Coronavirus, Hu Lanbo, "Forse è un avvertimento all'Umanità?" - QdS

Coronavirus, Hu Lanbo, “Forse è un avvertimento all’Umanità?”

redazione

Coronavirus, Hu Lanbo, “Forse è un avvertimento all’Umanità?”

giovedì 09 Aprile 2020

Pubblichiamo un nuovo articolo, sia in italiano che in cinese, realizzato da Hu Lanbo, direttrice della rivista Cina in Italia. Com’è cambiata la nostra vita con il Coronavirus e cosa lascerà la pandemia nel nostro futuro, a medio e lungo termine

Sono trascorsi due mesi dallo scoppio dell’epidemia del nuovo Coronavirus a Wuhan. Ricordo di aver trascorso la vigilia del Capodanno cinese mangiando con i colleghi dell’agenzia di stampa Xinhua. Uno dei dipendenti era proprio di Wuhan, si trovava qui in Italia per far visita alla sua famiglia ed era rimasto bloccato a Roma. In quei giorni eravamo tutti terrorizzati, e condividere un pasto con qualcuno di Wuhan non poteva certo definirsi eroico, ma coraggioso sì. Proprio quel giorno avevo portato a termine la mia “Lettera aperta agli amici italiani”, scritta dopo aver letto sui social degli insulti contro i cinesi che mi avevano lasciata amareggiata. Il giorno del Capodanno cinese abbiamo pubblicato la lettera sulla pagina Facebook di Cina in Italia. Prima di allora non ero mai stata molto presente su quel social network. Dopo la pubblicazione del mio articolo, in Italia si è alzato un piccolo polverone. Trascorrevo le giornate a rilasciare interviste alla radio e in tv, non ho avuto tregua per molti giorni.

A causa della situazione epidemica di Wuhan, gli immigrati cinesi hanno dovuto accettare di essere guardati con occhi diversi, c’era chi li discriminava e chi li sosteneva. L’inverno è stato molto lungo, la crisi di Wuhan è stata un peso sul cuore di tutti i cinesi. In quel periodo ho iniziato a tenere d’occhio Facebook: sotto ogni articolo si susseguivano commenti di ogni tipo, alcuni a favore altri contro i cinesi. All’inizio i commenti negativi mi lasciavano incredula e inquieta, ma ormai, dopo due mesi, mi ci sono abituata. Si potrebbe dire che questa epidemia mi ha fatto maturare. Ho capito che ci sarà sempre qualcuno che ci giudica male, non importa quanti sforzi facciamo per comportarci correttamente. Quando è stata pubblicata la notizia che gli abitanti di Wuhan stanno tornando alla normalità, alcuni hanno commentato scrivendo che il mercato del pesce è stato riaperto e che gli animali selvatici sono di nuovo in vendita. Alcuni hanno postato persino delle foto orribili. Gli utenti hanno iniziato a litigare tra loro, si è sollevata una polemica tra i lettori cinesi e quelli italiani, finché un cinese ha scritto “Basta che anche voi non uccidiate cosi tanti agnelli per la Pasqua”.

In confronto a molti altri Paesi, la Cina ha subìto danni minori, quindi viene accusata di aver occultato la verità. I cinesi invece, credono che siano gli altri Paesi a essere stati negligenti.

Il personale medico è in prima linea giorno e notte per salvare i malati; i pazienti patiscono grandi sofferenze. Sembra di camminare in un tunnel avvolto dalle tenebre, e non si sa quando ci sarà concesso uno spiraglio di luce. Sebbene negli ultimi due giorni la situazione sembra essersi un po’ placata, ci troviamo ancora nell’oscurità che precede l’alba.

Tornato dalla Cina, mio figlio è rimasto in auto-isolamento per 14 giorni e non appena ha riconquistato la libertà ha dovuto mettersi di nuovo in quarantena. In un suo fumetto l’artista Dian Popo ha scritto: “È arrivato l’anno del topo, ma i topi siamo diventati noi: ci siamo rintanati e, con le orecchie tese, teniamo d’occhio la situazione e aspettiamo.”

Nella mia piccola “tana”, lo smartphone, l’iPad, il televisore, il Pc sono diventati strumenti indispensabili per sentirmi vicina al mio Paese, per tenermi aggiornata sulla situazione epidemica nel nord Italia, per proteggere i miei cari dal virus, per trascorrere, come tutti, del tempo con la famiglia.

Spesso mi chiedo, questo virus è un avvertimento all’umanità? Mi sono sempre chiesta se questa epidemia ci aiuterà a riflettere, a migliorarci. Saremo in grado trattare la natura, gli animali e gli altri esseri umani in modo diverso da come abbiamo fatto finora?

Dai commenti sui nostri canali social, ho notato che molti italiani hanno assunto un atteggiamento di lamentela, per cui non si interrogano sui propri sbagli ma scaricano la colpa sugli altri. Quanta responsabilità abbiamo se l’epidemia è arrivata a questo punto? In questo momento i soldi dovrebbero essere spesi per la sanità, ma il governo italiano è costretto a usarli per inviare la polizia a occuparsi di chi gira per le strade. Non è avvilente? Se non ci assumiamo delle responsabilità nei confronti della società, la società non potrà migliorare.

In questi giorni ho ricevuto una telefonata dalla Cina: “Vorremmo organizzare uno spettacolo in Italia per ottobre, oltre a Roma puoi consigliarci un’altra città?”
“Milano! Milano è una delle aree più colpite, andate a portare un po’ di gioia! Ma ottobre? Così presto? Sicuri che per allora la situazione in Italia si sarà risolta? Io non ne sono certa!» ho risposto io”.
“Mancano più di sei mesi, sicuramente tutto si sarà sistemato!”
Tutto si sarà sistemato? Questo è puro ottimismo alla cinese. Io, invece, sono ancora un po’ preoccupata.

Nemmeno i cinesi sono tornati tutti alle loro attività, alcuni lavorano da casa eppure già hanno iniziato a fare nuovi progetti, persino su questo tipo di scambi internazionali.

Roma non è tra le zone più colpite, ma recentemente tutti gli anziani di una casa di riposo della Capitale sono risultati positivi. Il padre di un mio amico ha trascorso proprio lì il suo centesimo compleanno, prima di lasciarci lo scorso anno. Se fosse ancora vivo, sicuramente non sarebbe sfuggito al virus.

Ho iniziato a meditare sulla situazione attuale, è da molto tempo ormai che i Paesi si accusano gli uni con gli altri, ma a cosa porterà tutto questo risentimento? Quando l’epidemia sarà passata, la vita tornerà quella di prima. Eppure, tutti noi saremo messi di fronte a nuovi problemi. L’epidemia è scoppiata solo un mese fa e qualcuno è già rimasto senza cibo. Attualmente in Cina molte fabbriche sono tornate in funzione, ma non ci sono ordini. Quanti giorni difficili dovremo aspettare? La direzione di alcune aziende italiane ha accettato di ricevere dei compensi dimezzati, è davvero commovente.

Mi sono anche messa a rimuginare su quale potrebbe essere il mio contributo all’Italia. Da giovane in Cina mi è stato insegnato a servire la madrepatria e ad adempiere alle mie responsabilità sociali. Ora sono divisa tra due Paesi, quante responsabilità gravano sulle mie spalle? Quanto potrò fare?

Gli anziani a cui il virus ha strappato via la vita se ne sono andati nell’inquietudine, consapevoli che questo Paese dovrà affrontare ancora tante difficoltà, che probabilmente le generazioni future non avranno vita semplice, che forse i loro nipoti non troveranno facilmente un impiego.

I cinesi tengono molto a consolare gli spiriti dei deceduti, ma cosa possiamo fare per dar loro conforto? Alcuni membri del personale medico si sono sacrificati, per cosa hanno dato la loro vita? I loro famigliari saranno sopraffatti dal dolore per molti anni, noi che siamo rimasti in vita cosa potremmo dirgli per dare un senso al loro sacrificio?

Questo disastro ha permesso alla Cina e all’Italia di riscoprirsi, di trovare coscienziosamente una la possibilità di cooperare. Per la Cina, l’Italia può rappresentare un grande mercato turistico e culturale; per l’Italia, la Cina può rappresentare un mercato economico più grande e un’opportunità nell’ambito del turismo culturale.

L’epidemia ci ha fatto comprendere il nostro peso all’interno di una società: se tutti ci assumeremo delle responsabilità per la società, avremo un futuro migliore. Affinché ci sia cooperazione, è necessario comprendere l’altra cultura, ed è quindi la cultura ad assumere il ruolo principale.

Stiamo lavorando da casa e apparentemente abbiamo molto tempo per riflettere e per capire quale sarà il prossimo passo da fare. La quarantena è tutt’altro che semplice, è frustrante. Eppure sembra che non ci sia concesso di buttarci giù. Quando l’epidemia sarà finita ci sarà davvero tanto da fare, sarà come dover ricostruire dopo una guerra. Come potremo puntare a nuovi progetti?

隔离生活随想

。新冠病毒疫情从武汉爆发到现在,两个多月过去了。还记得年三十的饭是与新华社的同仁一起吃的,其中有一个武汉家属,到意大利探亲,就被困在罗马了。那些日子,谈虎色变, 敢和武汉的人一起吃饭不是英雄也是好汉了。正是那天我写完了《致意大利朋友的公开信》,因为我看到社交媒体上侮辱中国的言论,惊讶而气愤。春节那天,公开信发表在《世界中国》杂志脸书账号,而那天之前,我从不光顾脸书这类社交媒体。
。公开信发表后,在意大利引起一个小波澜,可以说我是起早贪黑地应付电视台和电台的采访,很多天没有消停。海外的中国人,因为武汉疫情,开始学着接受不一样的目光,有歧视也有同情。这个冬天漫长,武汉的疫情揪着每个中国人的心。我在这个阶段开始留意脸书社交媒体, 每一篇文章后面跟着不同的评论,有的为中国说话,有的说中国的不是。开始阅览负面的留言时,我非常惊讶也不安,现在已经习惯了。可以说,疫情让我又成长了。
。发出武汉人开始恢复正常生活的消息,有人就说那个海鲜市场又开了,依旧卖那些野生动物,还配上丑陋的图片。读者间互相开撕,中国读者与意大利读者吵得不亦乐乎,最后中国人以一句“只要你们能做到复活节不杀那么多羔羊就好!”为结束语。
。病毒哪里来的?全世界相互指责,最终让科学研究去给结论吧!重要的不是人类制造的病毒。
。相比世界上很多国家,中国的损失不是最惨重的,所以引起人们指责中国没有说实话。而中国人则说西方的能力有问题。
。医务人员在前线没日没夜地抢救病人,感染者痛苦地熬着艰难的日子。日子就像我们在黑暗的隧道里走,不知何日能见到光明。虽然近两天形势好转一些,但我们依旧处在黎明前的黑暗。
。我从中国回来的儿子做了14天的自我隔离,刚要自由,又开始了隔离生活。画家典婆婆说:
。鼠年到来,老鼠成功地把全人类关进窝里,耳听八方眼观六路。我在我的小窝里,手机、iPad、电视、笔记本成为不可缺少的工具,心连着祖国,眼望意大利北部疫区,防着周边的病毒,如同所有的人,过着特殊的居家日子。
。我常常想,这场病毒到底要告诉人类什么?我一直想病毒是不是让我们人类开始反思,开始变得更好?我们对待大自然,对待其他动物,对待我们人类自己是不是可以和现在不一样?
。在我们的留言中,我看到一些意大利人很会抱怨,不会检查自己的过错,把责任都推到别人身上。疫情到今天这样糟糕,我们民众该负多少责任?本来此时的钱都该花在医疗上, 但意大利却需要派出大量警察来看管行人,这现象不让人觉得悲哀吗?如果个人不为社会负责,社会这个大家庭还不容易好起来。
。这两天,有电话从中国打过来:“十月我们想到意大利演出,除了罗马,再推荐一个城市!”
“米兰吧,米兰是重灾区,去慰问一下吧!十月?这么早啊?意大利的疫情能结束吗?没把握啊!”我说。
“十月,还半年呐,肯定都好啦!”都好了?那是中国人的乐观,我还真觉得有点悬。
。是啊,眼下中国人也没都开始上班,还在家里工作。但已经开始做新的计划, 甚至这种国际间的交流。
。罗马不是重灾区,但今天罗马一个养老院所有老人都感染了,我朋友的父亲在那过了他100岁生日,去年去世了。如果还活着,估计也逃不过这次病毒的袭击。
。我开始琢磨眼下的形势,各国人相互抱怨已经不短时间了,但是这些怨恨又能解决什么问题?疫情过去,人们的生活归旧,新的问题将如排山倒海之势涌在每个人面前。
。疫情才爆发一个月,现在就有人快吃不上饭了。现在的中国,有些工厂复工了,但没订单,等待该是怎样艰难的日子?看到意大利一些人愿意少拿工资来帮助公司挺过艰难岁月, 实在非常感动。
。我也在想,我,能为意大利做些什么?小时候在中国接受的教育就是要为祖国服务, 为社会尽责。现在,我有两个国家,我的责任尽了多少?我还能做多少?
。被病毒夺去生命的老人带着对意大利的留恋走了,他们走得不安宁, 他们知道这个国家还要面临很多的困难,他们的后代也许不会有很好的生活, 他们的孙儿也许很久都找不到一份职业。
。中国人注重告慰亡灵,可是,我们拿什么去安慰他们?还有殉难的医护人员,他们用生命能换来什么?他们的家庭会在多年被悲哀笼罩,而我们活下来的人该用什么来告诉他们用命换的结果值得?
。这场灾难让中意两国也会重新认识对方,认真地找到合作的可能性。 对于中国意大利可以是一个很大的旅游文化市场,而对于意大利中国可以是更大的经济市场和文化旅游市场。疫情让我们懂得对社会的责任,如果每个人的行为都为社会负责,我们的日子会好得多。 在合作中,首先需要相互理解对方的文化。所以,文化的传播工作变得比过去任何时候都重要。
。现在,我们居家工作,似乎有更多的时间去思考,去想下一步怎么工作。隔离生活不容易,容易使人颓废,但我们似乎没有权利颓废。疫情后,像一场战争的重建,百废待兴。 我们将怎样投入新的工作?

Hu Lanbo, 胡兰波 – Traduzione: Giulia Carbone, 翻译:蕾啦

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