Migranti, Guardia Costiera chiede porto per Mare Jonio - QdS

Migranti, Guardia Costiera chiede porto per Mare Jonio

redazione

Migranti, Guardia Costiera chiede porto per Mare Jonio

mercoledì 28 Agosto 2019

Svolta nella politica del governo sull'immigrazione: dopo il rifiuto di Mediterranea di rivolgersi alle autorità libiche, il Centro di coordinamento del soccorso marittimo ha chiesto alle autorità italiane un approdo

Sono ben 22 i bambini con meno di dieci anni soccorsi questa mattina dalla Mare Jonio mentre si trovavano su un gommone alla deriva a circa settanta miglia dalla costa di Misurata. Complessivamente 98 i migranti (anche 8 donne incinte) recuperati dalla nave di Mediterranea saving humans che ha fatto rotta verso nord, puntando su Lampedusa. Tra la nottata e l’alba sarà in vista dell’isola.

Ma, naturalmente, non si è fatto attendere il divieto di ingresso nelle acque nazionali firmato dal ministro dell’Interno Matteo Salvini.

L’atto è stato inviato ai colleghi Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli per la sigla.

Intanto, la Eleonore, nave della ong tedesca Mission Lifeline con 101 persone salvate è sempre fuori dalle acque maltesi, mentre la Commissione europea ha avviato il coordinamento – su input della Germania – per il ricollocamento dei migranti, che però sarà possibile solo se fatti sbarcare. Mediterranea racconta di aver individuato all’alba il gommone “sovraffollato, alla deriva e con un tubolare già sgonfio con il nostro radar. Per fortuna siamo arrivati in tempo per portare soccorso”, completato alle 8.35 della mattina.

“Le persone – sottolinea la ong – sono tutte al sicuro a bordo con noi, ci sono casi di ipotermia e alcune di loro hanno segni evidenti dei maltrattamenti e delle torture subite in Libia. Fuggono tutte dall’inferno”.

Mare Jonio ha chiesto istruzioni al Centro di coordinamento del soccorso marittimo della Guardia costiera italiana che ha risposto indicando alla nave di riferirsi alle autorità libiche, dal momento che l’intervento è avvenuto nell’area di ricerca e soccorso del Paese nordafricano. “Impossibile”, la risposta di Mediterranea: la Libia è “un paese in guerra civile dove si consumano tutti i giorni torture e trattamenti inumani e degradanti”.

Dal Centro, “come sempre avvenuto”, puntualizza la Guardia costiera, è comunque partita la richiesta al Viminale per l’individuazione del luogo di sbarco.

E, anche in questo caso come nei precedenti, il ministero ha risposto picche. Tra una diretta facebook e una convocazione al Quirinale per riferire al presidente della Repubblica Sergio Mattarella alle prese con le consultazioni per la crisi di governo, Salvini ha trovato il tempo per firmare l’ennesimo divieto di ingresso per una nave umanitaria, dopo quello di ieri per la Eleonore.

Così la Mare Jonio, che nella notte si avvicinerà a Lampedusa, riceverà presumibilmente la visita a bordo di militari della Guardia di finanza che consegneranno al comandante il decreto con il divieto firmato da Salvini.

Come in altri casi analoghi, la situazione potrebbe sbloccarsi – in tempi brevi per i minori e le donne incinte – con un’iniziativa della procura di Agrigento.

Il Viminale, attacca Mediterranea postando la foto dei bambini salvati a bordo, “ritiene un pericolo per la sicurezza del nostro paese questi bimbi e le loro famiglie e ci vieta di entrare con loro nelle acque territoriali italiane come si fa con le navi nemiche in tempo di guerra”.

Duro anche Matteo Orfini (Pd), che definisce il divieto firmato da Salvini “l’ultimo atto di un ministro schifoso, razzista e disumano. Giuseppe Conte intervenga dimostrando per una volta di aver capito cosa significa discontinuità”.

Le organizzazioni umanitarie e il cinismo della politica

Il cinismo di certe forze politiche è stato stigmatizzato da Raffaela Milano, che dirige i Programmi Italia-Europa di Save the Children: “La notizia dell’ennesima tragedia del mare al largo di Khums crea dolore e sgomento, non si può assistere inermi alla morte annunciata di bambini e ragazzi. Le convenzioni internazionali sul diritto del mare e sui diritti umani impongono all’Italia e all’Europa di affrontare il fenomeno migratorio mettendo in primo piano la salvezza delle persone, a partire dai più vulnerabili come i bambini, e il rispetto della vita umana”.

“È necessario – ha aggiunto – che l’Italia e l’Europa ripristino un sistema di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, trovino una modalità condivisa di gestione dei flussi migratori e moltiplichino gli sforzi per realizzare vie di accesso sicure dalle aree di crisi o di transito, per evitare che migliaia di persone tra cui tanti minori soli, continuino a mettere in pericolo la propria vita, affidandosi ai trafficanti per sfuggire a guerre, violenze e povertà”.

“Alla notizia dell’ultimo naufragio – ha concluso Raffaela Milano – si aggiunge la preoccupazione per i cento migranti a bordo della nave Eleonore della Lifeline e auspichiamo che si trovi una soluzione strutturale condivisa e non emergenziale nella gestione dei salvataggi in mare”.

Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr, l’organizzazione mondiale delle Nazioni Unite per i rifugiati, ha definito definisce “inaccettabile” il naufragio, ricordando che dall’inizio dell’anno si stimano circa novecento vittime nel Mediterraneo: “queste morti non possono essere considerate fatalità o danni collaterali e deve essere ripristinato al più presto il sistema di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo dando massimo supporto alle Ong impegnate a riempire il vuoto umanitario”.

L’Arci ha chiesto ai ministri M5S di non firmare il divieto “illegittimo e disumano” di Salvini.

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