Fallimento Do.si.an., la Finanza esegue misure cautelari - QdS

Fallimento Do.si.an., la Finanza esegue misure cautelari

redazione web

Fallimento Do.si.an., la Finanza esegue misure cautelari

martedì 28 Luglio 2020

Agli arresti domiciliari per bancarotta fraudolenta tre tra amministratori e soci dell'azienda del Catanese che si occupa di impianti telefonici, divieto di attività d'impresa per una quarta. Sequestrati beni per quasi un milione e mezzo di euro

Tre tra amministratori e soci della Do.si.an srl, società di Pedara (Catania) del settore degli impianti telefonici sono stati arrestati dalla Guardia di finanza di Catania per bancarotta fraudolenta, sia per distrazione e sia documentale, nell’ambito delle indagini sul fallimento della società.

Sono stati posti agli arresti domiciliari Alfonso Croazzo, di 74 anni, Antonio Alfio Messina, di 32, e Silvestro Zingale, di 29.

Per una quarta persona, Antonino Zingale, di 51, padre di Silvestro, è stato emesso il divieto ad esercitare attività d’impresa per un anno.

Le Fiamme Gialle hanno eseguito un provvedimento emesso dal Gip del Tribunale etneo e sequestrato l’azienda Catania Impianti srl, quattro appartamenti e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di circa un milione e quattrocentomila euro.

L’indagine, condotta dai militari della Tenenza della Guardia di Finanza di Acireale, ha portato alla luce una serie di sistematici atti illeciti compiuti per appropriarsi indebitamente delle risorse economiche aziendali utili a soddisfare i creditori, tra cui principalmente l’Erario, che vanta un credito complessivo di circa 7,5 milioni di euro.

Secondo gli inquirenti l’espoliazione avrebbe avuto inizio dal 2013 attraverso la cessione, per un importo irrisorio e non riscosso, del principale ramo d’azienda dell’azienda fallita alla neo-costituita Catania Impianti, ovvero delle ricche commesse appaltate da importanti aziende telefoniche.

La proprietà e la gestione della nuova società sarebbero rimaste nelle mani dello stesso management della Do.si.an., i cui soci, peraltro, avrebbero ottenuto indebitamente dalla società fallita quattro immobili del valore di oltre 800.000 euro come liquidazione del valore, arbitrariamente stimato in eccesso, delle loro quote societarie.

Tra le altre condotte distrattive operate dai soci della società fallita anche l’indebito pagamento di circa 560 mila euro di fatture per operazioni inesistenti a favore di una ditta individuale riconducibile ad Alfonso Croazzo utilizzata come “cartiera” e poi anch’essa fallita e con un debito erariale per 13 milioni, il continuo e ingiustificato prelievo di denaro contante o la restituzione di finanziamenti mai realmente concessi per complessivi circa 100 mila euro.

Sarebbe poi stata anche presentata una denuncia di smarrimento della documentazione contabile della società per rendere impossibile la ricostruzione degli affari societari e di occultare le operazioni.

Il giudice ha affidato l’azienda sequestrata alla gestione di un amministratore giudiziario per cautelare i beni aziendali – evitando che gli stessi possano essere, ancora una volta, dispersi e sottratti alle ragioni creditorie – e, soprattutto, per garantire la prosecuzione dell’attività d’impresa Catania Impianti a tutela dei lavoratori.

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