ROMA – Con la recente mozione “Accanimento clinico o ostinazione irragionevole dei trattamenti sui bambini piccoli con limitate aspettative di vita” il Comitato nazionale per la bioetica (Cnb), riprende una riflessione iniziata con il documento “Questioni bioetiche relative alla fine della vita umana” (1995) e proseguita con il parere “Rifiuto e rinuncia consapevole al trattamento sanitario nella relazione paziente-medico” (2008). La Società italiana di Cure Palliative (Sicp), la Società italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia intensiva (Siaarti), la Società di Anestesia e Rianimazione pediatrica e Neonatale italiana (SernePi) e la Federazione Cure palliative (Fcp) esprimono un vivo apprezzamento per la decisione del Cnb di affrontare un tema così delicato e cruciale come l’eccesso di trattamenti nei minori, concordando pienamente con quanto puntualmente espresso nella mozione.
“Un ulteriore motivo di apprezzamento della mozione del Cnb – spiega una nota – è l’aver messo in chiara evidenza le due principali cause del cosiddetto accanimento clinico: la richiesta quasi istintiva, in particolare da parte dei genitori, di ‘fare tutto il possibile’ per il bambino, e la deriva ‘difensivistica’ della medicina. Entrambi questi atteggiamenti producono sofferenze nei bambini poiché vanno contro il loro beneficio complessivo e il superiore interesse del bambino come opportunamente definito dal Cnb. Peraltro, l’accanimento clinico produce anche sofferenze nei genitori e forte disagio morale nelle équipe curanti quando questi prendono coscienza di aver violato il bene globale del piccolo paziente nel praticare cure tecnicamente possibili ma eticamente, deontologicamente e giuridicamente non giustificate”.