Editoriale

Formosa

In Portoghese, Taipei-Cina internazionalmente, ma per chi ci abita (circa 30 milioni) Repubblica di Cina, a regime semipresidenziale, un Parlamento, in atto una donna a presiedere lo Stato riconosciuto solo da 13 piccoli Paesi tra cui il Vaticano (vi sono 3,5% di cattolici).

Un’Isola di 37.000 Kmq, a 150 Km di distanza dalla costa della Cina, che la intende sua “provincia”, in uno ad Hong Kong e Macau già ormai assimilate, dopo che nel 1999 decadde il secolare trattato con la UK e il Portogallo fino ad allora governanti su di esse.

Ma non Taiwan. Vi si rifugiò in esilio il Maresciallo Chiang Kai-shek leader cinese e membro del Consiglio di sicurezza Onu con diritto di veto, dopo che fu sconfitto da Mao; ma espulsa dall’Onu nel 1971 quando l’Assemblea delle UN riconobbe la Cina Popolare detentore del seggio segnando la fine di Taiwan.

Da quel momento Isola indipendente, quasi sotto protettorato Usa, che le ha dato armi e promessa di protezione se attaccata, ma le sottrasse il riconoscimento lasciandola “bellissima”, ma sola. Spina nel fianco per Xi-Jinping che giorni fa con una esercitazione aereo-navale con proiettili veri, ha circondato l’Isola che riporterà quando vuole nella “Greater China”, oggi seconda potenzia mondiale.
Taiwan, nel mezzo di Paesi come le Filippine, Giappone, Indonesia, Australia, è considerata strategica dalla Cina nell’indo Pacifico ove, anche per l’alleanza con la Corea del Nord, rappresenta frontiera dalla quale tenere sotto scacco Mar cinese e Pacifico, oltre ad essere ricchissima di miniere d’oro, argento, tallio e prima al mondo nella produzione dei semiconduttori indispensabili in tutta la tecnologia moderna.

Negli 11 punti della possibile mediazione tra Russia e Ukraina, Xi pose al primo punto il “riconoscimento dei confini territoriali”, scritto riferendosi a Taiwan e precisando poi – di recente – a Macron che è “tutta la mappa mondiale” che bisogna rifare dando a ciascuno il suo territorio se alterato da guerricciole varie. Quanto a dire posso “imporre a Mosca” di ritirarsi da terre non sue se si concorda che Taiwan è mia! Orecchio da mercanti Usa che hanno esagerato nel mostrare verso l’Isola atteggiamenti di copertura. La visita della Pelosi (democratica) quando era speaker della Camera, ora la visita della Presidente taiwanese in California ed incontro ufficiale con l’attuale speaker McCarthy (repubblicano) e le dichiarazioni di Biden “difenderemo l’Isola fin quando sarà necessario” riecheggiano tempi kennediani.

Ma la Cina non vuole guerre. Intimidisce, è pronta a rovinare l’economia taiwanese con blocchi aeronavali, ma pensa, e fortemente, ad utilizzare le elezioni del 2024 a Taiwan attraverso il grande amico l’ex presidente di questa Ma Ying-jeoun che è nazionalista del Kuomintang, per creare un Commonwealth tra le due parti dando autonomia amministrativa a Taiwan ma “con tutti dentro la grande Cina”.
Insomma non un Putin ma un Kohl che unificò la Germania con intelligenza e senza guerre .
Esperemos.