Fase 2, possibile ripartire con la collaborazione di tutti - QdS

Fase 2, possibile ripartire con la collaborazione di tutti

Ivana Zimbone

Fase 2, possibile ripartire con la collaborazione di tutti

venerdì 24 Aprile 2020

Task force di 80 esperti del Politecnico di Torino per realizzare in sicurezza la Fase 2. Ne parla con noi in esclusiva Alice Ravizza. Dai trasporti al lavoro, passando dai musei agli altri luoghi di aggregazione: con mascherine, guanti, app e buon senso

CATANIA – Dal Politecnico di Torino uno studio scientifico per realizzare in piena sicurezza la “fase 2” dell’emergenza sanitaria. La professoressa Alice Ravizza, membro del gruppo tecnico-scientifico di lavoro, spiega in un’intervista al Quotidiano di Sicilia come far sì che “ognuno protegga tutti”.

Guido Saracco, rettore del Politecnico di Torino

Una task force di 80 esperti tecnico-scientifici delle università piemontesi e di altre università e centri di ricerca, coordinati dal rettore del Politecnico di Torino – Guido Saracco -, ha elaborato specifiche linee guida da consegnare ai decisori politici per far ripartire il Paese in sicurezza. Il progetto, già adottato dalla Regione Piemonte, potrebbe consentire la ripresa delle attività nel più breve tempo possibile, ma anche il contenimento ottimale della diffusione dei contagi da Coronavirus. Aperto ai contributi di tutti, è disponibile gratuitamente in tutte le sue parti sul sito web www.impreseaperte.polito.it.

#OGNUNOPROTEGGETUTTI, IL PROTOCOLLO E I SUOI CAMPI DI APPLICAZIONE

“Il nostro protocollo consente la sua applicazione nei luoghi di lavoro non sanitari (aziende manifatturiere, magazzini, aziende di servizio, ecc.), negli altri luoghi di aggregazione sociale con biglietto nominativo (es. teatri, concert halls, ecc.) o assimilabili a tali (musei e cinematografi con prenotazione dell’ingresso), nelle scuole di ogni ordine e grado, nei mezzi di trasporto pubblico. Esso dimostra come, con la collaborazione di tutti, è possibile far ripartire il Paese senza far crescere il numero dei contagi”, ha chiosato la professoressa Alice Ravizza.

La professoressa Alice Ravizza

Il progetto parte dall’assunto che, dotando i cittadini di mascherine e guanti e informandoli sui comportamenti adeguati da adottare, si possa affrontare serenamente la “fase 2” dell’emergenza sanitaria. A queste misure deve aggiungersi la corretta sanificazione dei locali e dei mezzi pubblici, nonché la responsabilità di chi si trovi sui luoghi di lavoro o di formazione, favorendo quanto più possibile smart working ed e-learning. Tuttavia, esistono situazioni in cui non si può fare a meno della propria presenza ed è auspicabile che ciò possa avvenire senza rischi per la propria salute: “Gli studenti del Politecnico di Torino hanno continuato a sostenere gli esami e a seguire le lezioni online, ma alcune attività necessitano di una verifica all’interno dei laboratori dove sono presenti i macchinari. Così ospitiamo gli studenti in guanti e mascherina, dividendoli a scaglioni e sanificando correttamente i locali”, ha spiegato la professoressa.

“MASCHERINE DI COMUNITÀ”, NON MASCHERINE IN DEROGA”

A parte la distanza di sicurezza e le norme igieniche, secondo il gruppo di ricerca è possibile proteggere tutta la cittadinanza grazie a delle mascherine diverse dalle FFp2 e FFp3: “Facendo un calcolo, ci siamo resi conto di come solo in Piemonte occorrano in un mese 60 milioni di mascherine per far sì che tutti i cittadini le abbiano e le possano cambiare spesso. Un simile approvvigionamento comporterebbe il grave rischio della loro carenza presso le strutture sanitarie che ne hanno più necessità – ha continuato -. Così abbiamo analizzato le mascherine in deroga, consentite dal decreto “Cura Italia”, e ci siamo accorti di come la loro prestazione filtrante sia estremamente bassa. Ma abbiamo anche trovato la soluzione al problema nelle mascherine di comunità. Si tratta di dispositivi di sicurezza in melt-blown, materiale di facile reperimento. Esse hanno una prestazione inferiore rispetto ai dispositivi medicali, ma garantiscono un filtraggio dell’80%. Questo significa che i soggetti sani o asintomatici possono utilizzarle con la garanzia del risultato sperato, se indossate da tutti. E che l’Italia sia in grado di produrne senza troppe difficoltà”.

TRASPORTO PUBBLICO, PROTOCOLLO PER VIAGGIARE

Il piano del gruppo di ricerca del Politecnico di Torino consentirebbe anche ai trasporti di ripartire in sicurezza, in tutte le loro declinazioni: tram, bus, metropolitane, aerei, treni.
“A tal proposito, siamo partiti dal presupposto di trovarci davanti a tre grandi attori coinvolti: i passeggeri; le aziende che gestiscono il parco mezzi; i luoghi di lavoro, di istruzione o tutti gli altri in cui si recano i passeggeri stessi. Per un trasporto sicuro, i fruitori devono indossare mascherine e guanti, che devono essere poi gettati subito dopo l’abbandono del mezzo, al quale deve essere eseguita una corretta e costante sanificazione. Gli stessi criteri devono essere adottati per i luoghi secondari, che devono ospitare poche persone per volta, con i dpi adeguati e nel rispetto delle distanze di sicurezza, oltre che dell’igiene dei locali”, ha aggiunto la professoressa Ravizza.

PIÙ DIGITALIZZAZIONE, PIÙ SICUREZZA

Nonostante il dibattito ancora molto acceso sulla presunta “mancanza di privacy” per i cittadini che acconsentissero all’uso delle App dedicate alla loro localizzazione, al fine di rintracciare tempestivamente i contatti dei possibili Covid-positivi, il progetto del Politecnico prevede ampio margine di “digitalizzazione” per la tutela della sicurezza.

Per le aziende, si legge sul rapporto il ricorso alle “tecnologie digitali o di analisi logistico-organizzativo”, tra le quali:

  • sistemi di simulazione degli spazi e dei flussi, come supporto alla classificazione dei luoghi e alla ri-organizzazione dei flussi;
  • sistemi in cloud di formazione e informazione disponibili su cloud aziendale e fruibili da smartphone;
  • sistemi di monitoraggio non invasivo della temperatura (termo-camera);
  • App o questionari online per la compilazione del diario dei sintomi e dei contatti sociali;
    App di tele-visita e di tele-consulto per l’identificazione precoce dei sintomi;
    sistemi di tracciamento della posizione e App di alert per avvertenza di assembramenti nel luogo in cui si è diretti;
  • metodi di formazione interattiva, realtà virtuale;
  • digitalizzazione dei documenti di trasporto (DDT, CMR, documentazione aziendale);
  • digitalizzazione dei mezzi di controllo agli ingressi, in sostituzione di tornelli o timbratrici.

“UE, STATO E REGIONI SOSTENGANO LE IMPRESE PER IMPEDIRE NUOVI CONTAGI”

A queste necessità corrisponde quella del “supporto economico alle imprese (…) con misure di finanziamento specifico da parte dell’Unione Europea, dello Stato o delle Regioni, al di là di quanto oggi disponibile”. Analogamente, serve valutare “quali dovranno essere le quantità di presidi sanitari e di prevenzione e protezione individuale (mascherine, gel, guanti, termometri, ecc.) di cui dovrebbe essere garantita la disponibilità a livello nazionale da specifiche misure governative con previsione di un aiuto economico per il loro acquisto (es. crediti d’imposta 6 o, meglio, aiuti a fondo perduto)”.

Le aziende avrebbero anche il compito di informare preventivamente del protocollo da seguire non solo il personale, ma persino tutti coloro che vi facessero ingresso occasionalmente o per la prima volta, con dei sistemi che possano impedirne l’accesso senza la presa visione.
Altre precise misure sono previste per il monitoraggio degli accessi in luogo chiuso, del posizionamento dei presenti all’interno, delle loro interazioni e della loro temperatura corporea. Ma anche per uno screening di ampio raggio rapido, costante ed economico attraverso strumenti innovativi, come visori IR (durante l’intera giornata lavorativa), App di diario quotidiano di autovalutazione dei sintomi, telediagnosi. Un “supervisore della sicurezza e della prevenzione da contagio” dovrebbe infine controllare che tutte le regole stabilite vengano effettivamente rispettate.

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