Fse e Psr, avanti con calma mentre la Sicilia affonda - QdS

Fse e Psr, avanti con calma mentre la Sicilia affonda

Gaia Perniciaro

Fse e Psr, avanti con calma mentre la Sicilia affonda

martedì 29 Ottobre 2019

Venerdì scorso la 60esima riunione scientifica annuale della Società italiana degli economisti per parlare di fondi europei. In molti, tra i dirigenti intervenuti, danno la colpa ai regolamenti comunitari molto rigidi che comportano iter lenti

PALERMO – “Al 31 dicembre 2018 su 820.000.000 circa di dotazione del Fse abbiamo impegni giuridicamente vincolanti per 259.983.501,35 e spese certificate per 121.087.807,15”. A dichiararlo è, durante la 60esima riunione scientifica annuale (RSA) della Società italiana degli economisti (SIE), Giuliano D’Eredità, istruttore direttivo presso il dipartimento Istruzione e Formazione della Regione Siciliana e referente comunicazione Fse Sicilia che però non è per niente scoraggiato.

“I regolamenti comunitari – spiega D’Eredità – sono molto rigidi e comportano iter lenti, però ci permettono la massima trasparenza e la massima correttezza, preferiamo ciò ad una spesa indiscriminata. Il trend della nostra spesa è in continuo aumento e sappiamo che sarà possibile effettuarla fino al 2022. Sono attivi numerosi avvisi, ad esempio quelli per la certificazione linguistica nonché altri tipi ti certificazioni, patenti e brevetti più borse per la partecipazione ai master, e ne apriremo di nuovi. Intendiamo portare l’Fse ancora più vicino ai giovani, già le iniziative che abbiamo svolto sono in questa direzione e un esempio per tutti può essere Le Vie dei Tesori”.

In atto numerosi accordi tra il dipartimento Istruzione e Formazione della Regione Siciliana e tutti gli assessorati regionali. Un incrocio tra il mondo, le università e la scuola.

“Noi investiamo in capitale umano, motivo per cui la nuova sfida sarà avvicinare maggiormente la richiesta del mondo del lavoro alla formazione e ciò grazie ad istruttorie per capire quali sono i mestieri più richiesti, ma soprattutto le competenze che una persona deve avere per svolgerli, tutto ciò inserito in una normativa europea che rendano gli attestati validi non soltanto in Italia”.

Un pensiero particolare ai giovani viene anche dall’Assessorato all’Agricoltura. “Sono in dipartimento dal 15 maggio 2019 e allora ho trovato una spesa certificata di 629 milioni di euro su 2,2 miliardi ove protagonisti erano il biologico e i trascinamenti della vecchia programmazione. Nel tempo – commenta Dario Cartabellotta, dirigente generale del dipartimento Agricoltura – abbiamo dato un grosso impulso sui decreti che riguardano l’agricoltura e l’agroindustria, ma soprattutto l’inserimento dei giovani in agricoltura. In quest’ultima iniziativa abbiamo impegnato 260 milioni di euro, parliamo di 1.565 giovani in corso insediamento, laureati e specializzati, che hanno come obbiettivo l’innovazione e la diversificazione. Stiamo impegnando anche 25 milioni di euro per migliorare e allargare il comparto degli agriturismi in Sicilia. Va considerato che alcuni investimenti richiedono tempo, ovvero 24 mesi. In passato questo ufficio ha perso tempo poiché i bandi emessi prevedevano criteri di selezione troppo complessi che si sono tradotti in tempi lunghi per redigere le graduatorie e un contenzioso che ha raggiunto livelli elevatissimi, una misura che prevedeva 100 finanziamenti in agricoltura è stata bloccata ad esempio da 108 ricorsi al Tar. Un’altra iniziativa in cui credo è quella della Banca della terra, la ricognizione che ho fatto ha selezionato tra i 1500 i 2000 ettari.

A dirigere il dibattito Fabio Mazzola, delegato a coadiuvare il rettore nella cura dei rapporti con le istituzioni, con particolare riferimento alle politiche di finanziamento regionali, nazionali ed europee, che dice: “Occorre velocità e qualità. Quelli dei Fondi europei sono problemi che si ripetono: c’è la questione del tempo, ci si riduce ogni volta alla fine grazie alle procedure troppo complesse, e allo stesso tempo dobbiamo pensare che sugli stessi fenomeni esercitano effetti anche altre cose che la programmazione europea non può gestire”.

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