Un fondo da oltre 21 milioni di euro per le attività commerciali siciliane colpite dal Covid di cui, però, non ha beneficiato nessuno.
Incredibile, se si pensa che per mesi imprenditori, negozianti, ristoratori, hanno lamentato che i soldi stanziati per il sostegno economico durante la pandemia non fossero mai stati abbastanza. Eppure questi 21 milioni e 690mila euro non sono mai arrivati a chi erano destinati, e cioè alle “attività commerciali o di ristorazione nei centri storici”, e alle “attività operanti nel settore dei matrimoni e degli eventi privati”.
La somma arrivava da un fondo che era stato istituito dal Ministero dell’Economia, e che aveva destinato questi oltre 21 milioni alla Regione siciliana per le categorie di cui sopra. La Regione, di conseguenza, aveva assegnato questo tesoretto alla Crias, cassa regionale per il credito alle imprese artigiane, società partecipata, che avrebbe dovuto gestire le somme.
Ma, scrive l’assessore alle Attività produttive, Edy Tamajo, “le risorse assegnate alla Crias, ad oggi, non sono state utilizzate”. E, con una nota inviata al presidente della Regione all’inizio di Marzo, chiede che queste risorse vengano “riprogrammate”.
Sì, ma come?
L’idea dell’assessore è stata quella di assegnarle ad un’altra partecipata della Regione, l’Irfis, che ha comunicato al dipartimento delle Attività produttive che avrebbe volentieri fatto uso di questi 21 milioni. Già, perché l’Irfis sta già gestendo dei fondi finalizzati al sostegno di operatori economici siciliani danneggiati dall’emergenza sanitaria, sotto forma di finanziamenti agevolati a tasso zero.
L’Irfis, durante la pandemia, aveva istituito un fondo per la concessione di finanziamenti a tasso zero in favore di micro, piccole e medie imprese con sede legale o operativa in Sicilia che avessero subìto perdite consistenti di fatturato, e in particolare in misura non inferiore al 30%. È stata stilata una graduatoria di imprese che ne avevano diritto, ma i finanziamenti sono stati concessi finora “solo” a 1294, per un totale di quasi 98 milioni di euro. Ed è qui che entrano in gioco le risorse della Crias, perché – dice Irfis – con quelle loro avrebbero potuto fare scorrere la graduatoria fino ad altri “2014 potenziali beneficiari considerati ammissibili alle agevolazioni di cui trattasi”.
E poiché, secondo l’Assessorato alle Attività produttive, “in entrambi i casi si tratta di interventi destinati a soccorrere le attività economiche ubicate nel territorio siciliano particolarmente danneggiate dall’emergenza da covid-19”, questo trasferimento è stato autorizzato.
Giusto, certamente, non sprecare queste risorse, ma due domande sorgono spontanee. La prima: com’è possibile che la Crias non abbia utilizzato quelle risorse per delle categorie sicuramente tra le più colpite dalla pandemia? E poi, siamo sicuri che tra le imprese nella graduatoria dell’Irfis, che adesso si vedranno riconosciuti questi finanziamenti, ci siano le attività per cui inizialmente questi fondi erano stati pensati? E cioè ristoratori e attività commerciali dei centri storici, attività nel settore dei matrimoni e dell’organizzazione di eventi.
Intanto la delibera è stata firmata dal presidente della Regione Schifani. I 21 milioni andranno all’Irfis, con buona pace dell’altra partecipata, la Crias, che forse li aveva dimenticati in un cassetto.