Maria Falcone contro Boccassini, "Offesa profonda a chi non c'è più" - QdS

Maria Falcone contro Boccassini, “Offesa profonda a chi non c’è più”

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Maria Falcone contro Boccassini, “Offesa profonda a chi non c’è più”

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lunedì 11 Ottobre 2021

Dopo la pubblicità del magistrato Boccassini sulla presunta storia extraconiugale del giudice Falcone, interviene la sorella in difesa di chi non può più parlare.

“Finora ho preferito evitare commenti su una vicenda che mi ha molto amareggiata, ritenendo che il silenzio, di fronte a parole tanto inopportune, fosse la scelta più sensata. Quando, però, si supera il limite e si arriva, forse paradossalmente con fini opposti, a commenti inappropriati che scadono nella ridicolizzazione è, secondo me, impossibile non replicare”. Lo scrive Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni, in una lettera inviata a ‘La Sicilia’ a commento di un intervento ‘satirico’ sul quotidiano di Ottavio Cappellani sul libro autobiografico di Ilda Boccassini.

Maria Falcone, “Mio fratello avrebbe vissuto questa violazione del privato come un’offesa profonda”

“Quel che allarma innanzitutto – afferma Maria Falcone – è che sembra si sia smarrito ormai qualunque senso del pudore e del rispetto prima di tutto dei propri sentimenti (che si sostiene essere stati autentici), poi della vita e della sfera intima di persone che, purtroppo, non ci sono più, non possono più esprimersi su episodi veri o presunti che siano e che – ne sono certa – avrebbero vissuto questa violazione del privato come un’offesa profonda.

Quanto al commento ospitato dal vostro giornale – aggiunge – del quale non riesco bene neppure a comprendere il senso – forse voleva essere una critica al libro della dottoressa Boccassini, ma anche leggendolo più volte non è chiaro – mi pare si sia superato il limite. Questo immaginare scenette da sit-com di basso livello – osserva Maria Falcone – questo descrivere due persone, che hanno fatto della compostezza e della riservatezza regole di vita e che sono state uccise per difendere la democrazia nel nostro Paese, come ridicoli protagonisti di un romanzetto di quart’ordine è vergognoso. In nome della libertà di espressione del pensiero non si può calpestare la memoria di chi non c’è più e la sensibilità di chi è rimasto e ogni giorno deve confrontarsi con un dolore che non può passare”.

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