PALERMO – Corsi di formazione che non siano fini a se stessi ma che rispondano alle necessità del mondo del lavoro. Un doppio obiettivo: un inserimento più veloce di coloro i quali sono alla ricerca di una posizione stabile e la costruzione di una offerta che sia competente e pronta subito a svolgere il proprio ruolo all’interno delle imprese. E la Regione vuole lavorare perché l’Iefp, i corsi di istruzione e formazione professionale, sia lo strumento che risponde a queste richieste che giungono alle istituzioni dagli operatori economici. “L’evoluzione del mercato del lavoro richiede delle figure specifiche – dice il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani – dobbiamo usare le risorse pubbliche per una formazione professionale più aderente alle richieste del nostro tessuto imprenditoriale”.
Indicazioni utili vengono fuori dal rapporto di Unioncamere “Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine (2022-2026)”: in Sicilia così come nel resto d’Italia, per quanto riguarda l’istruzione e la formazione professionale regionale, i fabbisogni più rilevanti nel quinquennio di previsione si rilevano per gli indirizzi meccanico (23-27 mila all’anno) ed edile-elettrico (21-24 mila unità), richieste dovute alla domanda della filiera costruzioni e infrastrutture.
Allo stato attuale, invece, dalla serie storica dei qualificati, la distribuzione per indirizzo lascia emergere una prevalenza degli indirizzi ristorazione (quasi 22 mila all’anno) e benessere (circa 10 mila), seguiti a distanza da tutti gli altri indirizzi. I due settori ormai “classici” per la formazione isolana, che necessita di discostarsi da questi settori, per trovare nuove strade. Unioncamere, infatti, segnala una discrepanza importante tra domanda e offerta per l’istruzione e formazione professionale, con un’offerta formativa complessiva in grado di soddisfare solo il 60% circa della domanda potenziale. Emergono situazioni di carenza di offerta per gli indirizzi edile, elettrico, meccanico, amministrativo-segretariale-vendita, impianti termoidraulici, servizi di promozione e accoglienza e logistica e trasporti.
Per il quinquennio 2022 -2026 si prevede, a livello nazionale, un fabbisogno occupazionale complessivo compreso tra 4,1 e 4,5 milioni di lavoratori, di cui 1,3-1,7 milioni di unità determinate dalla componente di crescita economica: un contributo, in termini relativi, compreso tra il 31% e il 38% del fabbisogno, una quota raggiunta grazie all’impatto dei diversi interventi messi in campo dal Governo e, in particolare, dal piano finanziato dall’Unione Europea Next Generation.
Dall’analisi settoriale, per commercio e turismo, dopo un biennio in forte sofferenza, si stima una domanda di 750-860 mila occupati nel quinquennio successivo, mentre emerge per finanza e consulenza un fabbisogno di 490-547mila occupati. Le altre filiere che potranno esprimere ampi fabbisogni occupazionali tra 2022 e 2026 sono formazione e cultura (515-553 mila unità), salute (498-502 mila unità) e costruzioni e infrastrutture (339-376 mila unità). “C’è un disallineamento di competenze fra la domanda e l’offerta formativa – sottolinea l’assessore regionale alla Istruzione e formazione professionale, Mimmo Turano -. L’invito rivolto agli enti accreditati dalla Regione è quello di tenere conto, nella proposizione dei corsi e percorsi per il 2023-24, della revisione dei fabbisogni occupazionali e professionali espressi dal mondo produttivo imprenditoriale per garantire maggiore occupabilità fra i giovani e contrastare la dispersione scolastica. Mancano – aggiunge – alcune figure chiave richieste dal mercato, una carenza particolarmente evidente nel settore servizi che rischia di acuirsi nei prossimi anni nei settori connessi al manifatturiero e alle costruzioni», conclude Turano.