Gregoretti, la Procura di Siracusa apre un'inchiesta - QdS

Gregoretti, la Procura di Siracusa apre un’inchiesta

redazione

Gregoretti, la Procura di Siracusa apre un’inchiesta

martedì 30 Luglio 2019

Sulla nave della Guardia Costiera nel porto di Augusta per 116 migranti c'è un solo bagno. Interviene il garante per i detenuti. I deputati dem, "Come per la Diciotti è sequestro di persona"

La Procura della Repubblica di Siracusa ha aperto un’inchiesta sulla vicenda della Gregoretti, ormeggiata da sabato notte al pontile Nato della Marina militare nella rada di Augusta con a bordo 116 migranti e l’equipaggio e l’impossibilità per i giornalisti di avvicinarsi.

Scopo dell’inchiesta è accertare le condizioni igienico-sanitarie dei migranti che si trovano a bordo del pattugliatore Gregoretti.

Al momento nessuno è stato iscritto nel registro degli indagati, ma il procuratore Fabio Scavone, che ha sentito a lungo il comandante della Gregoretti, ha incaricato tre consulenti medici esperti in malattie infettive e i Carabinieri dei Nas di effettuare un’ispezione.

Un solo bagno per i 116 migranti

“Stiamo verificando – ha detto – le condizioni delle persone a bordo, dopo l’esito dell’ispezione potremmo trarre conclusioni”.

Sulla Gregoretti 116 migranti, ha sottolineato Scavone, “ad esempio utilizzano un solo bagno e alcuni lamentano dei fastidi fisici: dobbiamo accertarne l’entità”.

Il Garante per i detenuti chiede “urgenti informazioni”

Intanto “Urgenti informazioni” al comandante generale della Guardia costiera, ammiraglio Giovanni Pettorino, sono state chieste dal Garante per i diritti dei detenuti, Mauro Palma, sulle condizioni dei migranti trattenuti sulla Gregoretti nel porto militare di Augusta e “sulle circostanze del negato sbarco”.

Palma, “Privazione de facto della libertà personale”

La situazione delle persone a bordo, sottolinea Palma, si configura “come una privazione de facto della libertà personale”. Il Garante ha chiesto “delucidazioni in relazione alla risposta o meno alla richiesta di un porto sicuro”.

Richiamo all’articolo contro i “trattamenti inumani”
Nella lettera inviata all’ammiraglio Pattorino Palma ha anche chiesto “notizia circa la consistenza numerica delle persone migranti a bordo e la presenza di particolari vulnerabilità; la sistemazione in ambienti coperti o esterni; le condizioni materiali della nave (inclusa la fruibilità dei servizi igienici e la disponibilità di acqua corrente) e infine notizie circa le misure messe in atto per rispettare gli obblighi inderogabili di cui all’articolo 3 della Convenzione europea per i diritti umani – che vieta trattamenti inumani o degradanti- con particolare riferimento all’accesso a cibo e acqua e alla tutela della salute”.

Il richiamo al Comandante della Guardia costiera

Il Garante nazionale ha infine ricordato che – in qualità di Meccanismo nazionale di prevenzione ai sensi del Protocollo Onu alla Convenzione contro la tortura o altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti, ratificato dall’Italia con legge 195/2012 – “è suo compito e obbligo intervenire a garanzia dei diritti fondamentali delle persone che si trovano a essere sottoposte a una misura di privazione di fatto della libertà, senza un ordine formale di un’autorità, ricorribile davanti a un giudice”.

Fortissime polemiche politiche

Intanto la situazione della nave continua a essere al centro di fortissime polemiche politiche ma anche di malumori da parte della stessa Guardia costiera.

L’equipaggio della nave italiana, infatti, è “sequestrato” a bordo al pari dei naufraghi, per permettere al capo della Lega Nord e ministro dell’Interno Matteo Salvini di continuare a far finta di ingaggiare un braccio di ferro con l’Ue dopo aver chiesto un “ricollocamento” dei migranti.

E i contatti per la ridistribuzione “sono in corso” con gli Stati membri, come ha confermato un portavoce della Commissione europea

In realtà Lega Nord e Movimento cinque stelle hanno, fin dal loro insediamento come governo, disertato puntualmente le riunioni Ue che avrebbero potuto condurre a un accordo preventivo, ragionato, umano, piuttosto che questa propaganda continua che, secondo gli esponenti dell’opposizione, sarebbe condotta sulla pelle dei migranti: uomini, donne e bambini.

La Legge del mare è chiara – ha scritto su Twitter il capogruppo democratico alla Camera, Graziano Delrio – e gli accordi internazionali sottoscritti dall’Italia anche: salvare vite umane è un obbligo. Salvini la smetta con le sue ricette disumane e faccia il suo dovere: sbarcare immediatamente i naufraghi della Gregoretti e fare accordi in Ue per ricollocamenti”.

Un altro caso Diciotti, molo vietato ai giornalisti

Sempre su Twitter sono intervenuti sull’argomento anche due altri esponenti del Pd, Matteo Orfini – secondo il quale “Impedire lo sbarco dei naufraghi della Gregoretti non è solo un’offesa alla Guardia Costiera italiana e ai migranti, è un reato. Esattamente come per la Diciotti, si tratta di sequestro di persona. E tutto il governo ne è responsabile” – e Filippo Sensi.

“Un altro giorno di agonia – scrive Sensi – per la Gregoretti: naufraghi sequestrati, Guardia costiera umiliata, Opinione pubblica ingannata, Stampa non messa in condizione di svolgere il proprio lavoro. L’esito Diciotti per “quello là” (cit.) mi pare scritto, non so il finale stavolta”.

Il riferimento è al fatto che il capo della Lega Nord venne salvato dall’autorizzazione a procedere per sequestro di persona chiesta dal Tribunale dei Ministri di Catania in relazione alla vicenda Diciotti dal Movimento cinque stelle dopo un “referendum” via web degli iscritti grillini.

Quella dei 116 della Gregoretti è dunque un’Odissea che continua: dalla Libia al naufragio, al salvataggio, e, a bordo del pattugliatore della Guardia costiera italiana, prima la rotta verso Lampedusa, poi verso Catania e infine verso Augusta, dove, finalmente, è giunto il permesso di attraccare, concludendo il suo girovagare per i mari siciliani.

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