Falsi certificati di invalidità, a Catania 5 medici in arresto - QdS

Falsi certificati di invalidità, a Catania 5 medici in arresto

redazione

Falsi certificati di invalidità, a Catania 5 medici in arresto

venerdì 22 Maggio 2020

Tra i destinatari dell'ordinanza del Gip anche il dottore che curò il boss Nitto Santapaola. Secondo la Procura, in cambio di laute somme di denaro, compilavano certificazioni alterate, idonee a far risaltare patologie talora inesistenti

CATANIA – Una rete di medici specializzati nella
“fabbricazione” di falsi certificati medici di invalidità. Si può riassumere
così il risultato di due anni di indagini dei carabinieri, tra ottobre 2018 e
gennaio 2020, che hanno portato agli arresti cinque medici specialisti, di cui
tre posti ai domiciliari, e al divieto di esercizio della professione per un
sesto “componente”. Secondo l’accusa, con certificazioni artate, hanno
consentito la fruizione di indennità d’accompagnamento o pensioni d’invalidità a
persone non aventi diritto.

Tra i sei medici destinatari dell’ordinanza cautelare del Gip di Catania, c’è anche Giuseppe Blancato, 69 anni, indagato, ma assolto, per essere stato individuato come il dottore che curò il boss Nitto Santapaola durante la sua latitanza. Assieme al reumatologo Antonino Rizzo, di 59 anni, è stato condotto dai carabinieri in carcere. Ai domiciliari sono stati posti Carmelo Zaffora, 61 anni, psichiatra, e direttore facente funzioni del modulo complesso Catania Nord del dipartimento di Salute Mentale di Catania; Sebastiano Pennisi, 58 anni, fisiatra dell’Asp di Catania nel Poliambulatorio di Ramacca; e Filippo Emanuele Natalino Sambataro, 62 anni, cardiochirurgo del Centro Cuore Morgagni di Pedara e presidente del Consiglio Comunale di Paternò. Per Innocenza ‘Barbara’ Rotundi, di 55 anni, disposto il divieto di esercitare la professione per un anno. I reati contestati sono truffa, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, falsa perizia e frode processuale.

L’operazione Esculapio, secondo la Procura di Catania, ha fatto emergere “un articolato quanto fraudolento sistema criminale diretto a far conseguire ai loro assistiti, generando certificazioni ideologicamente false e amplificando la portata di talune patologie, le indennità di accompagnamento e/o pensioni di invalidità, nonché tutti i conseguenti benefici previsti dalla L. 104/92 a favore di soggetti che, diversamente, non ne avrebbero avuto diritto”. “L’impianto delinquenziale congegnato – ritiene la Procura – ha permesso di realizzare cospicui profitti alle parti interessate, vale a dire agli stessi sanitari e ai loro assistiti, procurando, di contro, un notevole danno all’erario, ancora in via di quantificazione”.

Al centro dell’inchiesta con 21 indagati, tra assistiti e medici, 12 casi di falsi invalidi. Le indagini, avviate anche grazie alla collaborazione di dirigenti dell’Inps di Catania, sono iniziate su Rizzo e Blancato che, è la tesi dell’accusa, nel seguire le pratiche di numerosissimi assistiti si avvalevano di una fitta rete di altri loro colleghi specialisti (cardiologi, fisiatri, psichiatri e neurologi, alcuni di questi dipendenti dell’Asp di Catania) che, ritiene la Procura, in cambio di laute somme di denaro compilavano certificazioni mediche alterate nella loro essenza se non del tutto false, idonee a fare risaltare patologie inesistenti o, comunque, difformi rispetto alla reale gravità.

Gli assistiti venivano istruiti dai medici affinché in sede di valutazione innanzi le competenti commissioni mediche accentuassero, fraudolentemente, le loro patologie e, in particolare, quelle concernenti le capacità cognitive e di deambulazione, anche utilizzando, inappropriatamente, presìdi sanitari (pannoloni, sedie a rotelle, stampelle) per accentuare la gravità della patologia in esame. Questo induceva all’errore prima la Commissione medica dell’Asp di Catania e poi la Commissione sanitaria dell’Inps. Secondo l’accusa, grazie al sistema concepito da Blancato e Rizzo gli specialisti compiacenti avrebbero avuto importanti benefici economici, nell’ordine di migliaia di euro mensili e, conseguentemente, ai loro assistiti di ottenere importanti privilegi economici e lavorativi non dovuti.

“All’autorità giudiziaria e ai carabinieri di Catania va il sentito apprezzamento delle istituzioni regionali per i risultati di questa attività investigativa, rinnovo l’invito sempre più pressante a tutti i cittadini affinché denuncino comportamenti che ritengono illeciti”, ha dichiarato l’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza commentando l’operazione.

Razza ha anticipato che “l’Asp di Catania, ovviamente, si farà parte civile nel processo e adotterà i provvedimenti disciplinari sui propri dipendenti. Ma in questa situazione come nelle altre passate ed in quelle future esiste solo una misura: essere inflessibili con chi commette reati”.

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