Gregoretti, la Casellati decisiva per il sì al voto il 20 gennaio - QdS

Gregoretti, la Casellati decisiva per il sì al voto il 20 gennaio

redazione web

Gregoretti, la Casellati decisiva per il sì al voto il 20 gennaio

venerdì 17 Gennaio 2020

In Giunta per il regolamento ha fatto pendere la bilancia in favore della destra. Pd e M5s, "Grave, non è più super partes". Ieri le voci, smentite, su un colloquio tra la Presidente del Senato e Matteo Salvini.

Il pastrocchio sulla data del voto della Giunta delle Autorizzazioni a procedere del Senato sul caso Gregoretti, che aveva ha portato la destra ad appellarsi al regolamento del Senato, convocando per la mattinata di oggi la commissione ad hoc per sbrogliare la matassa, è finita tra le polemiche.

La presidente del Senato Elisabetta Casellati, di Forza Italia, ha infatti votato con la destra facendo pendere la bilancia a favore della tesi sostenuta dalle opposizioni.

“La presidente del Senato- ha commentato il capogruppo del Pd nel Palazzo Madama, Andrea Marcucci – non è più super partes e ha deciso diventare di parte: una situazione gravissima per il Paese”.

Anche la senatrice del M5s Alessandra Maiorino, ha affermato che la Casellati “con il suo voto insieme alle opposizioni ha rinunciato a essere arbitro e ha indossato la maglia di una delle squadre in campo”.

De Falco, inammissibile il comportamento della Casellati

“Il fatto che la Presidente del Senato prenda parte alle votazioni non è ammissibile”.

Lo ha detto il senatore del gruppo Misto Gregorio De Falco secondo il quale i “Presidenti delle Camere a causa della loro funzione istituzionale devono assicurare la propria terzietà e per secolare tradizione non prendono parte a nessuna votazione né in Assemblea, né nella Giunta per il Regolamento, e nemmeno, infine, nella Conferenza dei Presidenti di Gruppo”.

Oggi, invece, nella Giunta per il Regolamento “senza il voto della Presidente Casellati la proposta della Lega, di Forza Italia e di Fratelli d’Italia relativa alla Giunta per le Immunità, a parità di voti sarebbe stata respinta”.

Di conseguenza, poiché oggi scade il termine di 30 giorni che la stessa Giunta per il Regolamento ha appena stabilito essere perentorio, non essendo ancora stata votata la proposta di relazione del Senatore Gasparri, a termini di regolamento si sarebbe dovuto deferire la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del Ministro Salvini all’Assemblea, ai sensi dell’articolo 135-bis del regolamento del Senato.

“Con il proprio voto, invece la Presidente, unitamente a Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, ha imposto una deroga inutile alla regola appena approvata” ha protestato il senatore, concludendo:” Il Presidente del Senato, seconda carica dello Stato e vicario del Presidente della Repubblica, ancor più del Presidente della Camera, dovrebbe improntare la propria condotta alla più assoluta terzietà, non prendendo mai parte alle votazioni ma, quando previsto dal Regolamento, assumendosi le proprie responsabilità istituzionali, a garanzia di tutti i senatori”.

Un pastrocchio orchestrato da Gasparri

Il pastrocchio sulla data del voto su Salvini era stato orchestrato dal presidente della Giunta delle Autorizzazioni a procedere del Senato, Maurizio Gasparri.

Il rebus da sciogliere era legato alla sospensione delle attività del Senato dal 20 al 24 gennaio: in vista della campagna elettorale, niente riunioni di commissioni né sedute in Aula. Ma lo stop dovrebbe valere anche per la Giunta che deve decidere sull’autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro dell’Interno.

Invece, Gasparri ha insistito per il no. Così la battaglia è diventata sempre più politica, con proteste della maggioranza che ha abbandonato i lavori, richieste di ulteriori documenti per decidere e polemiche in punta di diritto.

Dopo un tira e molla fra la conferenza dei capogruppo e la presidente Casellati, finito con la fumata nera di mercoledì sera, ieri Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia avevano chiesto una votazione della Giunta per il regolamento, “l’unico organo titolato per interpretare quando votare”, come ha sentenziato in Aula il capogruppo leghista Massimiliano Romeo.

Una battaglia di Comunicazione

Bisogna comprendere che dietro il braccio di ferro sulla data del voto c’è una questione di Comunicazione: Matteo Salvini da quando ha ricevuto la richiesta di autorizzazione a procedere ha badato a presentarsi come un eroico “difensore dei sacri confini” della Patria dai “cattivi migranti” e la sua macchina della propaganda, chiamata “La Bestia” per la capacità di persuasione e di penetrazione sui social, ha fatto il resto.

Non a caso anche in questi giorni il leader della Lega, durante vari comizi abbia ripetutamente, ha sollecitato una decisione. “Colpevole o innocente, assolto o condannato ma decidano” ha urlato contro la “gente senza onore e dignità”, ossia tutti quelli che non la pensano come lui.

Perché l’eroe della destra, lo stesso che aveva chiesto “pieni poteri” puntando proprio sul consenso ottenuto con la bufala dei porti chiusi – in una nazione con 3.600 chilometri di coste -, aveva bisogno di essere “martirizzato” pubblicamente per ottenere il massimo dei risultati sotto il profilo della propaganda.

Salvini punta a fare il “martire”

Se, dunque, il 20 gennaio, prima delle Regionali, dunque, la Giunta presieduta da Gasparri dovesse concedere concessa l’autorizzazione a procedere per Salvini, il capo della Lega Nord potrebbe essere presentato da “La Bestia” come eroe punito da poteri oscuri per aver combattuto i cattivi migranti.

Non sarebbe un caso, insomma, che il presidente Gasparri – di Forza Italia come la Casellati e finora autore di due relazioni favorevoli a Salvini, quella per la Diciotti e quella per la Gregoretti – abbia puntato tutto sulla data del venti gennaio, sei giorni prima delle Regionali.

Venti gennaio data perfetta

Una data perfetta per ottenere il massimo risultato possibile sotto il profilo della propaganda.

Un’ostacolo al programma della destra era venuto però una settimana fa dalla sospensione delle attività di aula e commissioni dal venti al 24 gennaio, decisa all’unanimità dal Senato.

Uno stop, che è una consuetudine, per consentire ai parlamentari di partecipare alla campagna elettorale.

Se la regola valesse anche per la Giunta delle immunità, il caso Gregoretti andrebbe in standby e tutto sarebbe spostato a dopo le elezioni, facendo perdere a Salvini e alla destra l’occasione di far propaganda.

Le voci su un incontro Casellati-Salvini

I toni si sono nuovamente accesi, ieri, quando è circolata voce di un pranzo tra la Casellati e Salvini, a margine di un convegno sull’antisemitismo a Palazzo Giustiniani.

Un incontro smentito categoricamente dagli staff di Senato e Lega, ma del quale si è tornati a parlare proprio alla luce di quanto avvenuto oggi.

Riequilibrare la Giunta del Regolamento

Da sottolineare che ieri la maggioranza avesse incassato la disponibilità del presidente Casellati a riequilibrare la Giunta per il regolamento, guadagnando due senatori: Loredana De Petris, capogruppo del Misto e Julia Unterberger, capogruppo delle Autonomie. La Giunta è passata così da sei senatori a quattro per il centrodestra, a un pareggio, sei a sei.

Poi, però, la Casellati ha votato con la destra.

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