Governo: è alta tensione. Dopo Siri, il caso Trenta - QdS

Governo: è alta tensione. Dopo Siri, il caso Trenta

redazione

Governo: è alta tensione. Dopo Siri, il caso Trenta

domenica 05 Maggio 2019

Nuovo scontro Viminale-Difesa riguardo al tweet sui pescherecci siciliani "salvati". Occhi puntati sul prossimo Consiglio dei ministri che si svolgerà, verosimilmente, mercoledì prossimo

Nuova giornata di fuoco nel governo.

Mentre il caso Siri continua ad agitare non poco gli animi, altri fronti di scontro si insinuano minando la stabilità della maggioranza.

Il mancato passo indietro del sottosegretario leghista indagato per corruzione, la presa di posizione del premier Conte che difende la sua decisione, i grillini che hanno minacciato la conta e il vicepremier Salvini che non ha fatto nulla per dissimulare la rabbia pur non mettendo in dubbio la durata dell’esecutivo.
Insomma, la questione non sembra aver cambiato volto nelle ultime ore e a questo punto gli occhi sono puntati sul prossimo Cdm (verosimilmente, di mercoledì prossimo), al netto di novità come dimissioni in extremis.

Nel frattempo però un tweet della Difesa e la questione sicurezza diventano nuovi casi e di conseguenza altra benzina sul fuoco scatenando la bufera sulla ministro grillino Trenta.

Alle 11.47 il ministero della Difesa cinguettava: “#4 maggio: pescherecci italiani nel mirino delle motovedette libiche salvati dalla Marina Militare. Il ministro Elisabetta Trenta: grazie al coraggio e alla professionalità dell’Italian Navy si è evitato il peggio”.

Il tweet dopo un po’ è però scomparso dal profilo del ministero della Difesa che ha spiegato: “Quanto riportato da un’agenzia di stampa circa un salvataggio della Marina di alcuni pescherecci italiani nei pressi delle acque libiche è falso. Appresa la notizia abbiamo provveduto a rimuovere il tweet precedente”.

Sulla vicenda si è innescato così un nuovo scontro nel governo, questa volta tra Viminale e ministero della Difesa.

“Anziché chiedere alla ‘sua’ Marina Militare, il ministro Elisabetta Trenta si basa sulle agenzie di stampa e poi è costretta a rettificare. Non è informata e non approfondisce: preferisce polemizzare con il ministro Matteo Salvini e a criticare servitori dello Stato come il generale Riccò. Il ministro della Difesa faccia il ministro della Difesa. Le Forze Armate italiane meritano molto di più” si apprende da fonti del Viminale.

“Non ci era mai capitato prima di vedere un ministero, l’istituzione, usata a fini elettorali – dicono fonti della Difesa – In questo caso per attaccare il ministro Trenta. Non c’è molto da commentare, basta avere uno spirito democratico per comprendere la gravità dell’episodio. Dispiace che il Viminale, il cui titolare è Matteo Salvini, piuttosto che occuparsi della sicurezza del Paese, pensi a un tweet. Dispiace per l’Italia”.

A questo punto i Cinque stelle intervengono sul blog, accendendo la miccia sicurezza.

“Con i fatti di Napoli e prima ancora di Torino, Roma e San Donato milanese, non capiamo dove il Viminale trovi il tempo per occuparsi di un tweet. Forse farebbe meglio ad occuparsi della sicurezza del Paese. Gli stessi staff del Viminale sono pagati con soldi pubblici, degli italiani, per occuparsi a nome dell’istituzione della sicurezza dell’Italia, non per fare campagna elettorale. Possiamo comprendere il vivace confronto tra parti politiche, tra ministri, ma oggi si è superata una linea rossa. La Trenta non si tocca. Pensate a lavorare!” si legge in un post pubblicato sul Blog delle stelle.

“Non ci era mai capitato prima – si legge ancora nel post – di vedere un ministero, l’istituzione, usata a fini elettorali. In questo caso per attaccare il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, l’unico ministro ad aver avuto il coraggio di aprire dei dossier fino a qualche anno fa intoccabili, come ad esempio il tema uranio impoverito e la trasparenza nelle commissioni di valutazione dei militari”. “Oggi il ministero della Difesa, dunque l’istituzione, non il ministro Trenta, ha rettificato un tweet errato. Una sciocchezza nell’ordinario quotidiano. E cosa è accaduto? È accaduto che il Viminale ha attaccato senza alcun motivo la ministra. Non c’è molto da commentare, basta avere uno spirito democratico per comprendere la gravità dell’episodio. Usare una istituzione per muovere un attacco a fini elettorali era qualcosa a cui non eravamo abituati”.

In particolare sulla sparatoria di Napoli, Di Maio su Fb aveva scritto: “Una cosa è certa: serve più sicurezza, servono più uomini sul terreno. Più controlli, più prevenzione, che passa anche per un forte sostegno a chi è impegnato nel sociale per salvare i ragazzi dalle famiglie di Camorra e dai quartieri in difficoltà”.

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