Anche questa volta impiegherò due puntate della nostra rubrica per raccontarvi un luogo.
Si tratta di Madera, un’isola subtropicale, la maggiore dell’omonimo arcipelago vulcanico nell’Oceano Atlantico a cinquecento chilometri dalla costa africana. Le altre sono Porto Santo, e cinque isolette disabitate: tre sono conosciute come le Desertas e tre come le Selvagge.
Montagnosa e con un clima molto mite – le temperature oscillano sempre tra i 16 e i 22 gradi – Madera è circondata da un mare di un azzurro profondo.
I primi coloni portoghesi, quando misero piede per la prima volta sull’isola rimasero incantati dalla sua bellezza. Vedendola ricoperta così fittamente di alberi, piante e fiori bellissimi, pensarono di esser giunti in paradiso. Erano indecisi se chiamarla proprio Paraiso, ma poi preferirono Madeira, che significa alberata, in omaggio ai boschi lussureggianti dell’Isola.
Lo statista britannico Winston Churchill veniva a svernare qui, in fuga dal letale clima inglese e dalla sua depressione che chiamava “la mia bestia nera”. Passava il tempo a dipingere, Churchill, la meravigliosa natura dell’Isola.
Ma prima ancora di Churchill era stata Elisabetta Amalia Eugenia di Wittelsbach, che sarebbe diventata imperatrice austriaca con il nomignolo di Sissi, a innamorarsi di Madera dopo esser fuggita da Vienna “in fin di vita”. Sissi era un’inquieta che fuggiva anch’essa da un “male oscuro” e non riusciva a trovar pace in nessun luogo. I viaggiatori, d’altronde, sono anime irrequiete, tormentate. Spesso appena giungono in un luogo vogliono subito partire.
Perché è un viaggio dell’anima, il loro, una ricerca interiore. Non semplice turismo. E Madera, in questo, con la sua bellezza selvaggia, con i sentieri impervi da percorrere, consente di intraprendere anche un singolare percorso introspettivo.
È tutta in salita, Madera, fatta apposta per godersi i suoi splendidi panorami. È primavera tutto l’anno, qui: la natura è rigogliosa e sembra di aggirarsi in un grande giardino botanico.
Ogni mattina, poi, in quel tardo autunno che rappresenta la stagione delle piogge, l’isola si sveglia bagnata e pulita con l’aria fresca e profumata da piante e fiori, grazie agli affascinanti temporali notturni.
Ricordo che la sera andavo a letto presto, stanco dopo lunghe camminate, e in piena notte venivo svegliato dal fragore dei tuoni. Così mi alzavo e mi sedevo sul terrazzo pergolato dell’albergo, a godermi, incantato, lo spettacolo. I lampi illuminavano tutto l’oceano, rivelando per brevi istanti le grandi imbarcazioni che attraversano l’Atlantico. Le montagne, dense di alberi secolari, venivano anch’esse illuminate dai lampi.
E sembrava giorno. I tuoni rombavano maestosi, come nelle sinfonie di Beethoven o Mahler. E gli uccelli, terrorizzati, volavano via dagli alberi fioriti, disorientati, non sapendo dove rifugiarsi. La pioggia cadeva fitta, con gocce enormi. A volte veniva giù con una tale forza da sembrar grandine. Il cielo, allora, si riempiva di queste piccole palline chiare, come sospese.
Si aveva quasi l’impressione di un rallentamento, come se il mondo si stesse fermando, in un’atmosfera incantata e fiabesca. Poi il ritmo della pioggia cambiava e lunghi fili d’acqua scendevano dal cielo scuro, e s’alzava il vento, scuotendo forte gli alberi e le piante. L’aria si riempiva di petali bianchi e sembrava quasi di trovarsi in mezzo a una tormenta di neve.
Quando smetteva di piovere tutto diventava gocciolío: dai tetti, dagli alberi, dalle piante, dai cespugli, dalle singole rose. Lo spettacolo durava circa un paio d’ore. Poi cadeva una quiete irreale, incantata.
Ma a Madera, mi raccontavano con angoscia gli abitanti, bisogna stare anche bene attenti ai temporali anomali, che possono causare morti e disastri. Qualche anno fa piovve per ore e ore e le strade ripide si trasformarono in spaventosi torrenti che trascinando cose e persone. Numerose furono le vittime: l’acqua scaraventò nell’oceano automobili con dentro intere famiglie insieme a case, alberi, tronchi e rocce giganteschi. Molte delle vittime non vennero mai più ritrovate.
Questi racconti spaventosi svaniscono però passeggiando per l’Isola: per chi, come me, ama le piante, Madera è un vero paradiso. Il clima è perfetto.
Gli inglesi, grandi cacciatori di piante esotiche, furono tra i primi ad esplorarla. Già nell’Ottocento diventarono assidui frequentatori dell’Isola, creando splendidi giardini botanici. Inoltre da qui, portarono in Inghilterra diverse piante che ben si adattarono al piovoso clima britannico.
E a proposito di piante, c’è da ricordare una storia che dimostra il forte collegamento tra Madera e la Sicilia. Dalla nostra isola furono importati a Madera, nella metà del Quattrocento, la canna da zucchero e il vitigno della Malvasia, ancor oggi utilizzato per produrre il Malmsey, il più dolce tra i celebrati vini Madeira.
L’autore
Salvatore Santagati, nato in Sicilia, si è laureato in Filosofia a Londra conseguendo poi il Dottorato. Ha pubblicato “A First Spring in Sicily” e si dedica alla letteratura e viaggi. I suoi racconti sono stati trasmessi dalla Bbc.
Il luogo
Madera, situata nell’oceano Atlantico, oltre cinquecento chilometri a Nord-Ovest della costa africana, fa parte della Repubblica Portoghese. L’arcipelago è suddiviso in undici Comuni (municípios) e 54 frazioni (freguesias).