Il posto fisso? Solo la prima tappa - QdS

Il posto fisso? Solo la prima tappa

Il posto fisso? Solo la prima tappa

venerdì 11 Febbraio 2022

Lavoro che generi valore

Soprattutto nel Sud, c’è la vecchia retorica del posto fisso, che si ritene sicuro perché coperto da eventuali rischi di malattie, e non solo. Tale supposta sicurezza comporta una forte contrazione della voglia di crescere e di migliorare il proprio stato professionale e finanziario.
L’incipit non è contro l’impiego o il lavoro dipendente, tutt’altro. Ma contro la mentalità del singolo che si ritiene soddisfatto quando entra in un’azienda o ente pubblico e vi resta fino alla pensione. Posizione mentale rispettabilissima perché segue il detto: “Chi si accontenta, gode”.

Ora, non si tratta di accontentarsi o meno, bensì di percepire quella molla che dovrebbe essere dentro ciascuno di noi, la quale spinge continuamente a saperne di più, a migliorarsi, ad aumentare la propria performance.
All’interno delle fabbriche, ma anche delle reti commerciali private ed in generale del settore, ognuno può fare carriera e può via via crescere nella scala interna, fino anche a diventare quadro o, perché no, dirigente.


Chi ha dentro di sé la capacità e la voglia di crescere, non deve mai escludere di fare il grande passo che lo trasporti nel settore autonomo o come imprenditore o come artigiano o come professionista o come quant’altra attività senza padroni.
Intendiamoci, non è vero che esistano attività libere senza padroni, perché anche chi fa il lavoro autonomo ha un padrone ed è il Mercato, ovvero i clienti, coloro che devono apprezzare il bene venduto o il servizio prodotto da ciascheduno.

Da quanto precede, risulta evidente che il posto fisso dovrebbe essere considerato da tutti, o quasi, una prima tappa, importante perché fa acquisire know how e, nelle aziende ben organizzate, anche un sistema efficiente ed efficace che tende a conseguire risultati.

In Italia, la mentalità del lavoro autonomo è molto più diffusa che in qualunque altro Paese d’Europa; lo testimoniano i cinque milioni di Partite Iva, che costituiscono un’ossatura fondamentale, che genera valore e occupazione. Un aspetto negativo, però, è che all’interno vi sono sacche importanti di evasione fiscale, assenti nel lavoro dipendente.

Come si scriveva, il lavoro deve generare valore, non deve essere passivo e fine a se stesso. Lavorare per lavorare non ha senso se non quello egoistico di portare a casa un compenso qualsivoglia. Ma ogni dipendente, quadro o dirigente dovrebbe chiedersi sempre alla fine di ogni mese se si è meritato quel compenso, vale a dire se ha prodotto quanto necessario per giustificare la relativa copertura finanziaria.
Non tutti lo fanno e questo è male perché la coscienza, ovvero l’intelletto, ovvero la mente, dovrebbe sempre governare le azioni di noi umani, ben consapevoli che questa fortuna non la hanno le altre specie viventi e cioé quella vegetale e l’altra animale.

Quanto scriviamo dovrebbe costituire una sorta di mentalità diffusa, mentre è poco diffusa, con la conseguenza che ognuno guarda il suo orticello e ritiene che gli basti, secondo il detto prima indicato.
Invece, bisognerebbe avere sempre fame di conoscenze e di esperienze e voglia di trarne profitto continuamente, con un percorso che parta dalla gavetta.


In questo quadro, non possiamo omettere la valutazione del lavoro pubblico: 3,2 milioni di italiani ed italiane che dovrebbero svolgerlo “con dignità e onore”, secondo l’articolo 54 della Costituzione, più volte richiamato.

A questo numero vanno aggiunti circa 800 mila dipendenti delle società di diritto privato, ma controllate dalla Pubblica amministrazione. è vero che queste ultime sono soggette alle regole del Codice civile, ma è anche vero che al loro interno sono traslate molto regole cattive del settore pubblico.
In nessuna amministrazione di qualunque livello (nazionale, regionale, locale) vi è il Piano organizzativo dei servizi (Pos), da cui discendono il fabbisogno di risorse umane e quello di risorse finanziarie, per produrre ed erogare i servizi necessari ai cittadini.

Non sembra che vi sia rimedio a quanto precede perché tutte le riforme annunciate dai ministri della Pa o sono fallite o non hanno cominciato il loro percorso. La conseguenza è che la macchina pubblica fa più danni dell’inflazione, dell’evasione e della corruzione messe insieme.

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