L’8 marzo ricorre la Giornata internazionale della donna, volgarmente chiamata “Festa della donna”. Per l’occasione QdS.it – assieme al vicedirettore Raffaella Tregua, che nel suo videomessaggio d’auguri anticipa le novità del Quotidiano di Sicilia che graviteranno intorno al pianeta Rosa – ha voluto raccogliere gli auguri e i pensieri di donne siciliane di successo. Ma anche riflettere sulle vere origini della Giornata e su come, ancora adesso, sia urgente intervenire sulle cause delle pari opportunità mancate.
Per questo, durante tutta la giornata di oggi, assisterete a una vera e propria “invasione” di donne sulle nostre pagine social e su QdS.it. Un’invasione pacifica di donne siciliane che hanno lasciato e stanno lasciando il segno nei più svariati contesti (culturale, sociale, artistico, politico, sportivo), che attraverso un videomessaggio sottolineeranno l’importanza della donna all’interno della società e faranno gli auguri alle nostre lettrici.
Vi invitiamo pertanto a seguirci durante tutta la giornata e a cercare gli auguri esclusivi di queste Donne che sicuramente riconoscerete o imparerete a conoscere nei nostri approfondimenti.
Falsi miti e leggende allontanano ancora la Giornata dalle sue vere origini che – in verità – sono squisitamente politiche (e di matrice socialista).
Al VII Congresso della II Internazionale socialista di Stoccarda nel 1907 parteciparono i più famosi marxisti di allora – come Rosa Luxemburg, Clara Zetkin e August Bebel, Lenin, Martov, Jean Jaurès – che, assieme alle decisioni su una possibile guerra europea e sul colonialismo, rivendicarono la lotta per l’introduzione del suffragio universale delle donne. Ma decisero di allearsi soltanto con i socialisti e non con le femministe borghesi, dando vita anche all’Ufficio di informazione delle donne socialiste, con Clara Zetkin alla segreteria.
La socialista statunitense Corinne Brown – promotrice dell’alleanza con le femministe borghesi – convocò una conferenza tenuta ogni domenica dal Partito socialista di Chicago nel Garrick Theater, chiamata “Woman’s Day”, il giorno della donna.
In quella sede si discusse dello sfruttamento delle donne operaie, delle discriminazioni sessuali, del diritto di voto. Il Partito socialista americano raccomandò a tutte le sezioni locali di dedicare l’ultima domenica di febbraio 1909 all’organizzazione di una manifestazione in favore del suffragio universale femminile.
Nella seconda Conferenza internazionale delle donne socialiste del 1910 venne istituita una giornata dedicata alla rivendicazione dei diritti delle donne. La ricorrenza – talvolta duramente repressa – non fu ripetuta tutti gli anni, né sempre nelle stesse date. A San Pietroburgo, l’8 marzo 1917 le donne scesero in piazza per chiedere la fine della Prima guerra mondiale e, dopo, parteciparono alle manifestazioni che decretarono il crollo dello zarismo.
L’8 marzo 1917 iniziò la Rivoluzione russa di febbraio. Nel 1921 la Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste, a Mosca, fissò proprio l’8 marzo la “Giornata internazionale dell’operaia“. In Italia si celebrò per la prima volta soltanto il 12 marzo 1922 su iniziativa del Partito comunista italiano. Nel 1925, anche in Italia cominciò a celebrarsi regolarmente l’8 marzo su indicazioni di Lenin che la trasformò il “Giornata internazionale della donna“.
L’8 marzo, dunque, non è originariamente una festa ma uno spazio di riflessione e di rivendicazione di pari opportunità.
L’agenda 2030 dell’Unione europea stabilisce tra gli obiettivi principali quello della parità di genere. Un miraggio, rispetto ai dati attuali.
Già Sigmund Freud, alla fine dell’800, evidenziava la differenza tra “sintomo” e “trauma”. A proposito di donne, complice delle discriminazioni di genere è proprio il tentativo di curare soltanto i “sintomi” del problema senza intervenire sulla sua radice.
Quote rosa e contrasto della violenza sulle donne sono indubbiamente azioni utili alla società e moralmente corrette. Ma rimangono pur sempre interventi circoscritti che non possono sortire gli effetti sperati se non corroborati da piani sistematici che – dopo aver individuato gli ostacoli che impediscono alla donne le stesse opportuità di scelta e di contributo all’interno della società rispetto agli uomini – rendano il gentil sesso indipendente e libero di esprimersi. Proprio sulla questione femminile economia, cultura, società, salute, welfare e lavoro mostrano tutta la loro interdipendenza.