 3.000 euro a un max di 80.000 costringendo gente umile e onesta che lavora con guadagni minimi o addirittura disoccupati a vendersi oro, terre, per far sistemare i propri figli, con false promesse di lavoro, continue bugie, con falso nome, falsa professione, falsi nomi di persone del parlamento, protetta dalla propria famiglia gira tranquilla per le vie della città come se nulla fosse, quindi per evitare che altre persone vengano truffate fermiamola …”.

Il percorso di “redenzione”

Il sacerdote che ha assistito nel suo percorso di “redenzione” l’indagato spiega: “Era addolorato, si è pentito. La porta del suo cuore l’aveva già spalancata al Signore. Ritengo di aver letto nel suo racconto tanto dolore, tanta sofferenza e un sincero pentimento”.

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