Quest’anno il mare Mediterraneo ha inghiottito il più alto numero di esseri umani, non migranti o viaggiatori, dal 2016, in cui si toccò la cifra mostruosa di 5.000 scomparsi in mare. Nel Mare Nostrum si muore da millenni per cause multiple. Omero ci narra nell’Odissea dell’ira di Poseidone per la distruzione della prediletta Troia, che fagocitò parte della flotta achea, poi le guerre con le galere romane contro i Cartaginesi al largo delle Egadi, a seguire le guerre di religione tra maomettani e cristiani, culminata nella battaglia di Lepanto del 1510 in cui morirono a migliaia.
Poi le guerre mondiali hanno lastricato il fondo del mare. I fondali del mediterraneo tutto inghiottono e tante tragedie ci fanno scoprire immergendosi in quei fondali blu, attrattivi come le Sirene che tiravano giù, incantandoli con il loro canto, tanti marinai. Oggi però non si muore più per decisioni umane, militari o religiose, ma per spinte ineludibili.
Fame, sete, clima torrido, carestie, oltre che lotte tribali e guerre civili. In più c’è la potenza della natura, la vita, la spinta demografica che l’Africa, pur piena di risorse, oggi non può sopportare. E flussi disperati e disperanti si muovono verso Nord, dove l’uomo moderno invecchia inesorabilmente con un calo demografico, per alcuni paesi come l’Italia, devastante sul piano sociale ed economico.
In mezzo ai continenti, alle faglie geologiche, alle pieghe di una Storia millenaria, il Mediterraneo inghiotte tutto come la Balena di Giona, vite e speranze, politiche occidentali, blocchi navali fasulli o missioni navali da due euro, inutili come le barchette di carta sull’oceano. E mentre il popolo delle vacanze scende verso la Sicilia, Malta, Grecia, tra selfie e hit estive, quel bel Mare Blù cobalto apre i suoi gorghi mortali all’umanità più fragile.
Cosi è se vi pare